sabato 15 gennaio 2011

E il premier teme la reazione dei figli


Il missile giudiziario centra Palazzo Chigi alle 8 del mattino. Mentre Berlusconi è al telefono con Storace, toc-toc, ecco bussare alla porta della segreteria l’ufficiale giudiziario arrivato da Milano con il plico della Procura. Il messo (è stato ricostruito poi) si trova a Roma già dalla sera prima, essendo partito dalla «Capitale morale» nel pomeriggio; agli occhi del Cavaliere questa sarebbe la prova che i magistrati cattivi non hanno atteso un attimo per colpirlo: la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, e subito dopo vai con l’avviso di garanzia...

Sono le ore 8, dunque. Il Cavaliere sta parlando di grane capitoline con l’ex governatore del Lazio e, nell’altra stanza, disbrigano le formalità. Il tempo di firmare le ricevute, di aprire il pacco, di scoprire cosa c’è dentro e di recapitarlo al premier, diciamo che passa un’altra mezz’ora. Ciò spiega come mai nel collegamento con Canale 5 lui sia ancora tranquillo, quasi giubilante perché lo scudo processuale è stato in parte salvato dalla Corte. Poco dopo, impossibile definirlo sereno.

Lo stesso Storace, riparlandogli, ne raccoglie gli ululati di rabbia contro quei pm i quali «hanno filmato e interrogato tutte le donne che frequentano casa mia, trattano la consigliera regionale Minetti come se fosse una poco di buono e il sottoscritto come un criminale incallito», insomma un uomo davvero teso. Preoccupatissimo (basta mettersi nei suoi panni)
per come potranno prenderla i figli, in particolare Barbara e Luigino, descritto dagli amici come l’opposto del farfallone. Il resto della giornata si consuma nelle riunioni, da cui mai si assentano Ghedini e Longo, i legali del premier, mentre volta a volta si aggiungono Gasparri e Cicchitto, Letta e Bonaiuti, il Guardasigilli Alfano, e poi Matteoli, Frattini, a un certo punto pure la Polverini.

Squaderna
te sul tavolo, 260 pagine di intercettazioni cui ciascuno getta un occhio per ovvia curiosità. Berlusconi calcola che meno di un quinto delle registrazioni (colloqui tra ragazze ospiti dei «bunga-bunga» presidenziale) è «pertinente» alla vicenda, il resto «l’hanno inserito solo ed esclusivamente per sputtanarmi agli occhi del mondo». Colpisce tutti i presenti il linguaggio molto hard delle ragazze, da fare impallidire i racconti della D’Addario. Previsione collettiva: il «bendidio mediatico» terrà banco per molti giorni a venire. Una catastrofe d’immagine, specie nel mondo femminile dove Silvio meditava di rilanciarsi promuovendo la Carfagna a «volto» del governo.

Però niente foto allegate alle intercettazioni, nessun filmino osè. Forse i pm li hanno tenuti di scorta, Ghedini nega che esistano. «Aspetto di vedere il preservativo», è il mitico sarcasmo di Quagliariello. Comunque sia, l’assenza provvisoria di prove visive solleva lo stato maggiore berlusconiano, anche perché un «effetto Topolanek» sarebbe davvero la fine del Cav. E ciò spiega un suo vago miglioramento d’umore verso sera, quando la Brambilla ne pubblica il messaggio a più mani sul sito www.promotoridellaliberta.it. Lo descrivono lucido e combattivo. Due le decisioni dal consiglio di guerra. La prima: contrattacco su tutta la linea, però «con juicio».

Prendersela con «certi pm», non con l’intera Procura milanese dove i «berluscones» tendono a salvare Bruti Liberati. Seconda risoluzione strategica: stringere i denti e tirare avanti senza cambiare agenda. Contrastando i «piani di destabilizzazione», come li additano Gasparri e Cicchitto, tramite la campagna acquisti. Pionati, con Moffa animatore dei «Responsabili», nega battute di arresto, e verso sera ha tranquillizzato il premier.

Elezioni in vista? «Non ne ho mai sentito parlare», giura Bonaiuti. Però privatamente qualche gerarca ammette che alle urne si potrebbe arrivare in fretta se la situazione si logorasse vieppiù. Si sa come la pensa Tremonti in proposito, e gli eventi di ieri rendono più ardua la sua impresa, che consiste nel tenere la speculazione lontana dall’Italia. Ma soprattutto fa rumore il silenzio della Lega. A parte Bricolo, nessuna parola di sostegno al premier. Per lui, un pessimo presagio.

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