ANTONELLA MASCALI
I membri della Consulta hanno ricevuto una lettera che caldeggia la costituzionalità del legittimo impedimento. A scriverla è stato il loro collega Luigi Mazzella, lo stesso che a pochi mesi dalla decisione sul lodo Alfano, nel maggio 2009, ospitò nel suo appartamento il premier e il ministro della Giustizia
Non è servito a niente, come era prevedibile, aspettare che passasse il fatidico 14 dicembre, giorno della fiducia a Berlusconi. “Il clima politico surriscaldato”, per usare le parole del presidente della Consulta, Ugo De Siervo, è sempre rovente, e così gli alti giudici che l’11 gennaio discuteranno sul legittimo impedimento “ad premier e ministri”, continuano a ricevere messaggi sulla “delicatezza della decisione per le sorti della legislatura e del Paese”. I membri della Corte hanno anche ricevuto una lettera da parte di un collega, che è musica per le orecchie del Cavaliere.
La missiva, che caldeggia la costituzionalità dell’ultima norma ad personam, approvata per bloccare i processi di Berlusconi, è a firma di Luigi Mazzella. Quel Mazzella che a pochi mesi dalla decisione sul lodo Alfano, nel maggio 2009, invitò a cena nel suo appartamento romano, tra gli altri, il presidente del Consiglio, il ministro Alfano e il giudice Paolo Maria Napolitano, anche lui componente della Consulta. La posizione di Mazzella non è isolata. Qualcun altro della Corte vorrebbe la conferma del legittimo impedimento, facendo leva sulla temporalità di una norma che scade a ottobre 2011. C’è però chi pensa che la legge non sia incostituzionale solo se interpretata in un determinato modo, lontano da quello degli avvocati del premier, Ghedini e Longo o dell’Avvocatura dello Stato.
Se dovesse prevalere questo orientamento ci troveremmo di fronte a una sentenza interpretativa di rigetto. In parole semplici
Un’interpretazione simile l’ha proposta il 14 aprile scorso il “ pm famigerato”, come l’ha chiamato Berlusconi, Fabio De Pasquale, nell’udienza in cui i giudici del processo Mediaset hanno deciso di rivolgersi alla Consulta. “Possono due paginette scritte da un funzionario bloccare la funzione giurisdizionale? No”, si era chiesto e risposto il magistrato. Alla Consulta, tra i sostenitori di questa interpretazione del legittimo impedimento ad hoc, c’è chi pensa che una sentenza del genere rispetterebbe
da Il Fatto Quotidiano del 28 dicembre 2010
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