I 100 GIORNI DI MENTANA A LA7: “A ME IN TRASFERTA NON MI MANDANO”
di Beatrice Borromeo
Quanto spendo io? Beh, in trasferte ben poco. Mi tengono sempre qui”, Enrico Mentana se la cava con una battuta, cercando di svicolare dal confronto con il collega del Tg1 Augusto Minzolini (che ha speso 86mila euro in poco più di un anno), a cui da mesi sta rosicchiando punti di share. Anche se poi il suo tg delle 20 dedica un ampio servizio proprio allo sbando della Rai.
Mentana, lei ha festeggiato ieri 100 conduzioni consecutive del suo nuovo tg La7, mentre Minzolini è a quota 129 giorni di traferte. Chi esagera?
Il mio è un prodotto nuovo e nei primi periodi è normale lavorare sempre. Bisogna che l’innesto riesca, si deve creare un appuntamento.
Che fa se si prende l’influenza?
Vuole una chicca? Venerdì scorso ero a Verona per ritirare un premio a cui tenevo molto. Ho fatto il tg in collegamento da li: non se n’è accorto nessuno.
Non sarà che il tg funziona soltanto se c’è lei a condurlo?
Non siamo ipocriti. Quando a condurre è il direttore c’è un valore aggiunto. Poter decidere in diretta come gestire le notizie urgenti è un vantaggio competitivo non da poco.
Nessuna riorganizzazione in vista?
Di sicuro non mi metto a riposo il 14 dicembre! Ma presto decideremo se io condurrò a settimane alterne o sempre dal lunedì al venerdì, lasciando ad altri il week end.
Così potrà viaggiare di più. A quel punto saliranno anche le sue spese di rappresentanza...
Facciamo un calcolo: se un direttore ha davvero molta esigenza di rappresentare il suo programma, può arrivare a venti pranzi o cene al mese. Supponiamo che, una volta su due, offra il pranzo a due persone, pagando in media 50 euro. Al massimo spende 1500 euro al mese.
Minzolini invece ne spende 7mila. Ma cosa s’intende quando si parla di rappresentanza?
Tutto ciò che nel rapporto tra azienda e dipendente viene concesso esclusivamente nell’interesse professionale. Quindi sono incluse cene e alberghi, se c’è un perché.
Secondo quanto ha scritto Repubblica, subito smentita, Telecom pensa di vendere La7. E’ preoccupato ?
Questi affari volano molto più in alto di noi. Ma è noto che, per Telecom Italia, La7 non è un asset strategico. Comunque questa rete ha già cambiato tre padroni senza snaturarsi. Quindi non sono preoccupato.
Anche perché i suoi ascolti la blindano.
Visti i risultati, chi può pensare di cambiare questo tg? Comunque, anche se dovesse succedere, penso ci sia un mercato per tutti. In Italia l’unico davvero escluso dalla tv è Daniele Luttazzi.
Anche lei ci ha messo un po’ prima di tornare in video.
E ho fatto bene! Sa quante soddisfazioni mi sto prendendo qui?
Quanto vale lei oggi per l’azienda?
Con me il tg è diventato un punto di forza della rete in termini di share. Gli ascolti sono un ancoraggio.
Che tipo di contratto ha?
Prendo 320mila euro lordi all’anno, più i premi di risultato. Certamente La7 non si aspettava che fossero così onerosi...
I suoi redattori però hanno ancora contratti di solidarietà. Non sarebbe il caso di tornare a una retribuzione normale visto che state andando bene?
Ho davanti a me proprio ora il direttore generale. Se il comitato di redazione ci viene incontro usciremo dalla solidarietà già nei prossimi giorni.
Nel suo libro, “Passionaccia”, racconta che Berlusconi la rivoleva a Mediaset e che il cda Rai era pronto a votarla per il Tg3. Ora che Minzolini traballa, potrebbe prendere il suo posto al Tg1?
In passato mi è stato offerto più volte ma non ci penso proprio. Non torno né in Rai né a Mediaset.
Perché?
Non potrei mai fare un telegiornale come quello de La7. Il mio tg non “parla d’altro”, non ricorre ossessivamente ai servizi di alleggerimento.
E’ una scelta etica o di convenienza?
E’ una strategia: ho fatto un’analisi della concorrenza e quello che mancava era un telegiornale completo, senza soft news.
Non potrebbe cercare di fare lo stesso al Tg1?
Impossibile. Ci ho lavorato per nove anni, so quello di cui parlo. Penso che in Rai un professionista, a meno che non sia in grande difficoltà, non dovrebbe proprio metterci piede.
Una lottizzazione senza speranza?
E’ ovvio: i dirigenti sono nominati dall’editore, che a sua volta è scelto dal Parlamento. In Rai devi parlare di politica come ti viene detto dall’alto, nei modi e nei tempi richiesti dal Palazzo.
E chi si ribella non ha vita facile.
Questa è
C’è di tutto: mantenute, raccomandati, epurati, miracolati. E’ come l’annuario del Censis: ci si possono leggere tutti i fenomeni sociali. Alcuni da baraccone.
Nessun commento:
Posta un commento