sabato 25 dicembre 2010

L’opposizione quella vera


di Paolo Flores d’Arcais

Il regime progetta il fascismo per via legale. Questo annunciano la repressione preventiva di Gasparri e le minacce “stile mafia” di Berlusconi a magistrati e Corte costituzionale. Per impedirlo, le cosiddette opposizioni progettano una definitiva sconfitta: questo annunciano il capo chino del Terzo polo, le dispute da capponi della nomenklatura Pd, le reazioni dei vertici Idv all’esplodere della questione morale. Con queste “opposizioni”, il percorso verso il fascismo legale del Putin di Arcore è in carrozza.

Per fortuna che un’altra opposizione c’è. Vera. Sempre più forte, per radicamento e ampiezza. L’altroieri è scesa in piazza con un’intelligenza che ha stupito anche i più inossidabili corifei di regime. Manifestando nelle periferie popolari, dove vivono i cittadini veri – non i simulacri di plastica e paillettes dei minzolini e altri bruno-vespa – gli studenti hanno realizzato la mossa del cavallo, quella che negli scacchi spiazza l’avversario e rovescia una partita. Sono sfilati tra gli applausi degli automobilisti, imbottigliati per la manifestazione ma solidali anziché “imbufaliti”. Aprivano il corteo con uno striscione che chiedeva lo sciopero generale, la stessa richiesta avanzata dalla Fiom di Landini nella gigantesca manifestazione del 16 ottobre.

Non a caso. È con quella manifestazione che comincia a realizzarsi la nuova opposizione civile. La novità è questa: lotte sociali, perché radicate in una condizione ben identificabile (gli operai contro il tentativo di Marchionne di far regredire verticalmente le condizioni di lavoro, gli studenti contro una “riforma” dell’università che azzera il diritto allo studio), ma capaci di farsi catalizzatori per rivendicazioni più ampie, di diritti per tutti. Dunque, movimenti civili che nella radicalità della lotta costruiscono alleanze programmatiche sempre più larghe. Quello che dovrebbero fare i partiti di opposizione, autoridottisi invece a larve.

Solo la lotta di questi movimenti può liberarci dal regime. Purché capaci di sinergia, e di non sfuggire il problema che ha fin qui regalato alla casta di “opposizione” la rendita monopolistica sul terreno elettorale. Ovvio il pericolo che una partecipazione elettorale omologhi i movimenti e li trasformi in trampolino per nuove nomenklature. Ma senza una proiezione politica che renda la società civile protagonista anche nelle urne, la cosa pubblica continuerà a restare per i partiti “cosa loro”, e le lotte una grande esperienza esistenziale, ma in un’Italia di macerie.

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