sabato 25 dicembre 2010

DIGESTIVO BERSANI



Caso Calderoli e alleanza Udc, il segretario Pd “A noi ci pagano per far digerire le cose”

di Stefano Caselli

Al voto hanno partecipato in 170, pari all’82,9 per cento del totale. Tutto sommato la percentuale dei deputati del Partito democratico presenti alla Camera per sfiduciare il ministro leghista, Roberto Calderoli (mozione respinta con 293 voti contrari, 188 favorevoli e 64 astenuti) è piuttosto elevata. Tuttavia, a confronto con le altre forze politiche (100% Lega e Idv, Pdl al 91,4) è bassina. Solo Futuro e libertà (che si è astenuta) ha fatto peggio (61,3%)

AL DI LÀ dei numeri, il peso specifico medio dei presenti è abbastanza indicativo di quante (poche) energie il Pd abbia speso per sfiduciare uno degli uomini di punta della Lega Nord al governo. Bastava guardare il banco della conferenza stampa di Natale che si è svolta ieri a Roma: accanto al segretario Bersani sedevano Enrico Letta e Rosy Bindi. Nessuno dei tre ha votato la sfiducia. Fatta eccezione per Rosy Bindi, presidente di turno della Camera non poteva votare, è difficile non chiedere conto dell’assenza a Letta e Bersani: “Accolgo le obiezioni come uno stimolo per fare meglio l’opposizione – risponde il segretario del Pd – ma ritengo che noi la patente ce l’abbiamo. Non mi risulta poi che siamo stati tiepidi sulla sfiducia a Calderoli né sugli altri temi che riguardano la correttezza dell’operato dei ministri. Abbiamo sostenuto la sfiducia al governo quando era il momento sperando che andasse a casa. Non è andata così ma quel passaggio ha certificato una crisi conclamata del centrodestra, che non può più tirare avanti”.

Nessun problema dunque. Non si può tuttavia fare a meno di notare che sia Bersani che Letta fossero in aula per votare tutte le nove mozioni precedenti a quella di Calderoli. Alla decima hanno ritenuto di non dover partecipare. Ma non sono gli unici: Massimo D’Alema ha fatto lo stesso, Beppe Fioroni e Paolo Gentiloni sono addirittura tornati tra i banchi per le due mozioni seguenti a quella di sfiducia. Alla fine gli assenti in totale tra le file del Pd sono stati 35. Il ministro della Semplificazione invece ha potuto contare sul sostegno di molti colleghi di governo (Alfano, Bossi, Brunetta, Carfagna, Frattini, Maroni, Meloni, Prestigiacomo e Tremonti), tutti in aula giusto il tempo necessario per votare contro.

Certo, l’esito del voto non sarebbe cambiato (l’astensione di Udc, Fli e Api non lo avrebbe comunque permesso), chissà però quale sarà il giudizio della base del Pd di fronte all’atteggiamento “morbido” di molti big del partito, quella stessa base molto scettica - per usare un eufemismo - sul ventilato dialogo con il Terzo polo. Su questo Bersani è stato chiaro: “A noi ci pagano per farle digerire le cose, mica per andare in coda agli altri”.

SFIDUCIA o non sfiducia, rimane il fatto che nell’ordinamento italiano, al momento, non esiste più il reato di associazione militare a fini politici, eliminato dal decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66. Una non ancora identificata “manina” ha inserito la cancellazione di quella fattispecie di reato - che, guarda caso, azzera il processo di Verona contro le cosiddette “camicie verdi” che inizialmente vedeva tra gli imputati lo stesso Calderoli - tra altre inutili centinaia di norme giustamente eliminate. Chiamato a risponderne durante il question time del 13 ottobre, il ministro della Semplificazione (almeno secondo l’Idv che ha proposto la mozione di sfiducia) avrebbe mentito al Parlamento addossando tutta la responsabilità sul Comitato scientifico del ministero della Difesa (che nega). Calderoli si è difeso rivendicando la correttezza del suo operato, l’Idv ha rilanciato, addossando al ministro la responsabilità di una scelta “in palese contrasto con l’articolo 18 della Costituzione, che vieta le organizzazioni di tipo militare per scopo politici”.

Tra i parlamentari del Pd intervenuti mercoledì in aula c’è Roberto Giachetti, che ieri abbiamo catalogato come “franceschiniano” sostenendo come avrebbe definito Calderoli “un galantuomo”. Due errori di cui ci scusiamo. Rimane l’intervento fortemente critico di Giachetti, che ha votato secondo le indicazioni del partito nonostante il suo “totale dissenso con la decisione che stiamo per prendere”. Lui almeno lo ha dichiarato pubblicamente; altri, sembra, hanno abbandonato l’emiciclo dicendo le stesse cose, in maniera meno elegante.

3 commenti:

Francy274 ha detto...

Ormai sono onnipotenti. La colpa è del popolo italiano, meritiamo Berlusconi al governo, Bossi che sobilla e Bersani all'opposizione.
L'Era delle tre B... come bastardi!!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

BENTORNATA E ... DRACONIANA, COME DI CONSUETO E ... COME DI CONSUETO ... SONO D'ACCORDO CON TE! VISTO QUANTI PUNTINI SOSPENSIVI? SOLO CHE IO TROVEREI ANCHE UN ALTRO SIGNIFICATO ALLE TRE B.: BUFFONI, AD ESEMPIO! CIAO.

Francy274 ha detto...

Grazie e Ben Trovato... :))
Si.. buffoni bastardi, suona meglio :))