di Gianni Barbacetto
Nella Prima Repubblica si faceva ma non si diceva. Adesso lo si rivendica: non soltanto il bunga-bunga, ma anche il rito spartitorio della lottizzazione. Ad aprire le danze è stato il potentissimo assessore alla sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani: “Il volume del voto deve determinare i direttori generali, proposti dalla maggioranza in quote relative a quanto espresso dai cittadini: questa è l’essenza del federalismo”.
Così ha parlato il cardiologo di Umberto Bossi, che ha precisato: “La spartizione, invece, non è indicata dal popolo, è vittima di una logica di potere”. Capito? Tot voti, tot poltrone negli ospedali e nella sanità pubblica. Se lo fa, in Campania o a Roma, Clemente Mastella, è “spartizione”, è “logica di potere”; se invece lo fa
Bresciani e i leghisti fanno finta di non capirlo, ma questo si chiama lottizzazione, non federalismo. Ed è la vecchia, eterna logica spartitoria dei partiti. Quella che spingeva il consuocero di Mastella a urlare al telefono (intercettato): “Ma non teniamo un ginecologo nostro a cui dare questo incarico?”.
Oggi
Bresciani vuole spezzare il quasi monopolio ciellino, ma invece di pretendere nomine di manager competenti, capaci e di valore, esige 18 poltrone per
Un manuale Cencelli in salsa padana. Che non cambia le logiche fino a ieri imposte dal “Faraone” della sanità lombarda, quel Giancarlo Abelli per decenni braccio destro di Formigoni negli ospedali. Cambia solo le quantità: meno spazio a Cl, più poltrone al Carroccio. La stessa battaglia – ricordate? – di Bettino Craxi nei confronti della Dc. Oggi, quella del medico di Bossi è la sortita finale di un conflitto aperto da mesi dalla Lega.
A primavera Bresciani si era opposto alla proposta di Giancarlo Cesana (uno dei fondatori di Comunione e liberazione) di far gestire l’immenso patrimonio immobiliare del Policlinico di Milano da Infrastrutture Lombarde (società pubblica regionale controllata da uomini di Cl). Poi aveva bocciato il piano socio-sanitario di Giulio Boscagli (assessore alla solidarietà sociale, nonché ciellinissimo cognato di Formigoni) che voleva togliere l’assistenza dei malati cronici all’assessorato alla sanità per affidarla all’assessorato di Boscagli. Battaglie sacrosante, che finalmente cercano di fermare lo strapotere di Cl in Lombardia; ma lasciando intatta la logica spartitoria, la scientifica occupazione dei posti della nuova partitocrazia padana.
I cittadini chi sceglierebbero, tra un papavero di Cl e uno targato Lega? Forse preferirebbero un direttore generale competente, un primario bravo.
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