Motivando la decisione con ragioni formali, le Poste svizzere hanno chiuso oggi il conto corrente aperto dal fondatore di WikiLeaks Julian Assange per raccogliere fondi a sostegno della sua fondazione. Secondo quanto spiega una nota delle Poste svizzere, "il cittadino australiano ha fornito false informazioni riguardo alla sua residenza (in Svizzera) durante le procedure di apertura del conto". In particolare aprendo il conto "per effettuare donazioni direttamente a Julian Assange e altri membri dell staff del "WikiLeaks Defence Fund", ha fornito il nome di "Assange Julian Paul, Ginevra".
La settimana scorsa, dopo i ripetuti "sfratti" subiti da gestori americani, WikiLeaks si era vista costretta ad utilizzare per il suo sito un indirizzo internet svizzero. Il nuovo giro di vite contro Assange arriva inoltre a poche ore dalla pubblicazione di un nuovo dispaccio (leggi il documento ) della diplomazia statunitense, che contiene una lista segreta di siti sensibili nel mondo che gli Stati Uniti intendono proteggere da attacchi terroristici, perché la loro perdita, secondo il dipartimento di Stato, "influirebbe in modo significativo" sulla sicurezza americana. La sorveglianza di queste sedi industriali - alcune anche in Italia - andava condotta anche all'insaputa dei paesi ospitanti.
La nota del dipartimento di Stato risale al febbraio 2009 e chiede alle rappresentanze diplomatiche americane di registrare le infrastrutture e aziende nel mondo "la cui perdita influirebbe in modo significativo sulla salute pubblica, la sicurezza economica e/o la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
La lista è apparsa online nella notte e copre numerosi paesi: appaiono cablaggi subacquei delle telecomunicazioni, porti, miniere e aziende che producono in particolare prodotti farmaceutici importanti per la sanità pubblica. La sua pubblicazione è stata immediatamente condannata dalla Gran Bretagna: "Queste fughe di notizie e la loro diffusione sono dannose per la sicurezza nazionale negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e altrove. E' essenziale che i governi possano funzionare sulla base della riservatezza delle informazioni", ha dichiarato un portavoce di Downing Street.
Per quanto riguarda l'Italia, sono esplicitamente menzionati come siti sensibili la sede a Parma (per la precisione a San Polo di Torrile) della Glaxo Smith Kline, la nota multinazionale farmaceutica, che si occupa - come si legge sul suo sito - "dello sviluppo di nuovi prodotti in forma sterile e della produzione di vaccini e di liquidi e liofilizzati sterili a livello mondiale", e si nomina anche il Digibind, farmaco che si utilizza per curare i morsi di serpente; e il gasdotto Trans-Med, uno degli impianti principali che porta idrocarburi in Italia direttamente dai paesi produttori: lungo oltre
Eni e la politica energetica del governo. In un documento a firma dell'incaricata d'affari americana a Roma, Elizabeth Dibble, si parla dell'Eni, che, secondo
Preoccupa, poi, l'attività del colosso energetico italiano in Iran. "Anche se il governo italiano dice di applicare con successo la 'moral suasion'" sulle aziende tricolore che hanno investimenti in Iran, su cui gravano le sanzioni Onu per il programma nucleare, questo sforzo "è apparso timido", si legge nel cable siglato da Dibble, pubblicato da El Paìs. "Eni e Edison si sono dette disponibili solo a non avviare nuovi progetti", si legge. "Eni lo ha ripetuto ai nostri funzionari, mentre in realtà sta espandendo la sua produzione di petrolio nell'ambito dei contratti esistenti". "E' importante sottolineare a Frattini la nostra forte preoccupazione sull'espansione di ogni attività in Iran, in particolare dell'Eni", sottolinea la diplomatica Usa in vista della visita di Franco Frattini a Washington.
Berlusconi e l'"apprendista" Medvedev. E da WikiLeaks continuano a uscire particolari sulla descrizione compiuta dalla diplomazia Usa a Roma della politica, e in particolare del premier italiano. Vladimir Putin è "il centro del potere in Russia" e Dmitri Medvedev un mero "apprendista" del premier russo: lo aveva sottolinea Silvio Berlusconi, dopo una "lunga e familiare" disquisizione "sulle qualità, a suo modo di vedere, di Putin come leader" nel primo incontro con David H. Thorne, l'ambasciatore americano in Italia nominato da Barack Obama. Nel resoconto, del 21 settembre 2009, pubblicato da El Paìs, il diplomatico Usa racconta il suo primo incontro con il presidente del Consiglio italiano, incentrato su Afghanistan, Russia, Iran e candidatura di Chicago alle Olimpiadi del 2016.
Dopo la diffusione del documento è arrivata una netta smentita da Palazzo Chigi: "Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha mai pronunciato le frasi sul Presidente russo Medvedev che gli vengono attribuite dalle ultime rivelazioni di WikiLeaks, nè ha mai tracciato paragoni, in pubblico o in privato, tra il Presidente Medvedev e il Primo Ministro Putin", si legge in una nota. Si tratta di "gossip fine a sé stesso", continua la precisazione di Palazzo Chigi, mentre "parlano i fatti attraverso i tanti risultati concreti dei vertici italo-russi, compreso quello che si è appena chiuso a Sochi con la conferenza stampa congiunta dei due Presidenti".
(06 dicembre 2010)
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