“Sono un uomo di cuore”: B. ammette di aver fatto rilasciare Ruby dalla Questura
di Gianni Barbacetto e Davide Vecchi
L’ammissione arriva da Acerra, durante la conferenza stampa sull’emergenza rifiuti in Campania. “Sono una persona di buon cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno di aiuto”, dice Silvio Berlusconi alla giornalista di Annozero che gli chiede espressamente come mai la presidenza del Consiglio si sia mossa per far rilasciare dalla questura di Milano Ruby, la minorenne marocchina che racconta di aver frequentato le feste di villa San Martino ad Arcore. “Sono qui per parlare della spazzatura vera, non di quella mediatica”, taglia corto il presidente. In serata - da Bruxelles - ribadisce: “Visto che casino mi hanno fatto? Sul nulla... ”. La vicenda è quella raccontata ieri da Repubblica. Ruby è stata fermata il 27 maggio a Milano da una pattuglia della polizia. Una sua conoscente l’aveva segnalata al 113, sostenendo che qualche giorno prima le aveva rubato da casa soldi e gioielli per molte migliaia di euro. Portata alla questura di via Fatebenefratelli, Ruby risulta minorenne. E in fuga da una casa famiglia dove era stata collocata dal tribunale dei minori di Messina. A questo punto, scatta per la polizia l’obbligo di trattenerla, di compiere accertamenti. Invece arriva una telefonata da Roma, su cui sta indagando
Dunque la ragazza invisibile, protagonista di una vicenda inesistente, è invece reale. Tanto che Berlusconi ammette l’aiutino: gli è sbocciato dal buon cuore . Insorge l’opposizione: quale abuso di potere può portare il presidente del Consiglio a forzare le procedure di polizia, per “aiutare” una ragazza che ha il merito di aver allietato le sue serate?
IN REALTÀ gli aiuti sono stati più d’uno. Strappata con una telefonata dalla questura di Milano - che però ieri sera avrebbe negato “privilegio o trattamento preferenziale” nei confronti della ragazza. Affidata per un periodo a Nicole Minetti, l’igienista dentale di Berlusconi poi eletta al Consiglio regionale della Lombardia. Aiutata da Diana Mora, figlia di Lele, che si offre per chiedere l’affido della ragazza al tribunale dei minori. E infine strappata una seconda volta alla polizia, nel settembre scorso.
Secondo quanto risulta al Fatto quotidiano, Ruby viene infatti fermata ai primi del mese alla stazione centrale di Milano. In zona c’è il bilocale dove abita, ma l’aspettano a Genova, dove deve rientrare nell’ennesima comunità dove è stata collocata dal tribunale dei minori. A Milano, quel giorno ha fatto shopping, girando la città con un’Audi A6 scura con autista. È passata in una palestra. Ha cenato con alcune amiche. È tardi quando gli agenti della polizia ferroviaria la vedono, in attesa del treno, armeggiare con alcune borse. Le chiedono i documenti. Lei dice di non averli. La invitano allora negli uffici Polfer della stazione. Ruby fa una telefonata e arriva il suo salvatore: è l’avvocato Luca Giuliante, che si precipita alla Centrale, garantisce per lei e la porta via. Giuliante è il tesoriere milanese del Pdl, grande amico di Paolo Berlusconi, legale di Le-le Mora e di Roberto Formigoni. L’entourage del presidente del Consiglio si muove dunque più volte per tirare fuori dai guai Ruby. Il buon cuore di Silvio contagia anche i suoi amici (Lele Mora), amiche (Nicole Minetti), dirigenti di partito (Luca Giuliante). Ruby deve essere “aiutata” a tutti i costi, bisogna cercare in ogni modo di non lasciarla nelle mani della polizia. Fino a esporsi con una telefonata da palazzo Chigi al capo di gabinetto della questura di Milano, fino a inventare una bugia dalle gambe corte come quella della parentela con Mubarak.
È una ragazza caparbia e irruente, ma anche fragile. Ha visto cose che sarebbe meglio non raccontasse in giro. O, vista da un’altra angolazione, potrebbe inventarsi e poi raccontare cose false, per mettere in cattiva luce il presidente del Consiglio.
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