mercoledì 29 dicembre 2010

SCOMMESSE IN LEGA PRO, L’OMBRA ADELLA CAMORRA



Nel mirino il gruppo Intralot, sede in Grecia e attività in 50 Paesi nel mondo, sbarcata in Italia nel 2007
Dove gestisce circa 600 punti vendita

di Antonio Massari

“Durante la stagione calcistica 2008/2009, il nostro circuito, non ha accettato scommesse sul campionato di serie C”. È il 22 novembre quando Bruno Lener, 47enne calabrese di Vibo Valentia, viene sentito (come persona informata sui fatti) dal pm napoletano Pierpaolo Filippelli. Lener è il direttore commerciale della “Intralot”, gruppo che si occupa di scommesse sportive, ha sede in Grecia ed è presente in 50 nazioni, tra cui l’Italia, dove è sbarcato nel 2007. La procura di Napoli – i pm Filippelli, Claudio Siragusa e il procuratore aggiunto Rosario Cantelmo con l’ausilio del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Torre Annunziata – stanno concentrando l’indagine su Intralot per comprenderne i legami con la camorra. In ballo non c’è soltanto il giro di scommesse sulle partite di calcio: c’è la manipolazione dei campionati. Vogliono capire quanto i clan abbiano influito, e stiano ancora influendo, sui risultati dei tornei. C’è una traccia fin troppo evidente: il banco scommesse che salta per tutto – o gran parte – il campionato di Lega Pro (la ex serie C), come spiega Lener, che aggiunge: è una scelta adottata anche dai nostri concorrenti. Ma non è l’unica traccia. Accade – per esempio – che un calciatore italiano, mezz’ora prima che l’arbitro ne fischi l’inizio, conosca il risultato d’una partita della massima divisione tedesca, la Bundesliga: una delle 200 partite sospette che l’Uefa considera “la punta dell’iceberg” del “più grande scandalo del calcio europeo”. E soprattutto : c’è un precedente. L’inchiesta – che è in pieno sviluppo e alza il tiro di giorno in giorno – prende spunto da un incontro “truccato” il 5 aprile 2009. Campionato di Lega Pro: Juve Stabia-Sorrento 1 - 0. Per questa partita – e per altri fatti di camorra – a ottobre sono state arrestate 22 persone. E il direttore commerciale di Intralot spiega: “Quando sono venuto a conoscenza della combine tra la Juve Stabia e Sorrento ne ho parlato con Maurizio Lopez”.

La società greca al centro dell’inchiesta

LOPEZ – oggi indagato per associazione per delinquere – è un profondo conoscitore della “borsa” delle scommesse: “È il responsabile della direzione quote e rischio della Intralot”, spiega Lener. “In sostanza – prosegue – è lui e il suo staff che si occupano di creare le quote e di farle ‘evolvere’ durante la settimana e, successivamente, di accettare o meno le ‘grosse’ scommesse”. Ed ecco cosa risponde Lopez a Lener sulla partita truccata tra Juve Stabia e Sorrento:“Lopez mi ha detto – racconta il direttore commerciale di Intralot – che non solo non avevamo raccolto scommesse su quella partita, ma non avevamo accettato giocate per tutto quel campionato o, comunque, per un rilevante periodo. Lopez mi disse che era stato lui stesso, dall’analisi che aveva fatto delle puntate, e da una serie di informazioni in suo possesso, a ritenere che gli eventi calcistici erano falsati e a segnalare, informalmente, questa circostanza ai Monopoli di Stato. Precisò che l’indirizzo scelto da Intralot era stato seguito anche dai nostri concorrenti”. Se quanto dice Lener è vero, i Monopoli di Stato, sapevano che i campionati potevano essere stati falsati: sarebbe stato proprio Lopez, sebbene “informalmente”, ad avvertirli. Non solo: oltre Intralot, per gli stessi motivi, anche altri gruppi avrebbero evitato giocate per partite sospette. Ma è su Intralot che la procura di Napoli, per il momento, ha puntato l’attenzione. Il gruppo Intralot ha sede in Grecia, è quotata in Borsa ad Atene, dichiara d’essere attivo in 50 Paesi ed è sbarcato in Italia nel 2007, dove gestisce circa 600 punti vendita (15 di proprietà, il resto in franchising). Intralot Italia, nel 2009, può vantare ricavi per 220 milioni di euro, ma è ancora in perdita per 2,2 milioni, sebbene in crescita, visto che nel 2008 ne perdeva 9,2. La quota di mercato italiano di Intralot è per il momento relativamente modesta: il 5,4 per cento. A marzo è cresciuta fino al 5,6. Non possiamo quindi parlare di un gigante, se raffrontiamo i 220 milioni di ricavi con l’intero volume d’affari delle scommesse sportive che, in Italia, nel2009, ha toccato i 4 miliardi di euro. Un mercato in crescita – nel 2003 ammontava a 1,2 miliardi – ma che ha subìto una battuta d’arresto proprio nel 2009. Nel 2008 era cresciuto del 50,8 per cento sul 2007, l’anno scorso è aumentato solo dell’1 per cento rispetto al 2008. Un mercato dominato da tre operatori storici – Snai, Lottomatica e Sisal – dove è molto difficile conquistare spazi. E infatti Intralot si sta interessando anche alle video lotterie, un’evoluzione delle slot machine , e punta all’apertura di tre “mini casinò”. Ma l’attenzione degli inquirenti è concentrata sulle scommesse e sulle frodi sportive. C’è un sospetto: questa vicenda può essersi spinta oltre i confini della Campania. La camorra potrebbe aver conquistato altre regioni e altri campionati. E quello tra Juve Stabia e Sorrento, potrebbe essere il canovaccio di altri episodi, quindi torniamo al 5 aprile 2009 e all’incontro “truccato”. “Una piscina senz’acqua, una coca-cola senza ghiaccio, un professionista serio, sì, ma forse sfortunato o qualcuno dice impreparato. Nella ripresa è fatale una sua respinta goffa e corta su punizione di Grieco. Mineo insacca un gol che nemmeno nei suoi sogni era riuscito a realizzare”. Il cronista sportivo Roberto Fiorentino chiude la sua pagella con un 4 e mezzo: voto da bocciatura, per il portiere Vitangelo Spadavecchia, ex nazionale under 20, autore d’una respinta talmente goffa da risultare un assist delizioso per l’attaccante della Juve Stabia.

Una farsa non una partita

OLTRE al quattro e mezzo, però, con la sua papera, Spadavecchia avrebbe incassato anche un bel po’ di soldi: da uomini legati al clan d’Alessandro di Castellamare di Stabia. Soldi che avrebbe fatto fruttare, quello stesso giorno, scommettendo circa 20mila euro sulla sconfitta della sua squadra. E proprio quella scommessa rassicurò gli uomini del clan, che su Spadavecchia avevano investito per truccare la partita e che, nel frattempo, attraverso un prestanome, gestivano anche le giocate del centro Intralot di Castellamare di Stabia. Ed ecco che le due storie – la partita truccata e il giro di scommesse – s’intrecciano davanti agli occhi degli investigatori. In questa fase, gli uomini chiave, sono quattro.

“Le indagini – scrivono gli inquirenti – hanno dimostrato che Cristian Biancone ha organizzato, con Francesco Avallone e con la collaborazione di Michele Scannapieco, la combine di incontri calcistici in almeno tre occasioni – a una delle quali ha partecipato Spadavecchia”. Tutti indagati per frode sportiva e associazione per delinquere. E quindi: gli incontri truccati, individuati dagli investigatori a ottobre, sono almeno tre. Di uno solo, per il momento, v’è certezza: quello tra Juve Stabia e Sorrento. Ma chi sono i quattro uomini citati dalla procura? Cristian Biancone – arrestato a ottobre e rilasciato pochi giorni fa – è un calciatore romano, nato a Colleferro 33 anni fa, con un passato da attaccante professionista nei campionati di serie B e C. Vitangelo Spadavecchia – indagato ma non arrestato – oggi è portiere dell’Andria calcio in prima divisione. E fin qui siamo nell’ambito delle scarpette chiodate. Michele Scannapieco è il primo anello di congiunzione con la Intralot: è il gestore del centro scommesse di Sorrento. “Il punto Intralot di Sorrento – dice Lener al pm Filippelli – era gestito da entrambi i fratelli Scannapieco, con i quali ho avuto modo d’interloquire”. Lener, quindi, conosce bene uno dei quattro indagati per la frode sportiva. “Non so chi sia Francesco Avallone – aggiunge – non è certo un nostro dipendente, né con lui abbiamo mai avuto nessuna relazione commerciale”. Il punto è che Avallone aveva una stretta relazione commerciale con il gestore Intralot di Sorrento e Castellammare di Stabia: alla gestione ufficiale delle scommesse con il marchio Intralot, infatti, s’affiancava una gestione clandestina. “Ad Avallone e Michele Scannapieco – scrivono i pm – è affidato il compito di veri e propri registri di raccolta delle scommesse clandestine sugli incontri sportivi, di cui tengono la contabilità”. Ma chi controlla, nei fatti, i centri Intralot di Sorrento e Castellammare di Stabia? Un uomo del clan D’Alessandro: Paolo Carolei. “Esponente di spicco della criminalità organizzata campana già a partire dagli anni Ottanta – scrivono i pm – al quale sono conferiti diretti poteri gestionali, in relazione al riciclaggio e al re-investimento dei proventi illeciti acquisiti dal clan D’Alessandro. Costituisce la mente finanziaria della cosca. Ha acquisito, anche tramite prestanomi, il controllo e la gestione diretta di due punti scommesse del circuito Intralot”.

Il primo cerchio si chiude

E COSÌ il primo cerchio si chiude: la camorra – sostiene l’accusa –ha interesse a controllare i due punti Intralot perché sono un ottimo canale di riciclaggio e re-investimento dei capitali illeciti. Ed è proprio il direttore generale di Intralot a spiegare che i centri scommesse sono delle miniere. Gli investigatori l’avevano scoperto già con le intercettazioni: “Il Corner di Cascone è uno dei nostri punti vip - dice al telefono Concetta Falcone - l’anno scorso ha fatto quattro milioni e mezzo di euro”. Concetta Falcone – indagata per associazione a delinquere – è un elemento chiave in questa vicenda: “Riveste la qualifica di ‘responsabile commerciale di area’ per le province di Napoli e Salerno – spiega Lener ai pm – e il suo compito è quello di individuare i nuovi gestori. Compito della Falcone è tutelare l’interesse dell’azienda, evitando che tramite la rete Intralot siano organizzate e gestite scommesse clandestine”. Obiettivo perfettamente fallito. Quanto al fatturato, Lener precisa: “Il punto scommesse di via Pioppaino, dalla sua apertura nel 2007, aveva fatturato molti soldi. Posso dire che si tratta d’una cifra pari a quasi 10 milioni di euro”. E negli atti dell’inchiesta i pm non mostrano dubbi: per l’agenzia scommesse Intralot di Via Pioppaino a Castellammare di Stabia, gli inquirenti parlano di un volume d’affari “direttamente riconducibile alla titolarità effettiva di Paolo Carolei”. Lener però – messo alle strette dall’evidenza delle intercettazioni e degli atti d’indagine – aggiunge un’ulteriore considerazione: “Leggendo l’ordinanza ho ricavato il convincimento che, effettivamente, ci fosse un giro di scommesse clandestine in questa vicenda (...). Addirittura mediante la falsificazione, sulle ricevute di gioco, del logo Intralot e di quelli delle altre società concessionarie. Si tratta, in sostanza, della nuova frontiera delle scommesse clandestine per via telematica”. Che ci fosse un “giro di scommesse clandestine”, in realtà, Lener doveva averlo compreso già da tempo e ben prima di leggere l’ordinanza: “La Falcone mi aveva denunciato, verbalmente, la possibilità concreta che il punto Intralot gestito dai fratelli Scannapieco utilizzasse dei software per contraffare i titoli di gioco e, dunque, per organizzare e gestire scommesse clandestine. Contestammo verbalmente questa cosa agli Scannapieco, Alberto e Michele, dicendo loro che, in presenza d’una prova concreta, li avremmo denunciati”. Eppure di prove concrete, stando agli atti dell’indagine, Concetta Falcone già doveva averne accumulate parecchie: secondo l’accusa, all’interno dell’associazione per delinquere, aveva un ruolo preciso: “Smistare, almeno in parte, sul circuito legale delle scommesse le eventuali perdite subìte dall’organizzazione in caso di grosse vincite, da parte degli scommettitori, che avevano effettuato puntate vincenti avvalendosi del sistema clandestino”. In altre parole esisteva una sorta di sistema parallelo: da un lato le scommesse ufficiali, dall’altro le scommesse clandestine. In caso di vincita, incassava il sistema clandestino, in caso di perdita, pagava Intralot. E l’anello di congiunzione era Avallone, il quarto uomo che Lener dice di non conoscere. Lo stesso che si occupa di truccare la partita tra Juve Stabia e Sorrento. E – sempre secondo l’accusa – almeno altre due. È intercettando Avallone che i pm s’imbattono nell’attaccante Biancone.

Un attaccante molto informato

SCOPRONO che – inspiegabilmente – avrebbe conosciuto in anticipo persino il risultati della Bundensliga: “Senti – dice Biancone ad Avallone – hanno fatto un numero in Bundesliga, mica da ridere (...). Hanno fatto un capolavoro proprio! (...) Io l’ho saputo mezzora prima!”. “E che partita?”, chiede Aavallone. “Bochum e Energie Cottbus... lo sapevano già che finiva uno la partita, però, fino a venti minuti prima della partita, non c’è stato un euro puntato sopra! (...). I primi venti minuti che iniziasse la partita, hanno scaricato 1 milionee280milaeuro(...). Come andava in vantaggio la squadra di casa, in live, scaricavano ancora trenta, quarantamila, sull’uno!”. Come facesse Biancone a sapere il risultato in anticipo resta ancora un mistero. Ciò che è più chiaro – a giudicare dalle intercettazioni – è invece il suo ruolo di intermediario nel truccare le partite. Gli investigatori parlano di “tre combine”. La prima emerge a dicembre del 2008 quando “Biancone contatta Avallone perché ha da riferigli ‘buone notizie’”, scrivono i pm. “Scannapieco (il gestore di Intralot, ndr) contatta Avallone per sapere cosa trattassero le belle notizie – scrive l’accusa – e l’Avallone riferisce che Biancone ha prospettato la possibilità di indirizzare il risultato finale di un incontro sportivo, con la complicità di quattro calciatori, pagando la somma anticipata di 25 mi-la euro a un intermediario di Bari”. Continuando a intercettare scoprono il trucco su Juve Stabia-Sorrento: “La situazione è come facciamo sempre le volte”, dice Avallone a Biancone, “io gli ho detto più o meno cosa si deve fare... e vedi tu cosa puoi fare! Metà e metà ... vedi tu come puoi fare ... parla con loro”. L’affare va in porto, come dimostrano da un lato le intercettazioni, dall’altro la “papera” di Spadavecchia, portiere del Sorrento calcio che, prima della partita, decide di puntare sulla sconfitta della sua stessa squadra: “Ha prenotato 20 mila euro sull’uno”, si dicono Avallone e Scannapieco, “ha detto che quello, Spadavecchia, ha prenotato 20mila. Perciò, se Spadavecchia ha giocato già con i 20 mila, mica si può tirare indietro? Se lo ha fatto il portiere, che cosa dobbiamo fare più?”.

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