Cinque ore davanti ai pubblici ministeri Pietro Forno e Antonio Sangermano. Tanto è durata la testimonianza di Nadia Macrì ai magistrati milanesi che indagano sul caso Ruby. La ex escort nei giorni scorsi ha più volte raccontato a giornali e tv di aver partecipato a diverse feste organizzate da Silvio Berlusconi nella sua residenza di Arcore e in particolare di aver visto, in un’occasione, la giovane marocchina ricevere dal presidente del Consiglio una busta con 5 mila euro.
L’episodio sarebbe avvenuto lo scorso 24 aprile. Il premier, stando a questa versione, avrebbe convocato lei e Ruby in uno stanzino e ad entrambe avrebbe dato 5mila euro. Ora gli inquirenti sono al lavoro per verificare l’attendibilità di queste affermazioni, anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici in grado di confermare la presenza della Macrì (e del suo cellulare) ad Arcore quella notte.
Lasciando gli uffici giudiziari la donna non ha rilasciato dichiarazioni ed è subito andata via coprendosi il volto con la giacca.
Intanto nel duello a distanza tra accusa e difesa sono intervenuti stamani i legali di Berlusconi Piero Longo e Niccolò Ghedini. Gli avvocati hanno fatto avere una nota ai pubblici ministeri informandoli che il premier non si presenterà per essere interrogato. Il rifiuto è motivato dal fatto che - a parere della difesa - i pm milanesi non hanno competenza funzionale ad indagare e che il fascicolo dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei ministri.
Quindici righe in tutto alle quali la procura di Milano non ha replicato in via ufficiale, limitandosi a far trapelare che la mossa del collegio difensivo di Berlusconi era stata in qualche modo messa in preventivo e che comunque le indagini vanno avanti in vista della richiesta di processo con rito immediato, come era stato ipotizzato già nell'invito a comparire notificato al presidente del consiglio il 14 gennaio scorso. Dagli uffici giudiziari milanesi, smentendo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, si fa sapere inoltre che non ci sono altre minorenni coinvolte nell'inchiesta.
(21 gennaio 2011)
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