martedì 26 ottobre 2010

Retrodatiamo l’onestà


di Bruno Tinti

Delle due l’una: B&C se ne sbattono di Costituzione e leggi; oppure sono del tutto ignoranti in materia e non ritengono di far ricorso a sapienti che li illuminino. Nel primo caso non vale la pena di discutere con loro: come molte volte in passato (comunisti o no che siano i giudici ordinari e costituzionali che si sono occupati delle loro cosiddette leggi) sbatteranno il naso contro i principi di diritto che hanno violato; e si faranno anche male. Nel secondo caso, animato da spirito di collaborazione (sempre del mio Paese si tratta) cerco di spiegare come stanno le cose. È anche vero che ci ha provato nientepopodimeno che il presidente della Repubblica con uno sdegnato “a me lasciatemi da parte, con questa impunità non voglio averci niente a che fare; e, per il resto, dirò quando mi manderete questa cosa”; ma non pare che B&C si siano vergognati almeno un po’. Le ultime notizie sul Lodo Alfano costituzionale (ha ragione Travaglio: la piantiamo di chiamarlo lodo? Non si tratta di un’illuminata transazione tra interessi contrapposti, è una legge porcata come tutte le altre) sono le seguenti: continua ad assicurare l’impunità al presidente del Consiglio; arruola nel gruppo degli impuniti anche il presidente della Repubblica; continua a riguardare i reati comuni (omicidio, rapina, estorsione, truffa, tanto per capirci; ma quello che interessa soprattutto sono corruzione, falso in bilancio e frode fiscale); ha efficacia retroattiva, che significa che gli impuniti tali restano anche se i reati sono stati commessi prima di diventare presidenti.

LA BRUTTA NOTIZIA è che anche questa nuova legge, costituzionale che sia, gli si scioglierà in mano; proprio come i precedenti “lodi”, sarà dichiarata incostituzionale. Il perché è semplice assai. Il problema è l’impunità e i suoi rapporti con l’articolo 3 della Costituzione. Come tutti sanno, specie dopo che la Corte costituzionale lo ha spiegato in occasione dell’esecuzione capitale dei “lodi” Schifani e Alfano, non si può garantire ad alcuni, benché illustrissimi, individui un trattamento differenziato rispetto agli altri cittadini: “Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”; questa cosa a B&C non piace proprio ma c’è poco da fare. Adesso pensano che, se l’obbrobrio è scritto in una legge costituzionale invece che in una legge ordinaria, non sarà possibile per i giudici sollevare l’eccezione di incostituzionalità e chiedere alla Corte costituzionale di scoparla via dall’ordinamento. Invece è vero il contrario. Lo sanno tutti gli studenti di Giurisprudenza che hanno dato l’esame di Diritto costituzionale; ed è scritto in molte sentenze della Corte tra cui la numero 1146 del 1988: “La Costituzione italiana contiene alcuni principi supremi che non possono essere sovvertiti neppure da leggi costituzionali. Tali sono i principi che, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana. Non si può, pertanto, negare che questa Corte sia competente a giudicare sulla conformità delle leggi costituzionali anche nei confronti dei principi supremi dell'ordinamento costituzionale”. Quindi il primo suggerimento è: lasciate perdere, non è cosa. Siccome non mi daranno retta, procedo con suggerimenti, diciamo così, costruttivi.

SUGGERIMENTO n. 2: voi lo sapete che tanti malpensanti sono convinti che del popolo italiano non ve ne frega niente e che pensate solo a salvare le terga di B. Così fate qualcosa per convincerli che non è vero. Per esempio, volete una legge che garantisca l‘impunità anche per i reati commessi prima di diventare presidente del Consiglio; magari anche prima di essere eletti deputati? Va bene. Allora però siate un po’ coerenti: fate una legge che dica che se qualcuno è sottoposto a processo penale non può essere candidato a deputato o senatore; e che, se lo è già, non può essere nominato presidente del Consiglio . Così date una prova di buona fede. Voi pretendete che gli unti dal consenso popolare possano governare in pace; allora non sfidate la sorte: se già sapete che c’è la possibilità che si tratti di gente un po’ delinquente non la eleggete o non la nominate presidente. Se poi capita, pazienza, tanto saranno processati appena avranno finito di governare. Il che ci porta al suggerimento n. 3.

SCRIVETE da qualche parte che, appena finito di fare il presidente, i temporaneamente impuniti si sottopongano al processo penale. Non lo sapevate che forse erano un po’ delinquenti, li avete messi a governare e adesso lo debbono fare; però alla scadenza ne cercate altri e questi se la vedano con la giustizia. Se no diventa una sinecura. Ecco, così diventate un po’ più credibili.

SUGGERIMENTO n. 4. Lo sappiamo tutti che B vuole fare il presidente della Repubblica. Con il sistema che si sono inventati e che ha fatto trasalire Napolitano, finisce che con una maggioranza semplice (la metà più uno) il Parlamento può decidere di far processare il presidente della Repubblica che invece adesso, secondo l’articolo 90 della Costituzione, “non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni”. Mettiamo che B. vada a stare al Quirinale (oh Dio!) e che pensi bene di darsi da fare con la commissione di Vigilanza RAI o con l’AGCOM o con il Cda RAI per far chiudere Report o Anno-zero o qualsiasi altra trasmissione che gli rompe i cabasisi. Mettiamo che Il Fatto lo scopra (in passato siamo stati piuttosto bravi...) e che lo sbatta per un paio di mesi in prima pagina. Mettiamo che una Procura apra un’indagine. Ci ha pensato che finisce che la metà più uno del Parlamento, in un sussulto di dignità, può decidere di farlo processare?

Infine il suggerimento n. 5: c’è una ragione più importante di tutte per lasciar perdere. Se fare l’alta carica dello Stato garantisce l’impunità anche per i reati commessi nella vita precedente, c’è la concreta possibilità che il prossimo presidente del Consiglio sia Totò Riina. I voti per farsi eleggere deputato o senatore probabilmente li ha; le alleanze politiche, spontanee o frutto di ricatti, per farsi nominare presidente del Consiglio anche. Va bene che siamo caduti un po’ in basso; ma, fino a questo punto...

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