di Ferruccio Sansa
Renato Brunetta doveva presentarsi in Procura alla Spezia. I magistrati volevano sentirlo come persona informata sui fatti (non indagato). La Procura e il ministro avevano concordato una data, un sabato. Il ministro, però, alla fine ha comunicato di non potersi recare alla Spezia “per sopraggiunti impegni a Roma”.
Insomma, ci vorrà tempo perché i pm possano sentire la versione di Brunetta sul rustico di Riomaggiore diventato oggetto di un’inchiesta per falso e abusi edilizi.
Gli indagati, secondo fonti a loro vicine, sono due. Alexio Azzaro, geometra consulente del Comune di Riomaggiore arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla “Cricca” ligure, avrebbe seguito le fasi della vendita e i lavori di restauro del rustico. Per lui l’accusa sarebbe di falso. Stefano P., l’artigiano che ha venduto l’immobile a Brunetta, invece, sarebbe indagato per gli abusi legati al restauro.
Molti elementi dell’operazione, però, sono ancora da chiarire. Proprio per questo la Procura voleva assumere “sommarie informazioni” dal ministro. Sarà per un’altra volta, anche se i maligni ricordano la vicenda della casa di Claudio Scajola. Anche l’ex ministro, non indagato, giurò di essere disposto a chiarire tutto ai magistrati, salvo poi evitare di presentarsi.
AMBIENTI VICINI a Brunetta respingono il paragone: “Il ministro si è subito dichiarato disponibile a fornire qualsiasi chiarimento utile alle indagini”. Ma la deposizione già fissata? “Brunetta aveva concordato una data, ma è sopraggiunto un impegno a Roma. È intenzione del ministro andare dai pm prima possibile. Non ci sono misteri”.
Nel frattempo, però, il quadro è cambiato: Franco Bonanini, l’ex presidente del Parco delle Cinque Terre (si è dimesso), è stato arrestato, così come Alexio Azzaro. Insieme hanno seguito passo passo l’acquisto del rustico “incriminato”. Bonanini era presente alla firma dell’atto.
I filoni d’inchiesta sono due. Tanto per cominciare, secondo i pm, “l’attività degli indagati potrebbe ricondursi al tentativo di ingraziarsi il ministro e acquisire un debito di riconoscenza”. Non ci sono elementi per ritenere che Brunetta fosse a conoscenza delle manovre che gli arrestati stavano compiendo per fargli acquistare il rustico. La prima ipotesi è questa: finanziamenti pubblici ottenuti da Comune e Parco per un progetto sarebbero dovuti finire al venditore del rustico (non indagato in questo filone d’inchiesta). In pratica, sostiene l’accusa, si voleva pagare una parte del prezzo del rustico con soldi pubblici.
I pm nell’ordinanza riportano un colloquio in cui gli arrestati sembrano accordarsi sulla versione da dare ai magistrati circa il pagamento: “Azzaro – annotano i magistrati – racconta di aver detto a Stefano P. di dire la verità circa i soldi, ma di non dire come ha avuto i 5.000 euro. Si desume che i 5.000 euro destinati al venditore saranno pagati dall’Ente Parco o dalla Cooperativa Sentieri e Terrazze, in uno dei soliti giri di fatture”.
ECCO L’INTERCETTAZIONE: Azzaro: “Cioè come sua madre... cioè non è che li puoi catechizzare più di tanto...cioè tra l'altro io dico la verità... ma se mi chiamano quando sei lì davanti... cambia un po’ tutto... cambia per me... cambia per te... figurati per lui (Stefano P., ndr) - … lui deve dire la verità punto e basta... l'unica cosa che deve dire... gli ho detto non parlare di quei famosi 5.000 euro...”. Bonanini: “Te li devo dare sì”. Azzaro: “Brunetta non c'entra niente con i 5.000 euro... quindi lui può dire la verità... a me mi ha dato due anni fa 5.000 euro di caparra... quello che era e gli altri 35... facciamo che siano 40 (40.000 euro, il prezzo del rustico, ndr) no... lui non deve dire altro”.
Ma il punto su cui Brunetta dovrà fornire spiegazioni è soprattutto un altro (Il Fatto in proposito ha cercato di contattare il ministro): perché Stefano P. ha presentato domanda per il restauro quando già aveva deciso di vendere la casa al ministro? Si tratta proprio di quei lavori – di fatto la ricostruzione totale del rustico – che sono costati a Stefano P. l’accusa di abusi edilizi.
E qui ecco un altro passaggio delle intercettazioni. Azzaro: “Perchè poi... per far andar avanti i lavori ha firmato lui tutto il progetto... perché... per motivi x... lui può dire... l'atto va un po’... cioè... è stato fatto due anni dopo... ma per motivi che lui non sa... e non gliene frega niente...”. Bonanini: “E poi l’importante che non dica che si è affidato a te”. Ma il ruolo di Bonanini e Azzaro nella vendita e nel progetto del rustico di Brunetta è stato confermato al Fatto da persone vicine al venditore.
1 commento:
NON VEDO IL MOTIVO PER IL QUALE BRUNETTA DEBBA ROMPERE LA TRADIZIONE DI B., CIOE' DIFENDERSI "DAL" PROCESSO E NON "NEL" PROCESSO.
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