domenica 16 gennaio 2011

Dal premier Sos alle ragazze, resistere e non parlare


UGO MAGRI

Ha visto il varco, ci si è lanciato al galoppo. Il pertugio consiste nell’assenza (provvisoria) di foto, filmini, intercettazioni «hard». Se l’avviso di garanzia ne avesse parlato, avrebbe avuto su Berlusconi l’effetto del kappaò: «game over», per usare il linguaggio caro a Tremonti, dimissioni inevitabili. Invece ancora no.

Agli atti c’è dell’altro, talmente tanto che nell’entourage di Silvio non causerebbe sorpresa una dura reprimenda ecclesiastica; figurarsi il Papa, che s’indigna per l’educazione sessuale nelle scuole spagnole, quando leggerà a puntate sui giornali le prodezze di Berlusconi...

Gianni Letta non l’hanno visto mai così preoccupato e triste. La prossima settimana sarà una via crucis, anche perché alla Camera sono arrivate le carte, e lì i segreti non reggono nonostante presidente della Giunta per le autorizzazioni sia il galantuomo Castagnetti. Non c’è niente però (secondo gli avvocati del premier) che convalidi le accuse penali.

La tipologia dei rapporti con l’allora minorenne Ruby resta da dimostrare, perlomeno fin tanto che lei non collabora. Ecco dunque il cambio di passo deciso ieri mattina al telefono con Ghedini, e Bonaiuti che premeva per recapitare in tempo la nota ai tigì delle 13. In sostanza Berlusconi annuncia, guascone: «Nemmeno stavolta ce la faranno».

Dice anche: «Il fango ricadrà su chi utilizza la giustizia come arma politica». E’ un messaggio rivolto al Paese attonito, ma soprattutto al ceto politico romano, in particolare a quelli (pochi) che stavano per aggiungersi alla maggioranza. Quanti siano, nessuno lo sa. Si parlava di 5-6 deputati pronti a saltare il fosso sulla scia di Moffa e di Scilipoti. Ora qualcosa cambia, in quanto nessuno acquisterebbe mai un biglietto per il Titanic. Prima di passare con Berlusconi, perlomeno vorranno vedere che fine fa l’inchiesta su Ruby, per non trovarsi a vivere un naufragio o, se si preferisce, gli ultimi giorni di Pompei. Conferma chi è bene addentro: la trattativa con questi signori «ha registrato uno stop».

Perlomeno con quanti stanno nel Fli. Poi ce ne sono altri, pure a sinistra, che non saranno ricandidati dai rispettivi partiti. Paradossalmente la vicenda Ruby può spingerli tra le braccia di Silvio, perché con il rischio di elezioni cresce pure la voglia di accasarsi in fretta. Non a caso il solito Bonaiuti conferma: l’«Operazione Responsabili» procede senza tregua. Con Berlusconi che alimenta di proposito tra i «peones» la psicosi delle urne perché fa il suo gioco, sebbene il primo a non voler votare sia proprio lui, specie con certe accuse che gli pendono sul capo.

Ma la nota del premier va letta fino in fondo. E il passaggio più interessante è là dove denuncia una serie di veri o presunti abusi:
«palese incompetenza funzionale o territoriale» dei pm, intercettazioni a tappeto, «perquisizioni e trattamenti inaccettabili nei confronti di persone considerate semplicemente a conoscenza dei fatti»... Non è la solita lamentela per fare la vittima. Qui c’è un segnale preciso rivolto a una platea specialissima: alle decine di damigelle che sono state ingaggiate nelle feste di Arcore.

Il Cavaliere sa che la Boccassini usa metodi investigativi capaci un tempo di far «cantare» i mafiosi, figurarsi stavolta. E’ sicuro che «Ilda la rossa» farà leva sulla paura di molte, e se cede una poi magari crollano tutte. Come un «sos» in codice, il messaggio del premier è «resistere, resistere, resistere». Non commettete l’errore di tradirmi, dice, perché tra poco arrivo e vi salvo io, che sono invulnerabile, proprio come l’eroe dei fumetti.