mercoledì 3 novembre 2010

Il Quirinale non può tacere


di Giuseppe Tamburrano

È necessario che il presidente Napolitano in un messaggio speciale al Paese sollevi la “questione morale”. È necessario e urgente che una personalità – Ciampi, Scalfaro – si alzi in Parlamento riprenda il messaggio e chieda al presidente del Consiglio di lasciare il suo posto. È l'ultimo tentativo di salvare il Paese e le istituzioni.

NON BASTA più limitarsi a discutere di tattiche e di alleanze politiche volte a battere Berlusconi sul terreno elettorale: queste sono manovre che passano sopra la testa della gente e che possono anche raggiungere lo scopo: far dimettere Berlusconi, dare vita a un nuovo governo e a una maggioranza che cambi la legge elettorale e porti il paese al voto: probabilmente Berlusconi sarebbe sconfitto, privato dello scudo del legittimo impedimento dalla Corte costituzionale e finire davanti ai giudici per rispondere del reato di corruzione ed altri.

Ammettiamo che alle elezioni anticipate vinca uno schieramento omogeneo. Tutto ciò concesso i veri problemi resterebbero: sono problemi morali.

Berlusconi è la causa della degenerazione del costume politico, ma gli oppositori, che si limitano a manovre tattiche e a consultare i sondaggi, non sono l'antidoto. E debbono diventarlo se vogliamo salvarci. Perciò è necessario un forte choc.

Qual è la natura della nostra crisi? Le risposte che si sentono sono lontane dal vero: la nostra crisi non è solo economica, sociale, culturale, politica, istituzionale. È morale.

Lo spirito pubblico è corroso da due fattori mortali per la democrazia: la disaffezione e l'assuefazione. Bisogna scuotere il Paese, quelli che sono disgustati e si ritirano dalla vita politica e quelli che ridono, fanno commenti salaci o addirittura invidiano B: e lo votano. Per non parlare di quei cattolici – e non mi riferisco certo a Famiglia Cristiana – che risolvono il problema facendo appello alla confessione che cancella i peccati.

LA DISAFFEZIONE è l'astensione dall'impegno, nelle sedi politiche, culturali ed elettorali. Un numero crescente di cittadini diserta la partecipazione alla vita delle istituzioni politiche e culturali. E non vota. È vero che anche con pochi votanti gli organi costituzionali funzionano, ma sono delegittimati.

Il fattore più pernicioso della crisi è l'assuefazione, e cioè l'atteggiamento distaccato o compiaciuto di tanta gente per Berlusconi e per i suoi comportamenti. Questo atteggiamento rivela che l'Italia è malata.

Basta mettere il naso fuori dei confini, dovunque ti chiedono con ironia: perché vi tenete questo Berlusconi? Altro che “paese dei campanelli”! Per citare una testimonianza “fuori casa”, Marchionne ha detto: all'estero non capiscono l'Italia. Renan ha scritto che il fondamento dello Stato è il consenso quotidiano dei cittadini ai valori della democrazia. E quelli di Berlusconi non sono i valori della democrazia sono solo la facciata, il trucco. E chi non reagisce sul piano etico è come un drogato: assuefatto alla decadenza.

Se sommiamo assuefazione e disaffezione abbiamo oltre i tre quarti degli elettori che non coltivano il consenso quotidiano alla democrazia. Gli altri, il terzo che è impegnato nell’opposizione a Berlusconi, sono vittime anche essi di una forma di assuefazione intenti solo a manovre per sostituire Berlusconi al governo. Sarebbe tempo che si svegliassero.

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