«Cari compagni...». Avrà sicuramente esordito in questo modo un sacco di volte, Sandro Bondi, iniziando i suoi interventi negli anni in cui militava nel Pci ed era sindaco del comune di Fivizzano. Difficile immaginare che quella locuzione l'avrebbe rispolverata ancora, soprattutto adesso che è coordinatore del Pdl e ministro del governo Berlusconi. Lo ha fatto, invece, in una lettera aperta al Pd in vista del voto di sfiducia individuale nei suoi confronti, nato dalla mozione presentata dopo i crolli di Pompei. Mozione che era stata inizialmente calendarizzata per la fine novembre, che era stata temporaneamente «congelata» per evitare tensioni prima della seduta sulla sfiducia al governo - e in questo ha contribuito anche il break di una settimana nell'attività parlamentare - e che ora rischia di slittare a dopo la pausa natalizia.
- «UN'ONTA PER VOI» «Cari compagni vi spiego perché non dovreste sfiduciarmi» scrive Bondi. «Per un residuo di concezione seria della politica e di rispetto nei confronti degli avversari politici vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un’onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete». Il ministro parla tra l'altro di «clima pregiudizialmente ostile alla mia persona». E ricorda anche i motivi che lo portarono a suo tempo a passare dal fronte comunista al centrodestra ovvero «la consapevolezza dell’impossibilità di una evoluzione socialdemocratica del Pci», spiegando con questa sua scelta un sovrappiù di acredine della sinistra nei suoi confronti. Anche per questo Bondi ritiene la mozione del tutto ingiustificata e immotivata. «I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci. Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le dimissioni del ministro pro tempore alla cultura».
MURO DEL PD - All'appello di Bondi il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, risponde picche: «Non credo proprio che ritireremo la mozione di sfiducia». Immediata la controreplica del ministro: «Non avevo alcun dubbio - commenta Bondi - che il cattolico Franceschini fosse a favore della sfiducia nei miei confronti. Infatti ho evitato di rivolgermi a lui e ho preferito fare un appello a quelle persone che ritengo, forse ingenuamente, ancora dotate di serietà e senso della misura».
LO SCONTRO CON FLI - Il botta e risposta a distanza con Franceschini non è l'unico grattacapo per il ministro, impegnato nelle ultime 24 ore in una guerra aperta con gli esponenti di Futuro e Libertà. Mercoledì ha scritto al capo dello Stato per lamentare quella che giudica una mancanza di imparzialità da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini, proprio in relazione alla annunciata mozione di sfiducia. Adesso nel suo mirino è finito il capogruppo dei futuristi, Italo Bocchino. «Mi ha più volte chiamato nel corso di questi due anni di governo - spiega Bondi in un'intervista al Giornale -, con tono arrogante e minaccioso, per chiedere che il ministero dei Beni culturali finanziasse soggetti cinematografici, alcuni dei quali prodotti da società appartenenti alla sua famiglia e riguardanti sua moglie. Intervenne anche per alcune nomine». Parole, queste, per cui lo stesso Bocchino ha annunciato una querela nei confronti di Bondi: «I contenuti dell'articolo sono falsi e diffamatori e saranno i documenti a provarlo. L'ultimo finanziamento ottenuto da mia moglie dal ministero per i Beni culturali risale al 28 febbraio 2005, epoca in cui Bondi non era ministro». Il titolare dei Beni culturali, dal canto suo, non si lascia intimorire dalla querela: «Ribadirò all'autorità giudiziaria quanto ho già pubblicamente affermato, con maggiori dettagli e con il supporto di incontrovertibili testimonianze».
L'AFFONDO SUL TERZO POLO - Nell'intervista al quotidiano diretto da Vittorio Feltri, Bondi fa anche un'analisi politica della situazione venutasi a creare dopo il voto di fiducia ottenuto dal governo. Dice che «il ruolo di Bocchino è stato nefasto nel Pdl e ritengo che lo sia anche all'interno del gruppo di Fli. Credo che il discorso sguaiato e volgare che ha pronunciato abbia convinto molti a non seguire le indicazioni del suo gruppo. Credo perciò che renda anche un pessimo servizio a Fini». E quanto al nascente Polo della nazione, «trovo che sia quasi una mostruosità politica. Sarà interessante vedere che esiti avrà questo esperimento artificiale, come verrà composto il sì alla riforma dell'università di Fli al no di Casini, e come risolveranno tutte le altre differenze».
Al. S.
16 dicembre 2010
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