lunedì 6 dicembre 2010

Fini: "Non ci saranno ribaltoni ma non voglio perdere la dignità"


"Il ribaltone è un sovvertimento della volontà popolare. Non credo che ci saranno ribaltoni". Così il presidente della Camera Gianfranco Fini, durante una lezione al liceo Orazio di Roma, nega l'accusa che gli è piovuta addosso di voler dare vita ad un "ribaltone". Casomani, ragiona Fini, è esattamente l'opposto. "Cosa ne pensa lei di tante promesse non mantenute e di impegni disattesi da chi aveva promesso che la legge sarebbe stata uguale per tutti e poi si è occupato solo degli affari suoi?" ribatte il presidente della Camera a chi lo interroga. Per poi tornare a calcare il tasto dell'etica in politica.

"La politica è onestà intellettuale, se si fosse più umili, se si pensasse che avere torto non è un complotto le cose andrebbero meglio". A questo punto Fini arriva la domanda sulle leggi ad personam: "Mi guardo allo specchio e dico che c'è un limite oltre il quale non si può andare pena la dignità", risponde il presidente della Camera. Irata la replica del coordinatore del Pdl Sandro Bondi: "Fini è sconcertante e sfibra la democrazia". Ma i finiani insistono e non nascondono le ambizioni: "'Non vogliamo fare il terzo polo, ma un nuovo polo che ha l'ambizione di diventare il primo polo del Paese" dice Adolfo Urso.

Dalla maggioranza, intanto, ci si prepara al 14. Seguendo la linea dello scontro frontale con il terzo polo. "Mi sembra un modo di parlare piu' da leghista che da democristiano moderato quale Casini dice di essere: io penso che sarebbe da '118' sovvertire il risultato elettorale e cioè mandare al governo chi ha perso le elezioni e mandare all'opposizione chi le ha vinte" attacca il ministro dell'Interno
Roberto Maroni che rilancia la scelta del voto. "Il popolo sovrano ha deciso che a governarlo nel 2008 fosse Silvio Berlusconi e non credo che una qualsiasi operazione di palazzo possa sovvertire questo chiarissimo volere del popolo".

Sul fronte democratico, il segretario
Pier Luigi Bersani guarda al Colle. Evitando di tirare per la giacca Napolitano. "In caso di crisi cerchiamo di portare la nostra idea al Quirinale e poi aspettiamo la decisione del Presidente della Repubblica". E sull'ipotesi di un nuovo governo Berlusconi, il segretario del Pd taglia corto: "Sarebbe il quater, un po' troppo, abbiamo già dato. Basta, accontentiamoci di quello che abbiamo avuto". E che Berlusconi non faccia la "vittima" conclude Bersani: "Si e' ribaltato da solo, ha fatto tutto lui e adesso il problema e' che non si ribalti anche l'Italia. Ha avuto in mano tutto, ha fatto tutto quel che voleva, ci ha ridotti cosi', nella piena instabilita' e adesso qualcun altro deve pensarci"

Resta ancora aperta la questione dei sei voti dei deputati radicali. Ad oggi i fedelissimi di Pannella non hanno ancora sciolto la riserva in vista del 14 dicembre. "Siamo interessati a dialogare con chiunque, ma non si tratta nè di un'asta, nè di un mercimonio, nè di un pallottoliere"
dice Emma Bonino.

(06 dicembre 2010)

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