di Caterina Soffici
Proviamo a raccontarla così. Prendete un uomo di 39 anni, personaggio famoso, spesso su giornali e tv, dalle idee innovative che viaggia parecchio per lavoro, lo chiamano di qua e di là a tenere conferenze.
L’uomo ha successo, perché il suo prodotto è unico e va a ruba, eppure non è ricco. È un anarchico e vive come uno zingaro. Ai suoi fan piace anche per questo e per quel suo fisico esangue ed emaciato. Così se lo invitano come oratore a un seminario dove si parla proprio del suo originale prodotto, lui accetta di poter usare l’appartamento messo a disposizione da una giovane donna. Chi è costei? Non la conosce, è stata lei, un’avvenente bionda sulla trentina, ad averlo contattato via Internet e ad avergli offerto la casa. Cambierà addirittura i suoi programmi e tornerà un giorno in anticipo per vederlo. Si trovano a casa di lei, poi vanno a cena fuori. La serata si conclude con un incontro sessuale. In quel rapporto si rompe il preservativo, ma sul momento né lui né lei sembrano dar troppo peso alla cosa. Lui rimane a dormire quella notte e lei organizza per il giorno dopo una festa a base di gamberetti per lui.
Nel frattempo il 39enne va a tenere il suo discorso, dove tra il pubblico siede una 20enne che ha fatto il diavolo a quattro per intrufolarsi. Lo aveva visto poche settimane prima in tv e lo aveva trovato “interessante, ammirevole e coraggioso”. Tanto briga che alla fine dell’incontro riesce a farsi invitare al ristorante dove lui sta andando con gli organizzatori. Lei si fa notare, i due flirtano, lui le mette un braccio intorno al collo. Le promette che si rivedranno, ma ora deve scappare al party organizzato dall’altra, la quale tutta contenta commenterà su Twitter: “Ero seduta all’aperto, praticamente congelata, ma accanto alla persona più cool del mondo. È fantastico”.
Passano due giorni e la 20enne non si dà per vinta. Lo invita da lei, a pochi chilometri dalla città. Gli paga anche il biglietto del treno, perché lui non ha contanti. Quella sera finiscono a letto (con preservativo). La mattina dopo rifanno sesso, stavolta senza preservativo. Poi vanno a fare colazione mano nella mano e lei gli compra il biglietto del treno di ritorno. Fine della storia.
Che conclusioni trarreste? Che le due donne sono sessualmente disinibite e che l’uomo ha un forte appetito sessuale. Potremmo parlare anche di facili costumi, se foste moralmente interessati. O se fossimo un settimanale femminile potremmo aprire dibattiti del tipo: “Sì o no? Il dilemma del preservativo”, “Che fare quando è lui che non vuole usarlo?”, “Sesso la prima notte, è giusto?”. Ma parlare di stupro proprio no.
La storia non finisce qui. Perché qualche giorno dopo le due donne si parlano, scoprono di non essere state le uniche, ferite nell’orgoglio si rendono conto che forse il 39enne è un mandrillo e si preoccupano per i preservativi rotti o mancanti. Vanno dalla polizia per sapere se è possibile costringerlo a fare il test dell’Hiv. Una delle due decide di denunciarlo per molestie sostenendo che all’inizio il sesso era consensuale, “ma poi si è trasformato in abuso”. Il dossier finisce sul tavolo del procuratore generale che esclude l’ipotesi di stupro e archivia.
Se la storia finisse qui, rientreremmo ancora nella casistica da femminile di cui sopra, con sondaggi del tipo: “Se lo inviti a casa tua e lui non usa il preservativo è stupro?”, “Organizzeresti un party in onore del tuo stupratore?”. Invece la storia continua. Perché siamo in Svezia e qui giustamente la legge è molto a favore delle donne e si considera violenza “qualsiasi atto di costrizione correlato al sesso” (anche il mancato uso di un preservativo) e un secondo giudice (donna) decide che le accuse contro il 39enne sono fondate. Capi di imputazione: coercizione illegittima, molestia deliberata e stupro e la prima delle donne con cui ha fatto sesso, femminista radicale, parla di un uomo “con un’immagine distorta delle donne che ha un problema ad accettare la parola ‘no’”.
Se fossimo in una moderna riedizione del film degli anni Settanta “Processo per stupro”, istintivamente staremmo dalla parte delle donne. E potremmo anche sostenere che il fatto d’averlo invitato a casa non è un’attenuante, come non lo possono essere il fatto d’indossare minigonne, rientrare da sole la sera tardi eccetera.
Ma la storia finisce che interviene l’Interpol, con un mandato di cattura internazionale (quando la difesa sostiene che il caso si potrebbe chiudere con una multa di 715 dollari), il 39enne viene arrestato e si rifiutano di rilasciarlo anche dietro una cauzione di 200 mila sterline.
Ammettiamo pure che il 39enne sia un fanatico sessuale, un maniaco pedofilo o un killer seriale: tutta questa vicenda non suona un po’ strana? Con buona pace di tutte le femministe radicali del mondo.
1 commento:
AGGIUNGIAMO CHE IN SVEZIA LA SANZIONE MASSIMA PREVISTA PER QUESTO 'REATO' E' DI 750 DOLLARI. CHE CONCLUSIONI TRAETE?
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