

Le chiedo anzitutto venia per il ritardo nel segnalare l’arrivo del Suo libro concernente l’attività di Dirigente da Lei svolta in vari istituti carcerari (sono veramente tanti!) con impegno costante ma anche con passione e comprensione .
Non è facile risolvere problemi e governare persone difficili e pericolose. Lei, però, è riuscito a trovare sempre una soluzione equa grazie alla Sua personalità duttile. Con comprensione e decisione ha saputo rendere gli ambienti dove ha operato sia per gli ospiti che per il Personale.
Mi sembra di avere capito che nel Suo animo c’è ancora amarezza per quanto accadde in un triste mattino (30 giugno 1993, n.d.r.) nella casa penale di questa Città, ma credo non sia il caso di dare più importanza ai responsabili. Questi, in tale circostanza, evidenziarono una non conoscenza della norma giuridica e soprattutto delle disposizioni regolamentari del Corpo AA.CC., oltre alla mancanza di personalità e senso di responsabilità.
Egregio Ispettore, mi permetto farLe una esortazione che spesso rivolgo a me stesso: “Godiamoci la pensione (anche se con diversi acciacchi) con un po’ di serenità” così difficile da ottenere e “scordiamoci il passato!!!” (senza mai dimenticare coloro che hanno sacrificato la vita per difendere le Istituzioni, nonché i morti della rivolta della Casa Penale di Alessandria 9-10 maggio 1974).
Lei mi dirà: come fare a dimenticare quando si viene profondamente offesi? Basta saper tener presente che gli autori del gesto non sapevano quel che facevano. Noi, invece, seguiamo Hegel, filosofo tedesco che, parlando dell’astuzia, valorizzava il sentimento e la ragione in quanto uniti giocano un ruolo fondamentale per continuare a vivere meglio.
Vivissimo, poi, è il ringraziamento per le espressioni di stima usate sia nella dedica sia all’interno del volume.
Mi ha veramente commosso perché non è facile avere da un dirigente apprezzamenti anche se si opera con impegno e serietà come io ho sempre cercato di fare.
Desidero, inoltre, congratularmi con Lei per il lavoro da certosino che ha svolto nel descrivere un modo atipico sotto molteplici angolazioni e Le faccio pervenire espressioni di deferenza con molta stima.
Alessandria 24.9.2010
Alfonso Manzi
Il cav. Alfonso Manzi è stato il Maresciallo Comandante della casa di reclusione di Alessandria di piazza Goito n. 1 all’epoca dei fatti del 9-10 maggio 1974, dei quali scrivo per rifermento nel mio libro (all’epoca io ero direttore della casa di reclusione di San Gimignano). Quando nel 1981 fui trasferito, a seguito dell’evasione di Gianni Guido da San Gimignano, ad Alessandria, dopo un fugace passaggio nel carcere della Bellaria di Lonate Pozzolo (Varese) oggi cancellato dal territorio dall’aeroporto della Malpensa, il cav. Manzi era ancora il maresciallo comandante degli Agenti di Custodia (AA.CC.) ad Alessandria. Egli fu duramente provato nel fisico da quella tragica esperienza, ma non ne fu fiaccato nel morale e continuò la propria attività fino al momento della pensione per vecchiaia.
Avrebbe meritato il cav. Manzi molto dall’amministrazione penitenziaria, che invece non poté fargli del male solo perché non ne esistevano affatto le presupposti, specie nelle tragiche vicende che egli stesso ha richiamato, con molto pudore.
Appartiene Alfonso Manzi ad un’epoca che non esiste più, purtroppo, all'interno della quale anche chi scrive inizia a collocarsi.
Per me costituì, in un periodo difficilissimo della vita di lavoro e privata, un esempio costante di equilibrio, tenacia e lucidità, che non gli è venuta meno nemmeno oggi alla ragguardevole età di 86 anni.

2 commenti:
Bel riconoscimento al tuo libro anche se l'autore della lettera preferirebbe la tranquillità che gli spetta per motivi anagrafici.
Bella la nuova copertina del libro, si è già alla seconda edizione!! Complimenti!
Grazie Anna ma, ricorda: "Non è tutto oro quello che luce!"
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