mercoledì 1 dicembre 2010

Il presidente dell'Enav disse "La Gdf fermerà il pm Capaldo"

LUIGI MARTINI

Una manovra di apparati, o qualcosa che così viene presentata e che comunque le somiglia molto, doveva addomesticare l'inchiesta sui fondi neri di Finmeccanica, sfilandola al magistrato che ne era e ne è titolare, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, costringendolo, almeno nelle intenzioni di chi l'aveva concepita, a liberarsi dell'indagine.

Il presidente di Enav,
Luigi Martini, e Lorenzo Borgogni, responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica e alter ego del presidente Pier Francesco Guarguaglini, che dell'operazione erano al corrente, ne discutevano compiaciuti al telefono, ignari di essere "ascoltati" dai carabinieri del Ros. E, ora, la trascrizione di quella conversazione diventa oggetto di una nuova inchiesta, trasmessa per competenza da Roma al procuratore di Perugia Giacomo Fumo, che dopo aver sentito Capaldo come parte lesa, ieri ha interrogato Lorenzo Borgogni, uno dei due intercettati, già indagato per frode fiscale nell'inchiesta Enav.

La telefonata e la "manovra", dunque. La conversazione tra Luigi Martini e Lorenzo Borgogni viene intercettata a inizio estate. Siamo nei giorni che precedono l'arresto per riciclaggio nell'affare "Digint" di Lorenzo Cola (8 luglio), consulente "nero" di Finmeccanica, del suo presidente Pier Francesco Guarguaglini e della moglie Marina Grossi, amministratore delegato di Selex sistemi integrati, la società controllata dalla holding che di Enav è da sempre main contractor.

In quelle settimane, in Finmeccanica, come in Enav, l'allarme è già altissimo perché, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali con cui si banalizzerà il coinvolgimento del Gruppo nelle vicende di Cola, è chiaro a tutti che su quell'uomo e sui segreti che custodisce si allunga minacciosa l'ombra dell'inchiesta di Capaldo e delle rogatorie bancarie che ha disposto a Singapore, in Svizzera, a San Marino. Insomma, il puntiglio con cui quel procuratore si è messo a seguire le tracce di Cola e dei suoi denari e lo scenario che si può spalancare sono un grosso problema. Luigi Martini, dunque, chiama Borgogni. Ha una "novità", gli dice. Molto presto - spiega - "a Capaldo arriverà una botta", che "lo costringerà a mollare l'indagine". Quella "botta", aggiunge, "è un'inchiesta della Guardia di Finanza" che, tecnicamente, "lo obbligherà a liberarsi del fascicolo" Finmeccanica. Borgogni se ne compiace.

Peccato, però, che in quei giorni di luglio non esista ancora alcuna inchiesta della Guardia di Finanza in grado di liberarsi dell'ostacolo Capaldo. Ma Martini, evidentemente, è molto bene informato. Perché
quell'inchiesta nasce due mesi dopo, il primo di ottobre, quando il Nucleo di Polizia tributaria di Roma consegna all'ufficio notizie di reato della Procura un'informativa che segnala irregolarità nei bilanci e negli appalti di Enav a Selex, società di Finmeccanica.

È un lavoro, quello del Nucleo, che parte curiosamente da un "anonimo". Che prefigura la corruzione dei vertici Enav da parte di Selex e il coinvolgimento delle società che da Selex ricevono commesse Enav in subappalto. Di più: è un lavoro che, altrettanto curiosamente, si sovrappone nei contenuti a quanto, nel frattempo, è andato acquisendo Capaldo, con i sostituti Rodolfo Sabelli e Giovanni Bombardieri, attraverso gli interrogatori di
Marco Iannilli (ieri sentito di nuovo per nove ore) e Lorenzo Cola. Il consulente, infatti, ha cominciato a parlare dal carcere. Ha accusato Paolo Prudente, direttore generale di "Selex" di "aver pagato gli amministratori di Enav per ottenere appalti". E ha accusato Borgogni di essere della partita con "società che a lui si riferivano - la "Renco", la "Auxilium", la "Simav", la "Aicon" e la "Corus" - che ricevevano appalti da Selex, emettendo in cambio fatture sovradimensionate". Insomma, quell'informativa depositata dalla Finanza è l'occasione per aprire una nuova indagine, con un'ipotesi di reato, la corruzione, in grado di attrarre, e quindi "neutralizzare", il fascicolo di Capaldo.

Un'indagine che, oggettivamente, portando con sé il veleno del sospetto, potrebbe far saltare i già precari equilibri degli uffici di piazzale Clodio
. Se tuttavia questo è il piano, l'esito si ritorce su chi lo ha architettato. Accade infatti che il procuratore Giovanni Ferrara affidi l'informativa della Finanza a Paolo Ielo, già pm di Mani Pulite. E che Ielo e Capaldo, con il contributo degli altri aggiunti e del procuratore, si confrontino, non senza momenti di comprensibile tensione, a carte scoperte. Salta così fuori la telefonata tra Martini e Borgogni. Si chiede conto al Nucleo tributario dell'origine dell'informativa. Quindi, i due magistrati decidono di procedere e lavorare insieme.

L'inchiesta sugli appalti Enav viene codelegata a Capaldo, che conserva il fascicolo Finmeccanica. Alle perquisizioni partecipano insieme Carabinieri e Finanza. La telefonata tra Martini e Borgogni viene trasmessa a Perugia. E una nuova domanda, ora, interpella i vertici di Enav e Finmeccanica: sanno come nascono l'anonimo della Guardia di Finanza e la "botta" a Capaldo? Sono forse stati della partita?

(01 dicembre 2010)

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