Nicola D’Angelo, commissario Agcom e magistrato fuori ruolo
“Ma scusi, che dovevo fare secondo lei? Andare in giro e dire a tutti: guardate come sono bravo, guadagno solo 15 mila euro al mese e gli altri 7 mila invece li lascio allo Stato. C’è gente che li vede solo dopo un anno di lavoro 15 mila euro. Mi ritengo un super privilegiato, ho agito in coscienza e basta, non sono certo un eroe”.
Nicola D’Angelo, commissario dell’Agcom e magistrato fuori ruolo, è un’anomalia italiana. Quando lo hanno applicato all’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni ci ha pensato un po’ e poi ha deciso: due stipendi per fare un lavoro soltanto sono decisamente troppi. E così, dallo scorso mese di agosto, ha rinunciato al suo compenso da togato.
Tecnicamente non è neanche stata una cosa tanto semplice, giusto?
In effetti rifiutare lo stipendio da magistrato è stata un po’ una forzatura da parte mia. Ho dovuto presentare un’apposita istanza, attendere l’ok dei superiori, combattere un po’ con l’inevitabile burocrazia dei nostri uffici. Perché il percorso agevolato è quello che prevede il doppio compenso. Quella è la norma, la mia scelta invece è un’eccezione.
Reazioni dei colleghi dopo il bel gesto? Lei rovina la piazza, se ne renderà conto.
Bè, qualche commento sarcastico c’è stato, ma non se ne può più di gente che predica bene e poi non fa nulla per rispettare questo Paese. E comunque la mia scelta non ha niente di speciale, in realtà non ne ho mai parlato con nessuno pubblicamente. Neanche con Report.
Ma se l’abbiamo sentita tutti dire al suo intervistatore che lei era l’unico in Italia ad aver detto no al compenso bis.
Quando Bernardo Iovene è venuto a intervistarmi io non ho detto proprio nulla. Poi, controllando gli elenchi, evidentemente si sono accorti che avevo uno stipendio solo. E allora mi hanno ritelefonato per capire come mai. É andata esattamente così, e non ho concesso una seconda intervista per confermare il dettaglio, ci siamo solo sentiti per telefono: quello è andato in onda.
Però perché tutta questa timidezza, scusi? Magari qualcuno potrebbe imitarla: facciamole pubblicità.
La vedo dura, nessuno mi ha seguito finora. E poi il problema grosso è un altro secondo me.
Dica pure.
Lo scorso marzo il ministro delle finanze Giulio Tremonti ha tagliato del 10% gli stipendi dei magistrati colpendo soprattutto quelli che stanno a inizio la carriera. Per loro sono peggiorate anche altre condizioni importanti sul lungo periodo, come gli scatti d’anzianità, e invece nulla è stato modificato proprio sulla questione dei doppi stipendi. Si poteva intervenire sul punto invece di infierire sulle nuove leve.
Se in tutta la pubblica amministrazione fosse obbligatorio mantenere un solo compenso, il risparmio risulterebbe consistente.
Specie a livello dirigenziale. Capisce, i miei 15 mila euro netti mensili sono già tanti, ma arrivare a 22 mila era veramente troppo. Così oggi lo Stato, solo con me, ha 200 mila euro in più da spendere nella giustizia ogni anno. Se la rinuncia diventasse obbligatoria anche per gli altri colleghi, la differenza si noterebbe eccome. Perché, lo ripeto, siamo comunque e sempre dei privilegiati, con lo stipendio alto e garantito. Uno basta a avanza.
Ma sua moglie che ne pensa? Dica la verità.
La mia famiglia mi sostiene. Giuro.
C.P.
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