di FRANCESCO BEI
"GLIELO dicono anche i vescovi che deve mollare Fini e tornare con noi, prima o poi lo capirà". Silvio Berlusconi si gode il momento di successo dopo il voto di fiducia. E incassa con soddisfazione le ripetute prese di posizione che arrivano da Oltretevere - Bagnasco, Ruini, gli editoriali dell'Avvenire - a favore del "dialogo" e della "stabilità", unite a una chiara diffidenza per Gianfranco Fini e il terzo polo.
Arrivato al pranzo dei leader del Ppe a Bruxelles, il Cavaliere a tavola gonfia il petto quando lo applaudono per lo scampato pericolo: "Ho già una lista di parlamentari che ci hanno ripensato e vogliono venire con me... temo che mi dovrete sopportare per altri due anni e mezzo". E tuttavia, al di là degli eventuali transfughi del Fli, è al piatto grosso che punta Berlusconi. Riuscire a staccare Casini da Fini, riportare i centristi nel perimetro del centrodestra, questo è l'obiettivo di fondo del premier. La trattativa, in gran segreto, è già partita all'indomani del voto di fiducia. Ieri, durante la messa celebrata dal cardinal Bagnasco a Sant'Ivo alla Sapienza, il capogruppo Pdl Gasparri ha cercato con gli occhi Casini e gli ha dato appuntamento per dopo la celebrazione. E, guarda caso, proprio Gasparri ieri sera era ospite a cena in Vaticano. "Con Casini - afferma uno degli sherpa incaricati della mediazione - ci parliamo perché pensiamo le stesse cose, a differenza di Fini". Altri uomini che si stanno spendendo molto su questo fronte sono Angelino Alfano e Franco Frattini, oltre a Gaetano Quagliariello. Tutti convinti che la strada dell'accordo con Casini sia l'unica alternativa al voto anticipato. Mentre già gira la voce di due ministeri pronti per l'Udc (Difesa e Beni Culturali) Osvaldo Napoli ammette apertamente che il Cavaliere "ha obiettivi più ambiziosi di un pallottoliere quotidiano da tenere sempre sott'occhio. Rimane decisiva l'interlocuzione con Casini". I numeri in Parlamento restano infatti precari. Bastava fare un giro ieri mattina alla Camera per rendersi conto che la situazione non è sostenibile: si votavano gli emendamenti al decreto sull'emergenza rifiuti e mezzo governo era costretto a essere presente per garantire la maggioranza, con i ministri Meloni, Carfagna, Prestigiacomo, Gelmini, Vito, Alfano e una decina di sottosegretari. "E' chiaro che così non possiamo andare avanti - confessava un ministro - serve una svolta".
La "svolta" potrebbe anche prendere una piega inaspettata. Da qualche tempo Berlusconi è stuzzicato dall'idea di rottamare il "brand" Pdl per fare qualcosa che abbia il profumo del Partito popolare europeo. Questa sezione italiana del Ppe sarebbe la "casa comune" dove ritrovarsi con Casini e, se l'Udc accettasse di sciogliersi in un contenitore più ampio, Berlusconi vorrebbe che a guidare il nuovo partito fosse proprio il leader centrista. "L'errore più grande che abbiamo fatto con Fini - osserva uno dei coordinatori del Pdl - è stato quello di accettare che andasse alla presidenza della Camera invece che costringerlo a prendere in mano il partito. Con Casini non commetteremo lo stesso errore". In questo scenario sarebbe nuovamente Berlusconi il candidato premier nel 2013, salvo poi farsi eleggere al Quirinale. A quel punto Casini prenderebbe il suo posto a palazzo Chigi. Solo una fantasticheria? Berlusconi alla staffetta ci crede: "Lo hanno fatto Putin e Medvedev e in Russia funziona benissimo".
(17 dicembre 2010)
1 commento:
ABBOCCHERA' CASINI? UN GRANDE PUNTO INTERROGATIVO!
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