martedì 11 gennaio 2011

Furbetto del Campidoglio


di Luca Telese

Ieri, sentendo il Tg-Pravda di Minzolini, spiegare che il rimpasto di Alemanno era una “grande opportunità” di leadership, ci siamo seriamente preoccupati (per lui). In fondo, per spiegare il suo fallimento basta un’immagine del giornalista Emiliano Fittipaldi: in una città in cui (per far cassa) il Comune ha autorizzato una foresta di orologi con pannello pubblicitario, su via Nazionale si contano 26 quadranti luminosi che segnano 24 fusi orari differenti. Complimenti: si vede che il sobrio assessore porta i rolex sui calzini, e non si cura dei dettagli. In compenso anche il sindaco, di cui un tempo era indiscutibile la scaltrezza, sembra fuori fuso orario. A farlo andare in tilt dev’essere stato il sondaggio, riportato dalla nostra Paola Zanca, che terrorizza il Pdl: se oggi sfidasse Nicola Zingaretti, Alemanno perderebbe 58 a 42 (se governa un altro anno non va al ballottaggio). Mica male per uno che doveva far partire da Roma la nuova destra di governo, succedere sia a Berlusconi che a Fini, risanare le periferie, far vincere la meritocrazia, e si è ritrovato 950 assunti senza concorso (“Aggiungi un posto all’Atac”) tra ex camerati e cubiste (con tutto il rispetto per i Camerati veri, che almeno sono onesti). Il problema di Alemanno, e della giunta “ribollita”, che nasce il 13 gennaio (con trattative da suk capitolino) è che tutte le ipotesi, anche le più benevole, sono devastanti per lui.

1) Bertolaso diventa prosindaco e dà una “ripassata” alla Capitale (più centri massaggi per tutti, la terapista Francesca assessore alla mobilità).

2) Alemanno diventa sia sindaco che ministro della Cultura, al posto di Bondi e piazza una ballerina di lap dance alla guida della Biennale di Venezia (chiù pilu per tutti).

3) Alemanno, nuovo capo campagna elettorale di Berlusconi, crea un parco a tema sul Pdl: i bimbi nominano le loro fidanzatine nei propri ministeri e acquistano case a loro insaputa (il cambio gomme della Formula Uno si fa ai Fori Imperiali).

4) Alemanno si sveglia dal sogno e medita: non c’è un altro sindaco passato in soli 30 mesi al 73esimo posto della classifica di sgradimento del Sole 24 Ore e si dimette. Fuga anche quella. Ma più onorevole.

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