D’ALEMA: “IL PREMIER FATTORE DI CORROMPIMENTO DELLA VITA PUBBLICA”
di Sara Nicoli
La parola è “fuggiasco”. Di Pietro attacca a testa bassa e Berlusconi fugge, appunto, dall’aula di Montecitorio non appena il leader Idv squaderna la realtà: “Lei si è messo a fare politica non certo per servire il Paese, ma solo per i suoi affari personali, soprattutto giudiziari!”. Il Cavaliere si irrita e con un pugno dei suoi gira le spalle all’aula, si avvia verso la bouvette seguito dall’eco dell’ attacco di Di Pietro che fa salire ancora più in alto, se possibile, la tensione. “Voi avete ridotto l’Italia in un Paese delle banane – ha rincarato ancora il leader Idv– e ogni giorno ci sono persone che protestano perché non ne possono più di essere presi in giro da lei e dal suo governo; fuori ci sono lavoratori senza contratto, ricattati da tanti Marchionni strozzini di turno, fuori non c’è il Paese delle meraviglie che descrivete; fuori di qui, prima se ne va meglio è!”.
Il feroce attacco dipietrista aveva radici antiche e bruciature recenti. Alla fine è stato anche grazie a due ex campioni della scuderia di Italia dei Valori, personaggi del calibro di Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, se Berlusconi ce l’ha fatta un’altra volta, fatto che ha messo in evidenza la fragilità del partito e non solo a livello di coesione interna; il tradimento lascia il segno all’interno. E non solo. L’onta non è passata inosservata tra i parlamentari dipietristi e allo stesso leader.
Facendo gioco di squadra, i parlamentari dell’ex pm hanno stigmatizzato il fatto. "E' vero - dice Fabio Evangelisti - che Razzi e Scipoliti sono due nostri traditori del mandato elettorale. Spiace però che il Pd continui ad attaccare l'Italia dei Valori. E’ un segnale di debolezza. Il Pd pensi ai suoi 'traditorì’. Dobbiamo restare uniti perché quella di Berlusconi è una vittoria di Pirro".
L’attacco di Leoluca Orlando è stato, invece lineare: "perché il Pd non ha denunciato alla procura della Repubblica i suoi 'traditorì’ come abbiamo fatto noi?". Ma a proposito di Scilipoti: ieri cinque extracomunitari girovagavano in piazza San Silvestro, a due passi da Montecitorio con uno striscione in suo sostegno: “Scilipoti, libertà dallo strapotere delle banche”. Peccato che i cinque manifestanti non sapessero nemmeno chi fosse Scilipoti. Che li aveva pagati per dimostrare quello che poi ha detto in aula: “Da questa mattina circa 200 persone stanno manifestando per sostenere me e la mia libertà di votare secondo coscienza!”.
La brutta figura del voltagabbana dipietrista è finita subito sul sito dell’Idv, dove un video smascherava la montatura. L’episodio è stato il punto più alto della tensione raggiunta nella giornata. E alla fine qualche stilettata è volata anche tra Pd e Idv con una dichiarazione di Franceschini, secondo il quale la fiducia a Berlusconi “ha pesato” tra futuristi e Idv. "Quel voto è figlio in egual misura – ha tentato di ridimensionare Donadi - dei tre eletti nelle file del Pd a favore di Berlusconi, tra i quali il capolista del Pd in Veneto, Alberto Mario Calearo". Donadi non ha citato gli altri due "complici fuggiaschi", ma è evidente che si tratta di Bruno Cesario, che ieri ha dato una preziosa monodose di ossigeno a Berlusconi e Antonio Gaglione, anche egli assente. Intanto Bersani ha cercato di tenere la barra a dritta nel partito. Convocati i vertici democratici ha subito messo le cose in chiaro: “L’enfatizzazione della crisi da parte di Fini e Casini non ha partorito nulla – ha esordito il segretario – ma in questo momento tutto il partito deve essere unito; siamo centrali nell’allargamento delle opposizioni”. Bersani, dunque, va avanti, “perché questo governo non garantisce la governabilità, mentre il Pd ha dimostrato compattezza e determinazione; ora bisogna proseguire, non mollare”. E Massimo D’Alema accusa: “Berlusconi è un fattore di corrompimento della vita pubblica”.
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