di Paolo Flores d’Arcais
Gli studenti e i ricercatori che hanno occupato tetti e monumenti per impedire la controriforma Gelmini, hanno deciso di indire per martedì 14 dicembre una giornata di lotta dal titolo: “Sfiduciare Berlusconi per non essere sfiduciati”. Chiedono alla società civile di mobilitarsi insieme a loro, vogliono – giustamente – portare la lotta per il futuro del sapere e delle giovani generazioni fuori delle aule, perché il sapere e le nuove generazioni costituiscono oggi un problema drammatico per tutta la società italiana, mentre in presenza di un governo appena decente dovrebbero costituire una preziosissima e irrinunciabile risorsa. La scelta del giorno 14 dicembre ha un perché esplicito e polemico: nei due rami del Parlamento si vota la fiducia (sfiducia, speriamo), ma il movimento degli studenti vuole che sia una giornata di lotta anche e innanzitutto fuori del Parlamento. Considera infatti del tutto insufficiente l’opposizione che al regime di Berlusconi è venuta e viene nelle sedi istituzionali. Quella passata del Pd e quella presente, che vede la “new entry” del partito di Fini.
Gli studenti sono giustamente convinti che il governo sia ormai finito, anche qualora dovesse racimolare col mercato delle vacche qualche voto in più per tirare a campare. Ma sono ancor più consapevoli che l’alternativa a Berlusconi e al berlusconismo sia ancora tutta da costruire, ed esiga che di tale costruzione protagonisti siano in primo luogo la società civile coi suoi movimenti di lotte sociali. Hanno ragione. Senza lotte continue e intransigenti dei cittadini, Berlusconi troverà il modo di restare in sella. Cacciarlo dal governo non basta per porre fine al suo potere. Che è fatto di proprietà bulgara sul sistema televisivo,dileggi ad personam che garantiscono ai suoi crimini impunità, della neutralizzazione bipartisan della legge del 1957 sul conflitto di interessi, e di un sistema elettorale che fa rimpiangere la legge-truffa di democristiana memoria. Senza il venir meno di queste architravi del suo potere reale, Berlusconi potrebbe tornare a vincere, in elezioni che non sarebbero affatto democratiche. E puntare ad instaurare per via legale una vera e propria dittatura. Ecco perché la mobilitazione di piazza che gli studenti propongono è quanto di più civile e responsabile – anzi di improcrastinabile – se vogliamo che l’Italia si liberi davvero dalle macerie in cui il regime l’ha umiliata e prostrata. “Sfiduciare Berlusconi per non essere sfiduciati”.
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