lunedì 1 novembre 2010

Servitori dello Stato


di Antonio Padellaro

Se non avessimo il governo del bunga bunga, il ministro degli Interni avrebbe già provveduto a premiare con un encomio solenne quegli agenti della Questura di Milano che misero per iscritto al pm di turno l’abuso commesso in nome e per conto delle “direttive superiori”. Quelle che il 27 maggio scorso fecero sì che la minorenne di origine marocchina, nota come Ruby, fosse affidata a una privata cittadina. Ovvero, l’ex igienista dentale di Berlusconi qualificatasi non soltanto come consigliera regionale ma anche come “delegata per la Presidenza del Consiglio”.

Poiché però abbiamo il governo del bunga bunga il conseguente ministro degli Interni Maroni si è affrettato a dire che è stato “tutto regolare” e che “non risulta che ci sia stata alcuna influenza esterna”. Controfirmando subito la dubbia ricostruzione dei vertici della questura milanese. Ovvero coloro che stesero un tappeto rosso ai piedi dell’igienista dentale Minetti, delegata per la Presidenza del Consiglio, venuta a prelevare la minore accusata di furto ma autorizzata a farla franca in quanto “nipote di Mubarak”.

Se non fosse il premier del bunga bunga Berlusconi si sarebbe già dimesso. L’esposto dei benemeriti poliziotti lo mette infatti in mutande, che è poi la condizione che egli predilige. Il contenuto della conversazione telefonica del presidente del Consiglio con il capo di gabinetto della questura contiene, infatti, un discreto numero di reati. Dal falso (“conosciamo questa ragazza che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano”) all’abuso di potere (“credo che sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia”, ovvero l’igienista dentale).

Ma, poiché siamo nel paese del bunga bunga, il presidente del Consiglio proverà a propinarci tranquillamente le solite panzane, convinto che tra qualche giorno il Vaticano si sarà rabbonito (magari con la promessa di qualche altro incentivo alla scuola cattolica). Così come si sarà calmata la Marcegaglia (magari in cambio di qualche ulteriore agevolazione alle imprese). Quanto alla mozione di sfiducia minacciata dalle opposizioni unite, B. punta sull’esperienza del passato. Quando di opposizione (e tanto meno unita) se n’è vista poca. Speriamo, come sempre, in un sussulto di dignità.

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