giovedì 28 ottobre 2010

Il "Bunga bunga" finisce in Rete profili, battute e tormentoni


Se solo Shakira l'avesse saputo. il "waka waka" sarebbe stato certamente "bunga bunga". Ma così sarà lo stesso nei prossimi giorni su video amatoriali di Youtube . Nel frattempo Emilio Fede il "bunga bunga" lo ha già rinnegato. "Di queste cose non so niente", ha detto il direttore del Tg4. "Il 'salotto', lo chiamavano così. C'è un salotto a villa San Martino con un bar, dove ci si sedeva, si beveva qualcosa, qualche volta c'era la musica", ha spiegato. Ma la Rete non si accontenta e "bunga bunga" sta diventando il nuovo tormentone.

L'origine della parola nascerebbe da uno scherzo ordito da un gruppo di giovani ragazzi inglesi, tra i quali la scrittrice Virginia Woolf (allora ancora Virginia Stephen), che nel 1910 si travestirono da nobili abissini e si fecero ricevere con un cerimoniale a bordo della H.M.S. Dreadnought, la più potente nave da battaglia della marina britannica. A ogni meraviglia mostrata con orgoglio dai militari britannici i giovani rispondevano con la parola "bunga bunga".

Gli autori dello scherzo mandarono perfino la loro foto in costume al Daily Mirror, e nell'arco di pochi giorni il fatto arrivò su tutti i quotidiani britannici. "Bunga Bungle!", titolò il Western Daily Mercury, giocando sulla parola bungle, pasticcio. E lo scherzo passò alla storia come il 'Dreadnought hoax'. I ragazzi, tranne Virginia Woolf, furono puniti con sculacciata col bastone come usava nei college britannici. Quando l'imperatore abissino, Menelik II, visitò l'Inghilterra la gente lo seguiva ovunque gridandogli "Bunga! Bunga!". Come se non bastasse, nel 1915 durante la Prima Guerra Mondiale, la HMS Dreadnought affondò un sottomarino tedesco. Tra i telegrammi di congratulazioni ne arrivò uno in particolare con due sole parole: 'BUNGA BUNGA', complimenti.

Oggi il termine, almeno secondo l'Urban Dictionary (il dizionario online dei termini slang), significa "brutale stupro anale, inflitto come forma di punizione a chi oltrepassa i territori delle tribù". L'Africa c'entra. La testimonianza di Ruby ai pm di Milano quasi la conferma: "Silvio mi disse che quella formula l'aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano".

Rito o danza erotica che sia, certo "bunga bunga" ricorda da vicino la canzone "Bongo Bongo Bongo", versione italiana (testo di Devilli) del brano musicale 'Civilization' di Bob Hilliard e Carl Sigman. Portata al successo nel 1947 da Nilla Pizzi e Luciano Benevene, fu anche incisa nel 1949 dai due cantanti insieme al Duo Fasano, per poi essere riproposta nel 1985 da Renzo Arbore nella trasmissione televisiva Quelli della notte ed a fine anni Novanta dal duo Rino Tommasi e Gianni Clerici come introduzione alle loro telecronache tennistiche da Melbourne.

Per molti il "bunga bunga" non sarebbe altro invece che un riferimento alla barzelletta raccontata dal premier in diverse occasioni, a testimoni doc come Noemi Letizia. Al momento però a guadagnarci da questa storia sarà soprattutto il sito di consegna fiori e bouquet indonesiani (bunga bunga.com, "The expression of deluxe and luxory") che appare nella ricerca su Google tra i primi posti. "Bunga bunga" è infatti un fiore dai bellissimi colori che cresce a Bali. Coincidenze.

Nel frattempo Facebook (i commenti si sovrappongono sul profilo: Anche io voglio un Papi!) e Twitter si stanno ancora caricando a salve, il regalo del "bunga bunga" è fresco di stampa e la Rete ha i suoi tempi.

(28 ottobre 2010)

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