martedì 12 ottobre 2010

Riforma elettorale, Fini lancia la sfida


È «opportuno» che l’iter della riforma della legge elettorale parta da Montecitorio. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo la sollecitazione dei giorni scorsi di Udc e Pd ad avviare nel "suo" ramo del Parlamento l’esame della modifica del sistema di voto, scrive al suo omologo Renato Schifani rappresentandogli l’opportunità che i due rami del Parlamento trovino un«’intesa di metodo» sul lavoro sulla legge elettorale.

Fini ricorda che a inizio legislatura, quando è stato modificato il sistema di voto per le europee, era stato raggiunto un accordo tra le due Camere che prevedeva che la legge elettorale per l’Ue venisse trattata da Montecitorio mentre la riforma costituzionale veniva trattata da Palazzo Madama. In più, ragiona Fini, la commissione Affari Costituzionali del Senato ha già all’ordine del giorno diversi provvedimenti come il lodo Alfano costituzionale e la Carta delle Autonomie. «Tutto ciò posto - sottolinea il presidente della Camera - appare opportuno che la priorità nella trattazione della materia elettorale, non limitata alla sola legge per l’elezione del Parlamento europeo, ma comprensiva anche delle iniziative riferite alla legge elettorale nazionale, possa essere riservata alla Camera».

Fini chiede a Schifani che «venga stabilita un’intesa di metodo al fine di consentire agli organi competenti nel merito di procedere in modo ordinato all’esame della materia». Il presidente del Senato inoltra la lettera di Fini al presidente della commissione Affari Costituzionali, Carlo Vizzini, e si riserva di rispondere «nei tempi dovuti» alla presidenza della Camera. Ma il ragionamento che viene fatto dal centrodestra è che di fatto la discussione sulla riforma del sistema elettorale è già stata avviata a Palazzo Madama dove, spiega Vizzini, «ci sono già diverse proposte di legge incardinate e oggi ne sono state abbinate altre tre». Tra le altre quella del senatore del Pd Stefano Ceccanti rilanciata oggi in un editoriale del Corsera che prevede il ritorno ai collegi uninominali con il doppio turno in un’unica votazione con l’elettore che ha la possibilità di votare un candidato di ’primà e uno di ’secondà scelta. Per questo, osserva Vizzini, «credo ci siano tutte le ragioni» per proseguire l’iter della riforma già avviata in Senato.

«Fini - va all’attacco il vice presidente dei deputati del Pdl Osvaldo Napoli - parla da presidente della Camera o da leader di Fli? Sa spiegare perchè, sconvolgendo l’agenda delle priorità del Paese, all’improvviso compare la legge elettorale, addirittura al primo posto?». Del resto lo "spostamento" del dibattito sulla riforma alla Camera potrebbe rappresentare un "pericolo" per la tenuta del governo, visto che non è escluso che in commissione possa formarsi su questo tema, che non è nel programma del Pdl, una maggioranza diversa da quella attuale. Ipotesi che, per altro, si è già verificata la settimana scorsa quando l’ufficio di presidenza della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio è stato chiamato a pronunciarsi proprio sulla richiesta di incardinare la legge elettorale: Pd, Idv, Udc e Fli si pronunciarono a favore, Pdl e Lega contro. Oggi, per altro, i "finiani" con Italo Bocchino fanno sapere che in caso di crisi del governo alle consultazioni Fli «chiederebbe di dare un incarico ad un soggetto che sia in condizione di verificare se in Parlamento ci sia una maggioranza quanto meno per verificare la legge elettorale, che dimostra di non funzionare».

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON SONO DI DESTRA MA FACCIO IL TIFO PER GIANFRANCO FINI.