Il debito con l'Svp, che si è astenuto sulla fiducia, è saldato. Almeno è questo l'accusa delle opposizioni. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che modifica la disciplina del Parco nazionale dello Stelvio smembrandone la gestione sin qui unitaria a favore delle amministrazioni locali. Il passaggio, fortemente gradito alla provincia autonoma di Bolzano, per stessa ammissione della Svp era stato promesso da Berlusconi agli autonomisti altoatesini in cambio dell'astensione in occasione del voto sulla mozione di sfiducia dello scorso 14 dicembre. "Non ci hanno detto se votate la fiducia vi daremo questo o quell'altro ma è vero - aveva ammesso la settimana scorsa il leader della Sudtiroler Volkspartei, Luis Durnwalder - che su due o tre cose ci sono state trattative con Tremonti e Calderoli".
A nulla sono valse le proteste dell'opposizione e neppure l'accorata lettera-appello indirizzata ieri a Palazzo Chigi da tutte le più importanti associazioni ambientaliste. Nel nuovo assetto delineato dal decreto approvato stamane, le province autonome di Trento e di Bolzano,
Una scelta che il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo non ha condiviso. "A questo punto - dichiara il senatore del Pd Luigi Zanda - lei non dovrebbe dimettersi solo dal Pdl ma anche da ministro, visto che la sua linea è stata sconfessata".
"La decisione del Consiglio dei ministri di obbedire al diktat della SVP a smembrare uno dei più antichi parchi nazionali per affidarlo alle province è una ferita all'ambiente gravissima", dichiarano i senatori del Pd Roberto della Seta, Vincenzo De Luca, Francesco Ferrante e Daniela Mazzuconi, della commissione Ambiente di Palazzo Madama. "Berlusconi, Fitto e Frattini - sottolineano i sentori - hanno voluto procedere nonostante l'opposizione del Ministro Prestigiacomo e del Consiglio regionale della Lombardia, che proprio ieri ha approvato un ordine del giorno del Pd contrario a questa scelta, perche' hanno voluto pagare un debito di riconoscenza alla SVP che si è astenuta sulla fiducia al loro governo. Oltre tutto, la norma, è chiaramente anticostituzionale perché nella nostra Costituzione le competenze in materia di Ambiente sono affidate allo Stato mentre questa decisione di fatto le provincializza creando così un vero e proprio vulnus costituzionale e un grave precedente''.
"Ora - concludono i senatori Pd - viene meno l'unitarietà della gestione del Parco e magari qualcuno in Trentino Alto Adige potrà coronare il proprio sogno di aprire le porte dei parchi ai cacciatori. Uno scempio ambientale per uno scambio politico, una forma forse ancor più grave di compravendita di voti e di degrado etico del modo di fare politica berlusconiana".
Ma in realtà la vicenda dello Stelvio apre una ferita (l'ennesima) anche all'interno del Partito democratico con la risentita precisazione della parlamentare altoatesina del Pd Luisa Gnecchi. "Per il futuro del parco mi fido più del governatore Durnwalder, anche se è un cacciatore, che del governo Berlusconi e del ministro Prestigiacomo che proprio oggi non ha votato con la maggioranza e ha lasciato l'aula", ha commentato la deputata difendendo lo smembramento. "Non temo confronti - ha inistito - L'Alto Adige ha sempre dimostrato di tutelare il territorio meglio di qualsiasi altro ente, mi fido più di Bolzano, Trento e Milano che di Roma che nel bilancio 2010 non ha stanziato nemmeno un euro per il parco nazionale dello Stelvio".
Critiche simili a quelle dei membri democratici della commissione Ambiente del Senato erano state avanzate anche nella lettera del cartello ecologista al governo. "Siamo estremamente preoccupati - scrivevano tra gli altri Wwf, Legambiente, Lipu, Federparchi, Cai e Tci - e contrariati dall'idea di un Paese che, per effetto di un decreto deciso ed approvato in modo sicuramente troppo frettoloso, decide di cancellare settantacinque anni di gestione unitaria di un patrimonio naturalistico montano di indiscussa eccellenza e notorietà anche internazionale qual è il Parco Nazionale dello Stelvio". "Lo Stelvio è Parco Nazionale perchè rappresenta - sottolinea il documento - un elemento irrinunciabile del paesaggio naturale e culturale del nostro Paese, come tale esso è riferimento per l'intera comunità nazionale, ed è anche una tessera fondamentale delle aree naturali protette che compongono il sistema sovranazionale delimitato dalla Convenzione Internazionale per
"Una simile decisione - denunciavano ancora le associazioni - avrà sicuramente una ricaduta internazionale sull'immagine e sulla credibilità dell'Italia: in oltre un secolo di storia dei parchi nel nostro Continente, non è mai accaduto che un Paese cancellasse, di fatto, un Parco Nazionale".
(22 dicembre 2010)
1 commento:
BASTERA' CHIAMARLI FIGLI DI P...NA? NO, NON BASTA. PER ME NON SONO ITALIANI EXTRA-COMUNITARI INFILTRATI IN ITALIA, CON LA COMPLICITA' DEI GOVERNI. FA...LO!
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