Il Pd potrebbe anche non schierare il suo segretario per la corsa alla guida del governo, se ci fosse una personalità con più chance di vittoria. Lo ha detto Romano Prodi a Bruno Vespa per il suo libro «Il cuore e la spada. 1861-2011» in uscita il 5 novembre. «Quando un partito si chiede come conquistare il governo - spiega Prodi - la prima persona a cui pensa è il segretario. Ma se ci fosse qualcun altro con maggiori possibilità, allora si può cambiare». Prodi, che da comunque un giudizio positivo su Pier Luigi Bersani, esclude un proprio ritorno nell'agone politico.
«Un governo così litigioso - osserva Prodi a proposito dell'esecutivo a guida Berlusconi - avrebbe costruito dovunque la fortuna dell'opposizione. In Italia le vicende faticose della formazione del Pd e la sua difficoltà a trovare coesione hanno fatto camminare per mesi e mesi un moribondo come questo governo».
Bersani ha fallito la sua missione?, chiede Vespa. «No - replica - perchè negli ultimi tempi è andato molto meglio. Per troppo tempo ha però dovuto accettare che non ci fosse nel partito nessuna disciplina. Se non hai disciplina, non hai nemmeno forza. E lo dico per esperienza». Il segretario democratico deve essere il candidato premier?, domanda il giornalista. «È l'eterno problema di tutte le democrazie - osserva Prodi - Quando un partito si chiede come conquistare il governo, la prima persona a cui pensa è il segretario. Ma se ci fosse qualcun altro con maggiori possibilità, allora si può cambiare. Prendiamo
Per battere Berlusconi c'è bisogno di un 'papa straniero', come suggerisce Veltroni? «Mi sembra di avere già risposto di no. Comunque, con la sua frase Veltroni non si riferiva certamente a me. Non mi sento straniero, sono iscritto al Pd fin dall'inizio e ho sempre molto lavorato per mettere insieme le forze riformiste». È pensabile un Prodi ter? «No, assolutamente - risponde Prodi - Per due ragioni: la prima, non c'è una situazione politica adatta, la seconda, mi sono dedicato alla mia riacculturazione, mi sto divertendo e mi piace moltissimo quello che faccio. E poi non è vero che non c'è due senza tre». Pressioni? «Uno ha sempre degli amici che magari gli dicono una bugia».
29 ottobre 2010
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