sabato 11 dicembre 2010

Wikileaks, ora tocca al Vaticano “Poca collaborazione in inchieste su pedofilia”. La Santa Sede: “Attendibilità da valutare con prudenza”


I cablogrammi fanno riferimento alle indagini sugli abusi in Irlanda. In altri dispacci diplomatici si parla del segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone: "E' solo uno Yes man". La reazione: "Sono opinioni di chi ha redatto i documenti"

Il cardinal Tarcisio Bertone è uno “yes man” che non ha esperienza diplomatica. Wikileaks continua a pubblicare dispacci delle ambasciate. E per la prima volta le informazioni riguardano il Vaticano. A definire “yes man” il segretario di Stato Vaticano è il numero due dell’ambasciata statunitense presso la Santa Sede, Julieta Valls Noyes, in un dispaccio del 20 febbraio 2009 anticipato questa notte dal quotidiano spagnolo El Pais. E la diplomatica, secondo quanto si legge nel Pais, aggiunge: “Per esempio, parla solo l’italiano”.

Ma non è tutto, perché c’è un pacchetto di cablogrammi anticipato dal Guardian che riguarda questioni aperte e spinose come lo scandalo pedofilia. Così, stando alle informazioni raccolte dai rappresentanti diplomatici Usa presso la Santa Sede e comunicate a Washington, il Vaticano è stato giudicato poco disponibile a collaborare nell’ambito dell’inchiesta irlandese sugli abusi sessuali da parte di religiosi e ha manifestato resistenza non permettendo a suoi rappresentanti di testimoniare. La Santa Sede, poi, risulta seccata dal comportamento dell’Irlanda: “Le richieste della commissione Murphy hanno offeso molti in Vaticano (…) perchè sono state interpretate come un affronto alla sovranità della Santa Sede. I responsabili vaticani sono rimasti seccati dal fatto che il governo irlandese non si sia impegnato perchè la commissione seguisse le procedure standard nelle comunicazioni con la Città del Vaticano”, si legge nel dispaccio del 26 febbraio 2010 siglato dall’ambasciatore americano presso la Santa Sede Miguel H. Diaz.

Le informative indirizzate a Washington parlano anche di una profonda frattura tra il Vaticano e la Chiesa anglicana, un crisi che ha raggiunto il suo livello più profondo da 150 anni in seguito all’apertura del Papa alla conversione per gli anglicani che si oppongono al sacerdozio femminile. Un ‘apertura pericolosa che, a giudizio dell’ambasciatore britannico presso la Santa Sede citato nel cable, è talmente ‘inflammatory’ (provocatoria, ndr) “che potrebbe portare a discriminazioni e anche la violenza contro i cattolici in Gran Bretagna”. Ma c’è di più. E si arriva alla geopolitica. In uno dei cable anticipati dal Guardian si fa riferimento allo scetticismo mostrato da Joseph Ratzinger ancora cardinale, nel 2004, verso l’adesione della Turchia islamica all’Unione europea, a differenza della posizione di neutralità assunta dal Vaticano sulla questione. Viene poi rivelato il ruolo di Benedetto XVI che contribuì alla liberazione dei 15 marinai britannici catturati in Iran tre anni fa.

Immediata la reazione della Santa Sede: il contenuto dei documenti diffusi da Wikileaks riguardanti il Vaticano “riflettono le percezioni e le opinioni di coloro che li hanno redatti”, ha detto il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi (anche lui citato nei cable in cui è considerato uno dei pochi ad avere un blackberry, mentre i vertici del Vaticano sono definiti “technofobi”), che ha definito “grave” la pubblicazione di documenti riservati e confidenziali e ha poi aggiunto: “L’attendibilità delle informazioni diffuse da Wikileaks sulla Santa Sede va valutata con riserva e con molta prudenza”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

fossi una romana senza casa, andrei da loro a fare il presidio... ma non per il credo: per gli immobili di loro proprietà!

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ci avrei giurato!