FEDERICO GEREMICCA
Le Borse che tremano, i partiti che tramano,
Non tocca ai partiti, dunque, fissare la data delle elezioni; non tocca a loro stabilire se, come e quando sciogliere le Camere. E non tocca a loro nemmeno - Costituzione alla mano - indicare il nome del futuro ed eventualissimo nuovo presidente del Consiglio. Il Colle stavolta ha scelto la via soft della nota super ufficiosa («Negli ambienti del Quirinale si apprende...») perché non è questo il tempo di nuovi bracci di ferro e di ulteriori scontri. La parola d'ordine, anzi, è raffreddare il clima, abbassare la tensione e affrontare con calma e responsabilità l'atteso passaggio parlamentare del 13 e 14 dicembre. Certo che se altri dessero una mano...
La data fatidica dunque si avvicina e al Colle si annotano i segnali distensivi (pochi) e i continui lanci di benzina sul fuoco (molti e quotidiani). Tra i primi vanno annoverati - nulla ancora d'ufficiale, s'intende - il possibile slittamento a gennaio della decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, questioni sentitissima dal premier e fonte di sospetti e nervosismi. La coincidenza col dibattito parlamentare (
Nella sostanza, una soluzione poteva (può) esser celata proprio nella contestualità non perfetta dei dibattiti e delle votazioni che avranno luogo al Senato e alla Camera il 13 e il 14. La prima aula a votare sarà quella di palazzo Madama, dove è certo che il premier otterrà una larga fiducia. A quel punto (ed evitando il voto di sfiducia praticamente certo dell'aula di Montecitorio) Berlusconi potrebbe salire al Colle per riferire al capo dello Stato la situazione, dimettersi e prospettare - però - l'intenzione di provare a formare un nuovo governo: in un caso così, un reincarico largamente possibile, se non addirittura certo. Ma Berlusconi (nonostante le insistenze di Gianni Letta, consigliere del quale il premier pare fidarsi sempre meno) non sembra intenzionato a seguire questa via, preferendo - come al solito - il muro contro muro.
Se nulla accadrà nella settimana che sta per aprirsi, dunque, in campo non resteranno che le compravendite di deputati, il voto della Camera praticamente al buio e possibili tensioni al momento difficili da immaginare. E in un caos fatto di minacce di elezioni, speranzedi governi tecnici e parole a vuoto, toccherà a Napolitano indicare la via. Saranno giorni certo non facili per il presidente: un presidente - questa è la sensazione - che alcuni temono forse troppo e nel quale altri forse sperano ugualmente troppo...
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