di Antonella Mascali
Alla Corte costituzionale il dado non è tratto. Sul legittimo impedimento “ad premier e ministri” i 15 giudici non hanno ancora trovato una posizione comune e sembra proprio che non la troveranno. Dunque la sentenza, attesa per giovedì, sarà a maggioranza risicata. Il confronto è stato segnato da tentativi di pressioni esterne, visto che anche questa legge – come i bocciati “lodi” Schifani e Alfano – riguarda il Presidente del Consiglio-imputato.
“L’AMICO SILVIO” scrisse pubblicamente il giudice Luigi Mazzella dopo la notizia di una sua cena con il premier, assieme al collega Paolo Maria Napolitano, nonostante dovessero decidere sul lodo Alfano. Voteranno, a 11 mesi di distanza, anche su questo ennesimo scudo processuale. Ma incurante dello scandalo del banchetto, Mazzella non si è fatto alcun problema – prima di Natale – a inviare una lettera agli altri componenti della Consulta per caldeggiare la norma congela processi per B.
I boatos danno ancora per probabile una sentenza cosiddetta “interpretativa di rigetto”, frutto di un compromesso “politico”, cercato da diversi giudici che sentono sulle loro spalle “il destino della legislatura”. In questo caso verrebbe respinto il ricorso di incostituzionalità dei giudici di Milano, in base all’articolo 3 sull’uguaglianza e al 138 che regola le norme di rango costituzionale. Ma in questo caso
COMUNQUE vada, sarà un verdetto che sancirà una spaccatura. Una spaccatura andata in scena già il 10 dicembre scorso quando Ugo De Siervo è stato nominato presidente solo con un voto di scarto. Eppure, secondo una prassi consolidata, gli spettava in automatico la presidenza perché è il giudice più anziano in carica. Invece 7 votarono per Alfonso Quaranta. De Siervo è nominato dal Parlamento su indicazione del centrosinistra, mentre Quaranta viene dato come un giudice gradito al centrodestra. Indiscrezioni mai confermate, dicono che in cambio della presidenza De Siervo, che si concluderà ad aprile (per fine mandato), c'è stato uno slittamento ad oggi dell'udienza, fissata in tempi non sospetti per il 14 dicembre, diventato il B-Day alla Camera.
È stato lo stesso De Siervo a rilasciare dichiarazioni che suonano come un’ammissione delle pressioni sulla Consulta: “...se questo clima esasperato continuerà, qualche eco l’avrà anche nella Corte”. E nella Corte è arrivata più che qualche eco.
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