martedì 11 gennaio 2011

NOSTRO ONORE


La Corte affronta l’impedimento congela-processi per B. I giudici verso una sentenza di compromesso

di Antonella Mascali

Alla Corte costituzionale il dado non è tratto. Sul legittimo impedimento “ad premier e ministri” i 15 giudici non hanno ancora trovato una posizione comune e sembra proprio che non la troveranno. Dunque la sentenza, attesa per giovedì, sarà a maggioranza risicata. Il confronto è stato segnato da tentativi di pressioni esterne, visto che anche questa legge – come i bocciati “lodi” Schifani e Alfano – riguarda il Presidente del Consiglio-imputato.

“L’AMICO SILVIO” scrisse pubblicamente il giudice Luigi Mazzella dopo la notizia di una sua cena con il premier, assieme al collega Paolo Maria Napolitano, nonostante dovessero decidere sul lodo Alfano. Voteranno, a 11 mesi di distanza, anche su questo ennesimo scudo processuale. Ma incurante dello scandalo del banchetto, Mazzella non si è fatto alcun problema – prima di Natale – a inviare una lettera agli altri componenti della Consulta per caldeggiare la norma congela processi per B.

I boatos danno ancora per probabile una sentenza cosiddetta “interpretativa di rigetto”, frutto di un compromesso “politico”, cercato da diversi giudici che sentono sulle loro spalle “il destino della legislatura”. In questo caso verrebbe respinto il ricorso di incostituzionalità dei giudici di Milano, in base all’articolo 3 sull’uguaglianza e al 138 che regola le norme di rango costituzionale. Ma in questo caso la Consulta definirebbe costituzionale la legge solo a determinate condizioni: ovvero che sia il giudice naturale, volta per volta, a stabilire se il legittimo impedimento sia tale o se invece sia pretestuoso, presentato per bloccare l'udienza di turno. Quindi non basterebbe il certificato a firma del segretario generale di Palazzo Chigi a “giustificare” Berlusconi anche per 6 mesi consecutivi. Questa soluzione, secondo il ragionamento dei più, da un lato rispetta il principio costituzionale che la legge è uguale per tutti e dall'altro – con sollievo del Quirinale – non dovrebbe scatenare nuovi insulti del premier contro la Corte piena di “comunisti”. Una conferma della legge secondo la maggioranza in Consulta, è impensabile. Non si può, ragionano molti membri, avallare il principio della supremazia della politica, ma bisogna coniugare le sue esigenze con quelle della giustizia. Questo principio è stato espresso dalla Consulta nel 2001 nell’ambito di un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato, quando a Milano era imputato Previti. In merito al calendario delle udienze, si legge nella sentenza (relatore Valerio Onida) “i procedimenti giudiziari... debbono anche in relazione all’interesse, costituzionalmente tutelato, alla durata ragionevole del processo (art. 111, secondo comma, Cost.) rispettare esigenze temporali stringenti...” e allo stesso tempo le date delle udienze debbono essere fissate in base agli impegni istituzionali. A questo proposito la Corte ricorda che si possono tenere, per esempio di sabato. Ed è anche in base a questa sentenza, che alcuni giudici stanno spingendo almeno per una illegittimità parziale della norma nella parte in cui prevede il legittimo impedimento ad hoc non solo per le attività governative, ma anche per “le relative attività preparatorie e consequenziali, nonché ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di governo”. E sarebbero a rischio anche i 6 mesi consecutivi di legittimo impedimento.

COMUNQUE vada, sarà un verdetto che sancirà una spaccatura. Una spaccatura andata in scena già il 10 dicembre scorso quando Ugo De Siervo è stato nominato presidente solo con un voto di scarto. Eppure, secondo una prassi consolidata, gli spettava in automatico la presidenza perché è il giudice più anziano in carica. Invece 7 votarono per Alfonso Quaranta. De Siervo è nominato dal Parlamento su indicazione del centrosinistra, mentre Quaranta viene dato come un giudice gradito al centrodestra. Indiscrezioni mai confermate, dicono che in cambio della presidenza De Siervo, che si concluderà ad aprile (per fine mandato), c'è stato uno slittamento ad oggi dell'udienza, fissata in tempi non sospetti per il 14 dicembre, diventato il B-Day alla Camera.

È stato lo stesso De Siervo a rilasciare dichiarazioni che suonano come un’ammissione delle pressioni sulla Consulta: “...se questo clima esasperato continuerà, qualche eco l’avrà anche nella Corte”. E nella Corte è arrivata più che qualche eco.

Nessun commento: