La notte nel silenzio ha il rombo dell'insonnia, che senza ragione obbliga a rimanere svegli. La luce soffusa dell'abatjour diventa un faro incandescente che inesorabile disturba il sonno dell'altro. Desisti alla tentazione di accenderla e resti immobile con le palpebre bloccate in alto ascoltando le tue fantasie.
Scegliere fra il tepore del letto e il trasferirsi altrove diventa tormento, e si rimpiange l'estare al freddo dell'inverno . Nel buio le ombre danzano sulle pareti illuminate da raggi di luna, che filtrano caparbi attraverso l'unica fessura socchiusa dell'imposta. La mente inizia a inseguirle in un gioco di forme inesistenti, si inventano nomi e irreali scenari. Storie rocambolesche che sfianchino l'immaginario pur di scacciare via i veri fantasmi dell'io.
Poi si sorride sconfitti a un sonno che non vuole impadronirsi di una mente irrequieta . Inutile restare immobili a inventare figure retoriche, in fondo la vestaglia è soffice e cada.
Il silenzio della casa accoglie in un abbraccio di quiete. Ogni cosa è esattamente al suo posto, però appare diversa. Impersonale, fredda nella statica attesa del giorno per riprendere il calore di una forma. Forse è questo il momento per intonare "nessun dorma".
Quante notti, nelle vesti di complici amiche, passate ad accordare canti stonati. Tutti insieme nel stroncare silenzi infiniti sotto la luce di pochi discreti lampioni. Allora non era l'insonnia a snobbare il caldo delle coperte, era un giorno che durava più a lungo, era voglia di vivere.
E ritornano alla memoria i colori del buio, schiariti a tratti dalla luce fissata su pali o dai fari di un'auto in corsa. I sorrisi brillavano, perle luminose e intriganti verso una luna che ricambiava ammiccando serena.
Le foto, se ricordi dove le hai messe forse animerai i ricordi. Le sfogli con lentezza, come a fare dispetto a un tempo che è andato di fretta. Quei volti li osservi, uno a uno, li chiami per nome, ne ricordi la voce di ognuno. Sorridi a quella età che permetteva di intonare canti stonati rallegrando l'insonnia a chi non riusciva a dormire.
Se qualcuno cantasse per strada, ti uniresti a quel coro, ma è meglio tornare a quel caldo tepore, il tempo delle serenate appartiene al passato remoto.
4 commenti:
Firenze di notte. Bella fotografia. Le riflessioni di Francesca inducono a pensare e a ricordare. Io mi ci ritrovo pienamente, dal versante maschile, ovviamente. Leggete e meditate.
Bellissimi pensieri.
Ciao Luigi,
grazie per avere pubblicato questo mio scritto sul Tuo blog.
Ti ci ritrovi dal punto di vista maschile significa che... cantavi meglio di me?? :DDDDD
Naaaaaaaaaa.. impossibile!
;-) CANTAVO CON VOCE BARITONALE! ED ERA IN OTTIMA COMPAGNIA! ;-)
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