Il sindaco della Capitale scioglie
di Paola Zanca
Alle 16 e 25 Sergio Marchi, assessore alla Mobilità del Comune di Roma e protagonista della parentopoli Atac batte il suo ultimo comunicato stampa. Alle 16 e 53 il sindaco Alemanno gli ritira la delega. A lui e a tutti gli altri 12 assessori che da due anni e mezzo sono al governo di Roma. Da settimane, anzi mesi, circolavano le voci di un rimpasto: prima per far posto agli esponenti Pdl esclusi dal pasticcio sulla lista non ammessa alle Regionali, poi per togliere di mezzo gli assessori più coinvolti nella vicenda delle nomine in famiglia. Alla fine, i tre, quattro nomi che dovevano saltare – Marchi e De Lillo, ma anche Cavallari e Croppi – hanno portato nel dirupo tutta la compagnia. Nemmeno loro se l’aspettavano. Marchi che fino a pochi minuti prima annunciava la “rivoluzione” che “nei prossimi due anni” porterà a Roma auto elettriche e car sharing; gli altri assessori impegnati ad annullare gli appuntamenti istituzionali del pomeriggio.
CHE SIA una “disperata operazione di marketing per mettere in giunta uomini forti, almeno dal punto di vista dell'immagine” come la interpreta il consigliere regionale Pd Enzo Foschi, oppure una mossa che si concretizzerà solo in un mini-rimpasto, è presto per dirlo. Alemanno ha promesso che la nuova giunta sarà pronta entro giovedì. Insieme a lui, a decidere i nuovi ingressi ci saranno il vicesindaco Mario Cutrufo, l'assessore Alfredo Antoniozzi e il capogruppo Pdl in Consiglio Luca Gramazio. Consultazioni in “stile Prima Repubblica”, dice
Il sindaco con la croce celtica al collo, che solo 30 mesi fa conquistava il Campidoglio in mezzo ai saluti romani, sembra finito ostaggio dei suoi stessi uomini. Quella di ieri, dice il consigliere comunale Pd Massimiliano Valeriani, “è una mossa per liberarsi dal marcamento dei capibastone che non gli fanno più toccare nemmeno un usciere del Campidoglio”. Alemanno sembra alla ricerca disperata di una exit strategy per evitare di doversi ricandidare nel 2013. Un sondaggio interno commissionato dallo stesso Pdl ha messo nero su bianco l’allarme: dall'ipotetico scontro con Nicola Zingaretti – oggi presidente della Provincia e tra i più quotati in corsa per il Campidoglio – uscirebbe con le ossa rotte. Precisamente, 42 per cento a 58. Per questo si rincorrono le soluzioni più disparate, nessuna delle quali lo vede di nuovo sindaco: da coordinatore della campagna elettorale di Berlusconi a sostituto di Sandro Bondi al ministero dei Beni culturali. Per sfilarsi senza dare nell'occhio, si fa strada l'ipotesi SuperGuido. Bertolaso potrebbe diventare vicesindaco, con poteri molto ampi. Talmente in vista da risultare poi il candidato naturale alla successione. Lo stesso Gramazio, alle prese con le consultazioni, non lo esclude, spostando solo la data più in là: “Bertolaso? Sarà un ottimo sindaco. Ma tra sette e anni e mezzo, alla fine del secondo mandato Alemanno”.
1 commento:
se a fare il rimpasto era stato un sindaco di centrosinistra, la stampa ne avrebbe parlato per settimane...
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