Paolo Guzzanti e i corteggiamenti del Cav
di Luca Telese
Nel giorno della sfida finale, per 24 ore, è stato considerato il possibile ago della bilancia del voto sulla sfiducia. Inseguito dai giornalisti di mezzo mondo, capace di dosare rivelazioni, indiscrezioni, colpi di scena, beffe mediatiche. Forse – ma lui nega – in alcuni momenti autenticamente incerto. Capace di tenere (discretamente, come vedremo) in apprensione i figli. Di sicuro corteggiato (come lui racconta) da tutti i proconsoli del Cavaliere. Paolo Guzzanti il 14 alla fine ha votato la sfiducia. Ma oggi ammette di aver accreditato anche l’idea contraria (un po’ alla Jannacci, per vedere l’effetto che fa). E un po’ per accendere i riflettori sulla sua battaglia personale.
Paolo, confessa, ci hai preso in giro?
Assolutamente no.
Ti sei giocato lo stipendio al Giornale, allora?
Preferirei che tu non facessi battute su questo.
Il Corriere della Sera ti ha fatto un’intervista per sapere se stavi mettendo in ballo il tuo stipendio nel quotidiano di Feltri e Sallusti.
È per colpa tua, perché questa questione è saltata fuori nel tuo programma, In Onda.
Non è colpa mia se Sallusti, che era ospite, ha raccontato che non credeva che avresti votato la fiducia...
...era libero di farlo.
E che sarebbe stato felice di rinnovare il tuo contratto di collaborazione.
Ammesso e non concesso che fosse un condizionamento, ti dico questo, e poi non un parola in più: se il mio contratto fosse rinnovato malgrado io abbia votato la sfiducia, al Giornale dimostrerebbero di essere dei veri galantuomini.
Resta il fatto che hai lasciato il Pli. Davvero eri in contrasto con De Luca perché lui voleva sfiduciare Berlusconi?
No, due balle, almeno in questi termini.
Ma come, non ti sei dimesso dal partito?
No. O meglio, sì. Ma sono pronto a lanciare la sfida al congresso, dove conto di diventarne segretario.
Dici sul serio?
Il mio blog è passato a 10 mila contatti al giorno. E ci sono circa 400 commenti a botta, la maggior parte giovani, che sognano un partito liberale moderno, pluralista.
Ma non eri convinto che fosse già così? Eri amico di De Luca!
Sì. Anzi, non del tutto. Io avevo costruito visibilità mediatica sul mio voto prendendo iniziative politiche. Lui si è messo a fare casino per arraffare un po’ di visibilità.
Lui voleva che tu votassi contro.
Io avevo già deciso di votare contro, ma non ho mai cambiato idea. Ho fatto intendere il contrario per vedere cosa accadeva, senza mai ripensarci.
Avevi chiesto a Berlusconi un impegno sulla legge elettorale e sulle privatizzazioni! Ti ha persino risposto in Parlamento: “Ai miei amici liberali dico...”, e si riferiva a te.
Sì, ma non ha preso nessun vero impegno.
Vi siete parlati in pieno Transatlantico!
Sì, ma per puro caso.
Ci devo credere?
Lui parlava ai giornalisti, io pure, anche se molti meno. Gli suono quasi andato a sbattere contro.
Ci devo credere?
Mi ha detto: ‘Paolo, devi credermi, io ho sempre seguitato a volerti bene...’.
Affettuoso.
Credo che in quel momento fosse convinto che io votassi per lui.
Ahia. Cosa gli hai risposto?
Ho sempre sottolineato, anche nei miei libri, la simpatia umana che ho per te, criticandoti ferocemente e attaccandoti politicamente.
E lui?
Mi fa: ‘Tu mi attacchi per l’amicizia con Putin, ma io credo davvero che Vladimir sia un uomo diverso da quel che tutti pensano’.
Oddìo, l’ha detto a te, che lo vorresti processato come Milosevic!
Il bello è quello che ha aggiunto dopo: ‘Mi piacerebbe fartelo conoscere a cena, se capiterà l’occasione, quando viene a Roma’.
E tu?
Ero incredulo: Silvio insisteva: ‘Perché no? Credo che se lo vedessi e ci parlassi, ti renderesti conto. E anche il presidente russo è un uomo perbene. Posso invitarti?’
Cosa gli hai risposto.
Avrei dovuto dire: mi porto la cena da casa, e rifiuterò un tè al polonio. Invece ho detto: ‘E perché no? Potrei fare qualche domanda interessante a Vladimir...’.
Ma no mi vorrai far credere che nessuno del centrodestra ti ha contattato?
Non l’ho mai detto. Sono stato bombardato di telefonate dal mio amico Mario Pepe.
Eccolo! il bounty killer di deputati incerti...
Sì, ma con lui avevo un rapporto. Pensa che volevo che diventasse liberale.
Cosa ti ha detto?
È stato affettuoso, ha tentato la carta della mozione degli affetti. Aiutaci, in nome dei vecchi tempi, aiutaci che ti aiuti...
Cioè?
Ha detto: ‘Se Silvio perde si scioglie il Parlamento e restate tutti a casa’.
Alla faccia della pressione affettuosa.
Ha provato a farmi notare una cosa che è politicamente possibile.
Poi hai preso anche un caffè con Verdini.
Se uno se ne va alla galleria Alberto Sordi, di certo non pensa di passare inosservato.
E lui cosa ti ha detto?
(intona parlata fiorentina) ‘Oh Paolinoòòò! Devi darci una mano, siamo tutti nella merda’.
Adesso invece, te ne vai al vertice del terzo polo.
Ridendo e scherzando abbiamo cento parlamentari, 80 solo alla Camera.
Fini è stato battuto?
Secondo me no.
La battaglia ti ha cambiato?
Ho scoperto un amico, Giorgio
E Rutelli?
Nel momento del dubbio mi ha mandato un sms: ‘Guz, ma che, davero davero...?’.
E tu?
A Francè, ma che te sei ammattito? Eh eh...
E a casa? Pressioni terrificanti?
Nemmeno una parola prima del voto. Poi messaggi entusiastici di Corrado e Caterina, in inglese.
Ma perché?
Perché siamo così, noi Guzzanti. Aristocratici e liberali quando si sceglie. Affettuosi dopo.
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