mercoledì 1 dicembre 2010

La fragile unità del nostro paese


Domani si apre a Roma un significativo convegno sull'unità d'Italia, che vedrà - oltre al ritorno sulla scena pubblica di Dino Boffo - l'intervento di studiosi e del presidente del comitato per le celebrazioni, Giuliano Amato. Il promotore però non è lo Stato italiano. È il leader storico dei vescovi, Camillo Ruini.

Sono molti i segni dell'attenzione della Chiesa ai 150 anni. La presenza del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il 20 settembre scorso a Porta Pia, per la prima volta dal 1870. L'appello all'unità e a un federalismo solidale del nuovo capo dei vescovi, Angelo Bagnasco, ripetuto la settimana scorsa alla Camera, nell'incontro con ottanta parlamentari di ogni partito. Anche i giornali cattolici si occupano non solo dell'anniversario ma della discussione politico-culturale che vi è sottesa. Avvenire ha dedicato una serie di articoli alle sofferenze dei cattolici nel Risorgimento, ma senza accenti polemici. Il Messaggero di Sant'Antonio, uno dei periodici più diffusi d'Europa, dedica la copertina dell'ultimo numero ai 150 anni.

E anche un quotidiano concentrato sulle vicende internazionali più che su quelle interne italiane, come l'Osservatore Romano, mostra un'attenzione al dibattito sul Risorgimento e anche sulla Resistenza che non si spiega solo con la storia familiare del suo direttore Gian Maria Vian è nipote di Ignazio, che della Resistenza cattolica fu l'eroe: militante della Fuci con Moro e Andreotti, sottotenente dell'esercito, fu il primo a salire in montagna, sopra Boves: i nazifascisti uccisero il parroco del paese e impiccarono Vian a Torino.

La Chiesa considera da tempo superata quella frattura con lo Stato unitario che alcuni suoi zelanti interpreti vorrebbero riaprire l'Osservatore ha rievocato la decisione di Paolo VI, che sciolse i corpi militari proprio nel centenario di Porta Pia. Mostra un approccio sereno a fatti laceranti, che richiederebbero qualche revisione sul fronte laico: è vero che Pio IX dopo le iniziali aperture fu avversario dell'unificazione e della nuova Italia; è vero pure che da parte «piemontese» vi furono accanimenti ed eccessi, se si pensa che fu soppresso pure il convento di San Francesco ad Assisi, uno dei simboli dell'identità italiana.

Soprattutto, la Chiesa mostra di aver compreso che l'unità nazionale è davvero in pericolo, così come la coesione sociale. È paradossale che lo stesso timore non sia così diffuso tra i laici o nella società civile. Forse per non dispiacere alla Lega e per percorrere facili suggestioni revisioniste. Negli ultimi anni, tutte le secessioni europee sono riuscite, con esiti drammatici nei Balcani e comunque dolorosi in Europa centrale. Altri Paesi, come il Belgio, non riescono né a separarsi né a riunificarsi. L'idea delle gerarchie ecclesiastiche è che dividere gli italiani sia molto più difficile, ma forse non impossibile; e che la questione non vada sottovalutata. Paradossalmente, a salvare quel Risorgimento che fu fatto contro la Chiesa potrebbe essere proprio la Chiesa.

Aldo Cazzullo
01 dicembre 2010

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