domenica 30 gennaio 2011

Il premier si cuce la bocca sulle toghe "Non offriamo pretesti al Quirinale"


FRANCESCO BEI

"Napolitano minaccia di portarci al voto, non dobbiamo fornirgli alcun pretesto". Consapevole del passaggio stretto del governo, Silvio Berlusconi ha compreso che c'è un solo uomo che oggi abbia la forza sufficiente e il potere necessario per scalzarlo da palazzo Chigi: Giorgio Napolitano.

Il messaggio partito dal Quirinale nelle ultime ore è stato infatti pienamente compreso: o si riporta lo scontro politico entro binari accettabili, oppure meglio affidare al popolo sovrano il giudizio. Per questo il Cavaliere ha impartito l'ordine di far tacere l'artiglieria, dando l'esempio per primo. Non è stato un caso infatti se ieri, nella telefonata fatta a Pionati, il Cavaliere non abbia minimamente accennato ai pm e alle sue rogne giudiziarie. Raccontano che Berlusconi, infuriato per le critiche piovute a raffica da tutti i procuratori - Caselli in testa - nelle cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario avesse in mente di gridare al "golpe", ma prudenti consiglieri lo hanno implorato di desistere. La strategia infatti è ora quella dell'appeasement con il Quirinale.

"Per venire incontro a Napolitano - spiega un ministro che in queste ore è rimasto in contatto con Arcore - dobbiamo cercare di abbassare i toni e provare a spostare il discorso sulle cose da fare". Esercizio difficile, visti i numeri precari della Camera. Ma è un fatto che Berlusconi non pensi minimamente al voto anticipato, convinto di poter "resistere alla piena di fango" soltanto nella ridotta di palazzo Chigi. Ed è sempre per non esacerbare lo scontro che il premier ha dato lo stop sulla manifestazione del 13 dicembre a Milano. Si era pensato a un comizio con Berlusconi, poi a una semplice telefonata. Alla fine hanno prevalso i timori legati alla sicurezza e all'ordine pubblico. Visto che, nello stesso giorno, ci sarebbero state due manifestazioni di segno opposto, a poche centinaia di metri di distanza - quella del Pdl e quella di Santoro - , a palazzo Grazioli hanno pensato che non fosse prudente: "Se poi qualcuno dei nostri andava a tirare un sasso in testa a Santoro - dice un deputato milanese - che sarebbe successo?". Lo stesso Berlusconi ha rivelato in privato di aver ricevuto dai Servizi degli avvisi sulla sua sicurezza personale. Una serie di minacce di morte, considerate credibili, sarebbero arrivate a seguito dello scandalo Ruby, impedendogli apparizioni tra la folla. Inoltre, osserva Paolo Bonaiuti, "noi siamo al governo, non andiamo in piazza contro nessuno".

Ma al momento non è tanto in piazza, quanto in Parlamento che il Cavaliere si deve guardare le spalle. E persino dall'interno del suo stesso partito. L'intervista di
Beppe Pisanu al Corriere, con quella constatazione che Berlusconi e Bossi "non sono più in grado di guidare da soli un paese in declino" ha fatto sobbalzare il premier. Così come l'editoriale di ieri del Foglio, firmato da Giuliano Ferrara, un giornalista di certo non ostile. "O si vota - ha ipotizzato l'elefantino - o si fa un governo diverso". Due scenari che vedono il Cavaliere comunque con le valigie in mano. Così a Berlusconi non resta che confidare nel sempre più difficile allargamento della maggioranza. L'asticella si abbassa sempre di più, ora il premier si accontenterebbe di conquistare un deputato nella commissione Bilancio di Montecitorio, dove la situazione è 24 a 24. "Con questi numeri - gli ha detto Bossi - non si va avanti, se non fai qualcosa si deve andare al voto". L'altra speranza è il passaggio di Luca Barbareschi in maggioranza, ormai dato per certo. Non si farà invece alcun rimpasto, come pure qualche organo di stampa aveva ipotizzato. A breve, come promesso a Storace, verrà nominato Nello Musumeci sottosegretario. Poi saranno gratificati anche i "responsabili" di Romano con altri due posti da sottosegretario, ma il ministero di Andrea Ronchi resterà vacante ancora a lungo.

Berlusconi sta invece facendo pressioni su Tremonti per ottenere un provvedimento da portare in Consiglio dei ministri. "Soltanto in caso di paralisi del governo - ha spiegato il premier - Napolitano potrebbe avere l'alibi per sciogliere le Camere. Questo non deve avvenire: dobbiamo dare subito qualcosa alle famiglie e alle imprese".

(30 gennaio 2011)

3 commenti:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

"Napolitano minaccia di portarci al voto, non dobbiamo fornirgli alcun pretesto". La frase, virgolettata, attribuita la premier dà la misura della miseria etico-morale dei chi l'ha detta.
Luca Barbareschi torna in maggioranza? Se è vero e lo farà è un uomo senza onore.

Francy274 ha detto...

Naturalmente gli daranno il tempo necessario per organizzarsi.Figuriamoci!
Basterà dare il contentino alle famiglie e il gioco è fatto.
Rguardo a Barbareschi... Ti era parso un uomo degno di essere tale?
E' parlamentare per grazia ricevuta non per nobiltà d'animo e grandi idelai.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

;-)