venerdì 26 novembre 2010

Degli imbrogli e delle pene


di Furio Colombo

Il ministro Gelmini qui è a disagio. Qui è il Parlamento, qui non sa la materia, che sarebbe l’intera riforma delle Università italiane. Non sa o non distingue tra Bocconi e Cepu, tra università inventata da un condomino estroso che si è trovato dei locali in più, chiama “università” ciò che una volta era una pensione e gli dà il suo nome, o quello di un parente che suona giusto.

Il ministro Gelmini è come lo spot di un maschilista carogna: la segretaria mandata avanti al posto del ministro. Però forse è il contrario. I maschi carogna hanno giocato al ministro inesperto lo scherzo di metterle in mano una legge senza “copertura” in modo che tocchi a lei balbettare “ma forse, ma dopo, ma intanto...”.

Uomini e donne, nella sua parte del Parlamento, sentono odore di vittima. Le grida sono alte, gli scontri continui, ma non fra destra e sinistra, praticamente dove capita.

Quando (l’impressione è: un po’ a caso) il gruppo finiano rifiuta all’improvviso i suoi voti, come un brutto preannuncio, e la destra Pdl “va sotto”, c’è l’applauso liberatorio di tutta l’opposizione ma anche lo stordimento degli ex miracolati di Berlusconi.

Sostano invano su ciò che resta del santo e il miracolo non si ripete. Intanto le strade, le piazze sono piene di ragazzi italiani e di professori ostinati e un po’ stanchi. Però non cedono. Quel che dura da mesi sembra cominciato adesso. E non può finire finché quella signora imbarazzata, mandata a presentare una legge senza “copertura” (senza soldi) resterà in aula. Verrà qualcuno dei suoi a salvarla? Non nell’aula. Neppure Rosy Bindi, di solito ferma e tranquilla, riesce a far uscire dal disordine autistico (nessuno ascolta, qualcuno urla, tutti parlano e vagano cambiando posto, salvo la Lega, falange ferma però senza ordini) del Parlamento.

Fuori dall’aula, assedio di giovani che non sono quelli della Meloni. Sono veri. Una mi porta sul tetto di Architettura (non proprio, vicino all’ultima scala della terrazza, sotto la pioggia; dopo Bersani si sono arrampicati Ferrero e Antonello Venditti) si fa cerchio, si discute, si ascolta. Cade prima la legge Gelmini, il ministro Bondi o il governo? Dico, rischiando, che non ci si può fermare. Questa volta un Paese offeso blocca davvero una legge truffa, o – come ha detto il deputato Zazzera dell’ Idv – l’imbroglio di molti imbroglioni. Torno alla Camera e tutto è finito. Il caos ricomincerà martedì. Riprenderanno tutti i cortei e i tetti occupati di gente che non cede.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON PROVO NESSUNA COMPRENSIONE NE' PENA PER LA GELMINI: LE STA BENE. COSI' AVRA' PERSO QUELLA SPOCCHIA, QUELLA SUFFICIENZA INTOLLERABILI, CHE A STENTO MASCHERAVANO CIO'M CHE E' VENUTO FUORI, LA SUA INCOMPETENZA.