venerdì 17 dicembre 2010

FINIANI, CENTRISTI E PIDDINI NEL MIRINO DEL CAVALIERE


di Sara Nicoli

È caccia grossa. Con meno remore e vergogna di prima, se possibile. Adesso si adesca con le cene di Natale e si promette, al minimo, la rielezione sicura. Ma il borsino della compravendita vola anche più in alto; in palio ci sono undici posti di governo. E siccome non è ancora chiaro se le elezioni saranno davvero a primavera, sono pur sempre moneta di scambio ambita. E ricercata.

Benvenuti al bazaar Montecitorio. Dove i divani rossi del Transatlantico diventano confessionali e dove gli uomini sguinzagliati dal Cavaliere mietono voti. “Allora, ti aspetto a casa mia e ne parliamo bene; mi raccomando, porta anche gli altri…”, si origliava il dialogo tra un noto esponente pidiellino e due perplessi adepti di Casini. L’offensiva è massiccia e non risparmia nessuno. “È diventato compito di ognuno di noi – spiegava un altro esponente Pdl – ingrossare le fila, e non solo per fare andare avanti la legislatura”. La caccia grossa durerà fino al 10 gennaio, dopodiché “si deciderà anche sulla base della “reale distribuzione dei deputati di maggioranza nelle commissioni parlamentari”. Perché, sogghignava soddisfatto Fabrizio Cicchitto, “non è sempre che proponiamo noi, sono anche gli altri e sempre più numerosi che bussano alla nostra porta…”.

Già. Ma a che punto è la notte? Nell’aggressione al terzo polo, il Cavaliere ha dato mandato a Pionati di puntellare le vedette centriste dell’Udc. Domenico Zinzi, Mario Tassone e Angelo Compagnon ieri hanno smentito di aver ceduto alle lusinghe berlusconiane ma si sa, anche la Polidori aveva detto il contrario di ciò che ha fatto e da ieri ha pure la scorta per via delle minacce ricevute. Però con i centristi, i berluscones non sono aggressivi. C’è di mezzo l’allargamento possibile della maggioranza su cui si sta trattando assiduamente. Proprio ieri, Cesa e Gasparri sono stati sorpresi a Sant’Ivo alla Sapienza, a Roma, durante un evento con Bagnasco, mentre il primo diceva al secondo: “Dai su, non alzate troppo l’asticella che sui rifiuti vi abbiamo votato tutta quella roba e non dovevamo nemmeno votare…”.

È sui finiani, comunque, che si abbatte il tentativo di corruzione seriale da parte del Pdl. Patarino, il senatore Digilio, Paglia, Bellotti, Proietti Cosimi, Barbaro e Consolo sono sempre nel mirino per la costruzione di quel gruppo, capitanato da Moffa, che sancirebbe in modo plastico la sconfitta di Fini; Berlusconi, per ottenere il loro tradimento, è disposto a qualsiasi sacrificio. Certo, ieri il senatore Enrico Musso ha confermato di voler lasciare il Cavaliere per Fini e anche Adriano Musso, del Pd, sta guardando con attenzione al terzo polo, ma pare che anche dalle parti del Pd i nervi siano molto tesi. A farne le spese ieri è stato Beppe Fioroni. D’Alema e Bersani avevano appena finito di parlare all’ingresso dell’aula della Camera quando è arrivato proprio il leader popolare smentendo di essere in procinto di lasciare il Pd. D’Alema, però, ha capito che c’era dell’altro e appena visto entrare Bonaiuti lo ha apostrofato duramente: “Siete voi che fate scrivere questi quattro sfessati – ha detto il presidente Copasir indicando alcuni giornalisti di testate di destra – a raccontare balle…”. E qui, Fioroni, ha commesso l’errore di difendere Bonaiuti, di fatto avvalorando la tesi che Lucio D’Ubaldo, Tino Iannuzzi, Alfonso Andria e Stefano Graziano a lasciare il Pd per Casini ci stiano pensando sul serio. Per il Cavaliere, comunque, l’importante è “sfasciare” l’avversario: “Berlusconi – concludeva un deputato centrista di sicura fede – è come un cinghiale incazzato che adesso tenterà di uccidere chi lo voleva morto; prima Fini, poi il terzo polo…”. L’asta prosegue.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

UNA CLASSE POLITICA SCHIFOSA, DA CLOACA MASSIMA. LA MERDA STA VENENDO TUTTA A GALLA.