D’Alema & Bersani e quelle aperture a B.
di Ferruccio Sansa
“Non credo che al Pd convenga speculare, essendovi notizie ancora incomplete che saranno presumibilmente arricchite con altri elementi riguardanti altri governi, non quello di Berlusconi”. Pochi avevano fatto caso a questo avvertimento dai toni non proprio diplomatici lanciato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini. Ma nel Partito democratico quelle due righe non erano passate inosservate. E forse sono ritornate in mente quando in tutto il mondo è stato diffuso il cablogramma firmato dall’ambasciatore David Thorne nel gennaio 2010: “Berlusconi identifica apertamente la magistratura come il problema più importante dell’Italia e dice all’ambasciatore che è pronto a stringere un’alleanza con l’opposizione di centrosinistra per la riforma giudiziaria”. Non solo, aggiunge Thorne che Berlusconi “dice che sulla necessità della riforma può contare su alleati nell’opposizione, e fra questi il leader del Pd Bersani” (più cauto Letta, “bisogna vedere il risultato delle Regionali
Parole che devono aver fatto rizzare i capelli in testa a molti magistrati e agli elettori del Pd. Soprattutto se ci metti insieme il paragrafo successivo: “Berlusconi e Letta hanno mostrato un grande rispetto per i leader dell’opposizione. Berlusconi parla di Bersani come una persona molto schietta con un intelletto di prim’ordine. E Letta è stato prodigo di elogi nei confronti dell’ex primo ministro (e arci-rivale) Massimo D’Alema” definito “the smartest guy in the room”, il tipo più intelligente della stanza.
Ma come sono stati accolti i rapporti di Thorne e le frasi di Berlusconi dai leader del Pd? D’Alema e Bersani non sono intervenuti. Parla invece Andrea Orlando, responsabile della Giustizia dei democratici : “No, non siamo turbati. L’attendibilità di Berlusconi non ha bisogno di commenti. È vero, in una certa fase si è detto che la via giudiziaria non deve essere un modo per mandare a casa il Cavaliere. Tutto qui”. Ma le parole di Berlusconi sono precise. E pesanti per i vostri elettori. Richiedono una risposta senza “se” o “ma”… “Posso garantire che Bersani mi ha sempre raccomandato di non offrire a Berlusconi nessunissima apertura sulle leggi ad personam e le modifiche della Costituzione”.
A SENTIRE le dichiarazioni attribuite a Berlusconi e Letta sembra che tra maggioranza e opposizione qualcosa bollisse in pentola. Ecco allora che alla luce del cablogramma emerso ieri dal cilindro di Wikileaks anche tanti episodi del dicembre 2009 sembrano assumere una luce diversa.
Sono tempi duri per il Cavaliere. Proprio in quei giorni Massimo Tartaglia lo ha colpito alla testa con la statuetta del Duomo, un episodio che, come ha raccontato lo stesso Letta, ha messo a dura prova il Cavaliere. Ma il punto è un altro: all’inizio di ottobre
SE NON È una corrispondenza di amorosi sensi, poco ci manca. È di pochi giorni prima la frase di D’Alema che getta lo scompiglio nel Pd: “Se per evitare il processo a Berlusconi devono liberare centinaia di imputati di gravi reati è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza dei cittadini”. Una provocazione? Non esattamente: “D’Alema dice una cosa di buon senso. Le leggi ad personam di norma hanno scassato l’ordinamento. Vogliamo pensare alla Cirielli o alla Cirami?”, commenta Anna Finocchiaro . Ma il duo Berlusconi-Letta invia segnali anche a Bersani. E lui che cosa ne pensa? Prima pare aprire uno spiraglio, poi lo richiude: “La considerazione di D’Alema è ovvia perché il processo breve è un’amnistia per i colletti bianchi e quindi aggiunge gravità ad una legge ad personam. Detto ciò noi siamo contrari anche a votare il legittimo impedimento”.
Insomma, nel Pd la situazione sembra fluida. E Berlusconi pare contare su una certa sponda. Del resto D’Alema non è l’unico a lanciare segnali di fumo al Pdl in tema di giustizia. Il primo era stato Enrico Letta, a fine novembre: “Come ha detto Bersani, consideriamo legittimo, come per ogni imputato, che Berlusconi si difenda nel processo e dal processo. Certo legittimo non significa né opportuno, né adeguato al comportamento di uno statista”. Ma il Pd – chiede l’intervistatrice sul Corriere della Sera – è disposto a discutere di uno scudo per il premier? Letta non sbatte la porta, a condizione che “Berlusconi proponga una riforma nell’interesse dei cittadini e non nel proprio”.
Episodi quasi dimenticati, segnali apparentemente insignificanti. Ma ecco gli americani: forse loro sono finalmente riusciti a capire Berlusconi e il Pd.
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