martedì 11 gennaio 2011

DISSOLUZIONE ALEMANNO


Il sindaco della Capitale scioglie la Giunta Consensi in calo vertiginoso, cerca una via d’uscita

di Paola Zanca

Alle 16 e 25 Sergio Marchi, assessore alla Mobilità del Comune di Roma e protagonista della parentopoli Atac batte il suo ultimo comunicato stampa. Alle 16 e 53 il sindaco Alemanno gli ritira la delega. A lui e a tutti gli altri 12 assessori che da due anni e mezzo sono al governo di Roma. Da settimane, anzi mesi, circolavano le voci di un rimpasto: prima per far posto agli esponenti Pdl esclusi dal pasticcio sulla lista non ammessa alle Regionali, poi per togliere di mezzo gli assessori più coinvolti nella vicenda delle nomine in famiglia. Alla fine, i tre, quattro nomi che dovevano saltare – Marchi e De Lillo, ma anche Cavallari e Croppi – hanno portato nel dirupo tutta la compagnia. Nemmeno loro se l’aspettavano. Marchi che fino a pochi minuti prima annunciava la “rivoluzione” che “nei prossimi due anni” porterà a Roma auto elettriche e car sharing; gli altri assessori impegnati ad annullare gli appuntamenti istituzionali del pomeriggio.

LA MATTINA , per il sindaco, era cominciata con una notizia buona e una cattiva. Anzi, pessima. Da mesi costretto a usare le stampelle per un intervento alla tibia, ieri aveva finalmente potuto ricominciare a camminare con le sue gambe. Peccato che nel frattempo avesse perso il sostegno dei romani: quando ha aperto Il Sole 24 Ore e letto l'annuale classifica del gradimento dei sindaci italiani, si è ritrovato al 73esimo posto, 5 in meno di un anno fa: un “risultato in grigio” lo chiama lo stesso quotidiano di Confindustria. Annullato il vertice in programma con i dirigenti del Pdl per discutere proprio del rimpasto, all'ora di pranzo Alemanno si incontra solo con i capigruppo di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri. “Siamo tornati ai tempi in cui i potenti della coalizione decidono chi fa l'assessore e chi no”, commenta il suo predecessore Walter Veltroni. Perché quando esce da Montecitorio, Alemanno ha già deciso: via tutti, si ricomincia da zero.

CHE SIA una “disperata operazione di marketing per mettere in giunta uomini forti, almeno dal punto di vista dell'immagine” come la interpreta il consigliere regionale Pd Enzo Foschi, oppure una mossa che si concretizzerà solo in un mini-rimpasto, è presto per dirlo. Alemanno ha promesso che la nuova giunta sarà pronta entro giovedì. Insieme a lui, a decidere i nuovi ingressi ci saranno il vicesindaco Mario Cutrufo, l'assessore Alfredo Antoniozzi e il capogruppo Pdl in Consiglio Luca Gramazio. Consultazioni in “stile Prima Repubblica”, dice la Pd Ileana Argentin, a cui Alemanno ricorda Signorello, “il sindaco immobilista” della Dc e che insieme al partito ne chiede le dimissioni. Perché se la Parentopoli Atac – 954 assunzioni “sospette” su cui ora sta indagando la Procura di Roma – ha dato il colpo di grazia al Campidoglio, i due anni e mezzo di Alemanno sindaco non si ricordano per grande fermento. Tanto che lo stesso primo cittadino, nel comunicato in cui annuncia la revoca delle deleghe, è costretto a rivendicare solo i generici “importanti risultati” raggiunti dalla “prima fase del governo comunale”. Troppi proclami senza sostanza, l'ultimo quello sul Gran Premio all'Eur, troppi scontri anche con la presidente della Regione Renata Polverini. Dieci giorni fa quello sui rifiuti, dove nessuno dei due ha voluto accollarsi la patata bollente della chiusura della discarica di Malagrotta. E discussioni ne verranno, visto che il decreto su Roma Capitale è una scatola vuota con poteri ancora tutti da spartire.

Il sindaco con la croce celtica al collo, che solo 30 mesi fa conquistava il Campidoglio in mezzo ai saluti romani, sembra finito ostaggio dei suoi stessi uomini. Quella di ieri, dice il consigliere comunale Pd Massimiliano Valeriani, “è una mossa per liberarsi dal marcamento dei capibastone che non gli fanno più toccare nemmeno un usciere del Campidoglio”. Alemanno sembra alla ricerca disperata di una exit strategy per evitare di doversi ricandidare nel 2013. Un sondaggio interno commissionato dallo stesso Pdl ha messo nero su bianco l’allarme: dall'ipotetico scontro con Nicola Zingaretti – oggi presidente della Provincia e tra i più quotati in corsa per il Campidoglio – uscirebbe con le ossa rotte. Precisamente, 42 per cento a 58. Per questo si rincorrono le soluzioni più disparate, nessuna delle quali lo vede di nuovo sindaco: da coordinatore della campagna elettorale di Berlusconi a sostituto di Sandro Bondi al ministero dei Beni culturali. Per sfilarsi senza dare nell'occhio, si fa strada l'ipotesi SuperGuido. Bertolaso potrebbe diventare vicesindaco, con poteri molto ampi. Talmente in vista da risultare poi il candidato naturale alla successione. Lo stesso Gramazio, alle prese con le consultazioni, non lo esclude, spostando solo la data più in là: “Bertolaso? Sarà un ottimo sindaco. Ma tra sette e anni e mezzo, alla fine del secondo mandato Alemanno”.

1 commento:

Antonio Candeliere ha detto...

se a fare il rimpasto era stato un sindaco di centrosinistra, la stampa ne avrebbe parlato per settimane...