lunedì 20 dicembre 2010

I sindacati di polizia manifestano ad Arcore “Gasparri pericoloso, la piazza è un diritto”


Le sigle sindacali unite scendono in piazza per protestare contro i tagli al settore imposti dalla finanziaria. E sulle affermazioni del capogruppo Pdl attaccano: "Responsabilità sua se ci fossero nuovi scontri"

“Cosa c’entrano il Daspo e gli arresti preventivi invocati da Gasparri? Manifestare è un diritto. Poi se noi scopriamo che qualcuno si è macchiato di qualche reato lo perseguiamo, punto”. Parola dei poliziotti che stamane sono tornati ad Arcore, davanti alla villa di Silvio Berlusconi, per protestare contro i tagli del governo al loro settore.

La rabbia è tanta, e questa volta sono i poliziotti a scendere in piazza. La quasi totalità delle sigle sindacali di polizia si è riunita davanti a villa San Martino, per protestare contro la manovra finanziaria e le promesse “mai mantenute” di questo governo. “Per il prossimo triennio i nostri salari non potranno superare quelli percepiti nel 2010”. E’ Alessandro Pisaniello del Siulp a chiarire quanto sia critica la situazione: “A fronte di una riduzione del personale da 106 a 96 mila unità, ogni poliziotto avrà più lavoro, ma una volta raggiunto il tetto del 2010 – spiega Pisaniello – straordinari, notti e missioni non verranno più remunerati”. E conclude: “Come se non bastasse, ai passaggi di qualifica non corrisponderà un equivalente adeguamento dello stipendio”.

Il contratto degli operatori di polizia per gli anni 2008 e 2009 è stato firmato lo scorso settembre, e nell’accordo era previsto anche il pagamento degli arretrati entro il mese di novembre. “Sono riusciti a non rispettare la loro stessa firma – attacca Maccari del Coisp – nonostante le parole di Maroni e l’emendamento col quale avevano promesso di difendere le nostre buste paga”. L’emendamento, fanno notare, è durato meno di un giorno, e altrettanto in fretta è stato cancellato. “E’ l’ennesimo volta faccia di un governo che non onora gli impegni – accusa Claudio Giardullo del Silp, che assicura: “Se non si mette mano alla finanziaria con norme specifiche, la nostra operatività sarà compromessa, e non potremo più garantire la sicurezza dei cittadini”.

Ma la manifestazione è anche l’occasione giusta per provare a capire cosa pensino i rappresentanti delle forze dell’ordine delle dichiarazioni incendiarie rilasciate da numerosi esponenti di Pdl e Lega a partire da martedì 14 dicembre, giorno dei disordini a Roma.

Il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano ha chiesto di estendere il Daspo, il provvedimento che tiene i tifosi violenti alla larga dagli stadi, anche ai manifestanti e Roberto Maroni, titolare del Viminale, ha giudicato la proposta così interessante da poter essere inserita nel pacchetto Sicurezza. Ma l’esponente che ha dato più fuoco alle polveri è sicuramente Maurizio Gasparri, il capogruppo del Pdl al Senato ha infatti invocato “arresti preventivi” e retate sullo stile di ciò che accadeva negli anni Settanta.

Per fortuna dai rappresentanti delle forze dell’ordine si è sollevato un coro di “no” e un invito ad abbassare i toni per non esacerbare gli animi, sia dei manifestanti sia degli stessi poliziotti che si trovano a fronteggiarli.

“La politica si deve rendere conto che il momento è molto delicato e va gestito con calma – dice Roberto Traverso, segretario Silp Cgil Genova – e ha l’obbligo di parlare alla testa della gente, non alla pancia”.

Anche l’idea di utilizzare i metodi per controllare le tifoserie e di applicarle alla piazza lascia molto perplessi gli agenti. Valentino Tosoni, segretario del Coisp Lombardia, da una vita si occupa di ordine pubblico. Ha iniziato a fronteggiare i manifestanti proprio in quel periodo in cui le parole di Gasparri vorrebbero farci tornare, gli anni Settanta. E solo nel 2010, fra stadi e manifestazioni politiche, ha fatto fra i 70 e gli 80 “interventi di Op”, come si dice in gergo. “Sappiamo bene che alle partite spesso e volentieri ci sono frange di tifosi che vogliono solo agitarsi e creare problemi, ma le manifestazioni di dissenso sono completamente un’altra cosa. Capita che al loro interno possano nascondersi anche dei violenti. Ma quelli sono solo dei delinquenti che non hanno niente a che vedere con chi protesta e vuole fare sentire la propria voce. Che è un diritto sancito dalla nostra Costituzione”. Insomma, anche per un vecchio lupo della piazza il Daspo e gli arresti preventivi non servono a niente.

L’opinione più diffusa fra gli agenti è che la politica stia strumentalmente scaricando sulle spalle delle forze di pubblica sicurezza una situazione incendiaria che lei stessa ha contribuito a creare. “Non vogliamo diventare l’obiettivo dei manifestanti più facinorosi solo perché alcuni politici soffiano sul fuoco”, dice Roberto Traverso, segretario Silp Cgil Genova. Continua Tosoni: “Noi prima che poliziotti siamo cittadini che vivono gli stessi disagi di chi manifesta e per giunta siamo costretti ad andare in piazza contro queste persone”.

Quello che bisogna fare ora è abbassare i toni, dicono all’unisono tutte le sigle sindacali, e l’unica “prevenzione” che spetta alla politica è risolvere i problemi: dall’occupazione per i più giovani ai rimedi per chi paga la crisi economica. “E invece cosa fa il governo? – chiede Daniele Tissone, segretario nazionale Silp Cgil – Pensa di poter risolvere le questioni con la polizia ma in realtà svia solo il problema”. In altre parole il Palazzo pensa di poter fronteggiare l’allarme sociale con un po’ più di ordine pubblico.

Nei prossimi giorni sono previste altre manifestazioni a Roma e nella altre principali città italiane e la parola d’ordine che gira, almeno fra gli agenti, è quella di stare tranquilli. “Dobbiamo renderci conto che la violenza è sempre una cosa orribile – continua Tissone – sia per chi la subisce e anche per chi la esercita, che siano celerini o manifestanti”.

“Al Signor Gasparri, che evoca provvedimenti della ex Legge reale in vigore negli anni Settanta chiediamo che la prossima volta venga a chiedere a noi quelli che sono gli strumenti da adottare per garantire la sicurezza nelle piazze”, dice Rocco Disogra segretario nazionale del Coisp. Ma quale sarebbe la maniera migliore di stare in piazza per le forze dell’ordine? Tissone non ha dubbi: “Il metodo Firenze. Ordine pubblico presente ma poco visibile. Si all’incontro e no allo scontro”. Il segretario fa riferimento al novembre 2001, quando, pochi mesi dopo le drammatiche giornate del G8 di Genova, i lavori del Social forum europeo nel capoluogo toscano furono accompagnati da una manifestazione oceanica. Allora il questore della città era Giuseppe De Donno che decise di fare tutto il contrario di ciò che le forze dell’ordine avevano fatto poco tempo prima a Genova. E la giornata del corteo, carica di tensione (era la prima volta che il “popolo di Genova” tornava in piazza dopo i fatti del G si trasformò in un’enorme festa. Nessun incidente, nessuna vetrina rotta o auto bruciata. Nonostante anche allora una certa politica irresponsabile soffiasse sul fuoco. Per dirla con le parole di Franco Maccari del Coisp: “Fin da ora ritengo l’onorevole Gasparri responsabile di qualunque incidente”. A dimostrazione di posizioni ben più concilianti rispetto a quelle della maggioranza di centro destra, è stato annunciato per il pomeriggio, a Roma, un incontro proposto dal Partito Democratico tra sindacati di polizia e studenti. “Quelli pacifici – precisa Maccari – perché manifestare è un diritto e la battaglia non deve essere tra studenti e forze dell’ordine. Due cose non servono: i black bloc e i Gasparri”.

di Lorenzo Galeazzi e Franz Baraggino

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