martedì 28 dicembre 2010

Ma io dico: Attenti ai “moralizzatori”


C’è una questione morale in Idv; così dicono De Magistris, Alfano e Cavalli. Scilipoti e Razzi “si sono venduti, quantomeno moralmente, in virtù di altri interessi rispetto alla politica e al bene pubblico”; e poi “Lo scandaloso caso Porfidia, inquisito per fatti di camorra” e “il fumoso Pino Arlacchi, che dopo essere stato eletto con l’Idv e solo grazie all’Idv, ha salutato tutti con un misero pretesto ed è tornato con le orecchie basse al Pd”. E Di Pietro deve fare qualcosa; e se non lo fa lui ci pensano loro, i moralizzatori: “Si faccia aiutare a fare pulizia. Ci lasci lavorare”.
Che vuol dire “ci lasci lavorare”? Qualche iniziativa dei moralizzatori è stata respinta da Di Pietro? Solo Di Pietro ha il diritto di affrontare la questione morale? O chiunque può “lavorare” (collaborare) per risolverla? Perché la “questione morale” si risolve con la collaborazione dei “morali”: tutti insieme identificano i “non morali” e li sbattono fuori. E questo è proprio ciò che è stato fatto in Idv. Ma forse “ci lasci lavorare” ha un altro significato: Di Pietro non è stato capace di risolvere “la questione morale” di Idv; si faccia da parte e “lasci lavorare” noi che invece siamo capaci assai. Se è così, va detto che la fiducia in se stessi è una bella cosa; la presunzione un po’ meno.

Naturalmente anche in Idv ci saranno un sacco di “immorali”; il problema è trovarli. Certe volte è facile, altre più difficile. Trovare Porfidia, per esempio, “inquisito per fatti di camorra” è stato facile. Idv apprende che costui è indagato per violenza privata con aggravante mafiosa il 7/1/2009; in quella stessa data lo caccia dal partito e dal gruppo parlamentare; e Porfidia va a ingrossare le file del Gruppo Misto. A che pro citarlo come esempio di lassismo nei confronti della “questione morale”? In realtà, ma i moralizzatori non lo dicono, Idv ha una regola formale: i rinviati a giudizio sono buttati fuori e non più candidati (ma c’è un’eccezione); per gli iscritti nel registro degli indagati si decide caso per caso. E Porfidia fu buttato fuori quando si seppe dell’iscrizione come indagato. Si poteva fare di più?

Poi ci sono Arlacchi, Razzi e Scilipoti. E qui delle due l’una. Se i moralizzatori hanno la sfera di cristallo si accomodino, la “Commissione per la soluzione della questione morale di Idv” gli appartiene di diritto. Altrimenti tacciano. Cosa li autorizza a credersi in grado di valutare i candidati meglio di Di Pietro? Ovviamente nulla: esperienza politica minore; preparazione professionale (alludo ai trascorsi in magistratura) al massimo analoga (il solo De Magistris).

Scendiamo nel concreto. Arlacchi. Hanno provato a consultare Wikipedia? Un curriculum impressionante. Esperienze professionali a livello internazionale di altissimo livello (sottosegretario generale delle Nazioni Unite, direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo delle droghe e la prevenzione del crimine), un candidato da leccarsi i baffi. Dal Pds veniva e al Pd è tornato; non proprio un transfugo venduto e corrotto. Cosa avrebbe dovuto fare Di Pietro? Chiedergli un impegno a non cambiare idea? Ma andiamo.

Scilipoti e Razzi. Ma i moralizzatori lo sanno perché si sono “venduti”? Lo sapevano che eranoentrambi indagati, Scilipoti per calunnia e falsità in scrittura privata (Procura di Barcellona Pozzo di Gotto) e Razzi per appropriazione indebita di contributi destinati alla Regione Abruzzo (Procura di Lucerna)? Perché nessuno in Idv lo sapeva. Altrimenti, proprio come è capitato a Porfidia, sarebbero stati buttati fuori. Eccola la loro alta motivazione: la garanzia della poltrona. Idv gliela avrebbe sfilata da sotto il sedere e loro si sono premuniti per tempo: dopo un favore così B. gliela garantirà a vita. Adesso i “moralizzatori” questa cosa la sanno; perché non pensano che Scilipoti e Razzi sono la prova che in Idv non c’è una “questione morale”, che proprio per questo i due se ne sono andati, perché per gli “immorali” (e figuriamoci per i delinquenti) in Idv non c’è posto.

Certo, una prima garanzia potrebbe essere costituita dall’alt ai candidati scelti in base ai voti che si portano dietro; se si bada alle persone e non ai voti, vecchi arnesi corrotti o corrompibili è più difficile che si imbarchino. E poi bisogna scoprirli per tempo. Chiunque può aiutare. Un bell’elenco di indagati e di rinviati a giudizio aiuterebbe. Anche motivata sfiducia su questo o quell’altro candidato, apparentemente irreprensibile, gioverebbe molto. Soprattutto ai “moralizzatori”. Perché, quando e se i vertici di Idv rispondessero a queste sollecitazioni: “Non se ne parla nemmeno, questo e quello hanno la nostra piena fiducia”; e quando e se i segnalati si rivelassero concretamente “immorali”; ecco, allora i “moralizzatori” avrebbero diritto di chiedere la testa di qualcuno. Ma, per il momento, potrebbero riflettere sul fatto che un’eccezione al principio che chi è rinviato a giudizio non deve essere candidato in Idv (e, se ne fa parte, deve essere buttato fuori) è stata fatta. Una sola: riguarda De Magistris.

Il Fatto Quotidiano, 28 dicembre 2010

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

ERA ORA, VIVADDIO, CHE QUALCUNO FACESSE CHIAREZZA! SE POI QUALCUNO NON SA CHI SIA BRUNO TINTI, IL METODO E' CHIARO: CERCARE IN GOOGLE!