FEDERICO GEREMICCA
Doveva essere la madre di tutti gli argomenti, l’intesa a partire dalla quale provare a convincere il Capo dello Stato a dare il via libera a un governo tecnico: e invece, il possibile accordo su una nuova legge elettorale - al quale Pd, Udc e finiani hanno lavorato fino a qualche giorno fa - è finito miseramente in frantumi.
A far tramontare la possibilità di un’intesa ci hanno pensato - da una parte - gli uomini di Fini, avviando una trattativa parallela con gli emissari del Pdl; e dall’altra il “niet” di Nichi Vendola, che il Pd - in fondo - s’aspettava. Se a queste due posizioni si aggiungono le perplessità crescenti dell’Udc intorno al sistema cui si lavorava, il quadro delle ragioni del naufragio è completo.
L’effetto del fallimento è evidente, e pesante come mai in queste ore che decideranno dei destini del governo e - forse - della legislatura: viene a cadere, infatti, un argomento forte (e cioè l’esistenza di un accordo sul tipo di riforma da varare) a sostegno della richiesta - di fatto già prospettata da tempo al Capo dello Stato - di evitare il ritorno alle urne con il Porcellum, sistema elettorale oggi contestato anche da chi (Fini) diede l’ok in Parlamento sul finire della legislatura 2001-2006. Il fallimento della trattativa, com’è chiaro, indebolisce di molto la posizione di chi vede come il fumo negli occhi nuove elezioni anticipate disciplinate dall’attuale legge elettorale. E riduce non poco, di fatto, anche gli ipotetici margini di manovra del Presidente della Repubblica.
Lo schema d’intesa cui Pd, Udc e Fli hanno lavorato per settimane prevedeva l’assegnazione del 50% dei seggi della Camera con un sistema a doppio turno, il 45% in maniera proporzionale (collegio unico nazionale, al quale avrebbero avuto accesso i partiti che avessero superato una soglia di sbarramento fissata al 5%) ed il restante 5% dei seggi - come diritto di tribuna - alle forze che fossero rimaste al di sotto della soglia di sbarramento. In questo schema, l’indicazione del candidato premier sarebbe avvenuta al secondo turno di ballottaggio nei collegi uninominali.
Le perplessità degli ambasciatori di Pier Ferdinando Casini hanno riguardato, sin dall’avvio, la quota di deputati da eleggere col sistema proporzionale (infatti elevata dall’iniziale 40% fino al 50%) e la perdurante assenza del voto di preferenza. Ma non sono state le obiezioni dell’Udc - in verità - a far franare l’intesa, quanto il comportamento ondivago avuto dai finiani e il no molto netto arrivato dalla sinistra di Nichi Vendola. Due le obiezioni del governatore della Puglia: una confessabile, diciamo così, e l’altra tenuta sullo sfondo (seppur nota ai più).
L’argomento non messo esplicitamente sul tavolo dagli uomini di Vendola riguarda la circostanza che Sinistra, ecologia e libertà è contraria a governi tecnici o di responsabilità e preferisce - in caso di crisi del governo di Silvio Berlusconi - un immediato ritorno alle urne. L’obiezione avanzata esplicitamente agli “alleati” del Pd punta, invece, direttamente al cuore di una questione assai sentita da Vendola: e cioè le primarie. Naturalmente, non è sfuggito agli uomini del governatore della Puglia il fatto che il sistema elettorale in esame rendeva, di fatto, impossibile lo svolgimento delle primarie. Con l’obbligo dell’indicazione del candidato premier soltanto al secondo turno nei collegi, sarebbe risultato tecnicamente impossibile tenere la “consultazione” di iscritti ed elettori alla vigilia dei ballottaggi.
Sia come sia, il cumulo di distinguo ed obiezioni più o meno motivate ha condotto al naufragio della complicata trattativa. E la situazione, alla vigilia delle 48 ore che decideranno dei destini di governo e legislatura, è riassumibile più o meno così: su un piatto della bilancia c’è la posizione di Berlusconi che dice “o il mio governo o le elezioni”: sull’altro... Beh, sull’altro - a questo punto - c’è poco o nulla. Anche se la perdurante emergenza economica, naturalmente, resta pur sempre un’ottima ragione per chiedere a Napolitano il varo di un governo di "responsabilità nazionale"...
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