De Siervo nuovo presidente (per un voto)
di Antonella Mascali
In piena crisi di maggioranza e con manovre in corso per evitare il voto anticipato, gli alti giudici non devono “turbare” l’inquilino di Palazzo Chigi. Se perdesse lo scudo processuale, tornerebbe a essere un imputato contumace. Non mancano anche i messaggi velati perché questa volta, dovendo decidere su una legge a tempo, si adegui alla “volontà parlamentare” . Emblematica l’elezione a presidente di Ugo De Siervo, indicato nel 2002 dal centrosinistra. Ieri è avvenuta con un solo voto di scarto, eppure fino a qualche giorno fa era data per automatica, secondo la prassi consolidata dell’anzianità di carica. Invece ci sono volute tre votazioni perché De Siervo fosse eletto.
Il suo contendente, Alfonso Quaranta, ha avuto sette preferenze, contro le otto del neoeletto.
Insomma alla Corte c’è stato un tentativo di togliere la presidenza a un giudice “comunista”, secondo il Berlusconi pensiero, per darla a un giudice molto stimato dal centrodestra. Quaranta, ex capo di gabinetto del ministro pluri inquisito Remo Gaspari e con un figlio, Alessio, nominato all’Enac, a giugno 2009 dalla Presidenza del Consiglio, se ce l’avesse fatta, avrebbe scavalcato in un colpo solo tre colleghi: De Siervo, Paolo Maddalena e Alfio Finocchiaro.
Tensioni interne e clima oppressivo
IL NEOPRESIDENTE cerca di minimizzare la spaccatura dentro
E lo stesso De Siervo rilascia dichiarazioni che suonano come un’ammissione di un clima oppressivo attorno e dentro
Gli ultimi dei Mohicani
DE SIERVO si toglie un sassolino appuntito anche con i colleghi. Riferendosi alla sua sofferta elezione, dice: “Può anche essere che una parte contraria dei voti sia andata alla mia persona per disistima, forse perché da qualcuno sono tacciato di essere un pierino e di non concedere molto in camera di consiglio. Poi, certo, può esserci anche l’onda lunga di tensioni esterne”. E aggiunge: “Io e Maddalena (Paolo Maddalena, che ha nominato vicepresidente, ndr) siamo gli ultimi dei Mohicani perché è la terza volta che decidiamo su cause delicate”, riferendosi alle decisioni della Corte sui “lodi” Schifani e Alfano (bocciati) e su quella che dovranno prendere rispetto al legittimo impedimento “ad premier”, evidentemente quando il suo destino politico sarà più chiaro.
Berlusconi dunque può accantonare, almeno ancora per un po’, l’incubo dei processi milanesi Mediaset, Mills e Mediatrade. Ma il rinvio dell’udienza a gennaio sarà apprezzato anche dal Quirinale che, dal suo punto di vista, vuole evitare facili polemiche istituzionali. Non a caso due settimane fa si è rivolto al Csm appellandosi “al senso di responsabilità”, riferendosi alle pratiche a tutela dei magistrati insultati da Berlusconi. Ieri l’ha ascoltato
1 commento:
NON C'E' CHE DIRE: STIAMO MESSI PROPRIO MALUCCIO.
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