giovedì 20 gennaio 2011

Il Vaticano: «Moralità». Il Colle: «Sobrietà»


NINO ANDRIOLO

''La Santa Sede segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilita' soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarita' e ai problemi che pesano sulla societa' italiana''. Lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, rispondendo a una domanda dei giornalisti sul caso Ruby.

Stoppare la procura di Milano intenzionata a chiedere il rinvio a giudizio per il premier. Berlusconi alza il tiro per delegittimare i pm che proporranno al gip il processo immediato.

E per punirli brandisce la riforma della giustizia come una clava, mentre minaccia di mobilitare la piazza a difesa della Costituzione violata. «Se dovesse essere accolta la richiesta dei pm ci troveremo di fronte a un colpo di Stato - argomenta Daniela Santanchè, dando voce agli avvertimenti del Cavaliere - In quel caso non ci sarebbe bisogno di fare manifestazioni, perché la gente si mobiliterebbe da sola».

Non si dimette e non accoglie l’invito del Capo dello Stato a difendersi davanti ai magistrati. Berlusconi, al contrario, sceglie la strada della drammatizzazione e dell’offensiva mediatica concordata ad Arcore con i direttori delle testate di famiglia e manager Fininvest. Invitati a villa San Martino per pianificare la controffensiva allo scandalo del bunga bunga che rischia di farlo finire fuori gioco.

Ieri il secondo videomessaggio (GUARDA IL VIDEO) del Cavaliere, il primo era stato divulgato domenica. «I magistrati cercano di sovvertire il voto», tuona Berlusconi nel tentativo di chiamare a raccolta il suo popolo.

La denuncia delle «violazioni di legge incredibili» che vanno «contro i più elementari principi costituzionali", quindi. Silvio non vede l’ora di mostrare la sua innocenza e di testimoniare che ad Arcore si cenava in allegria senza gli strascichi che le malelingue - le testimonianze convergenti delle invitate, in realtà - vorrebbero far credere.

Suo malgrado, però, non può presentarsi «da giudici che non hanno competenza né funzionale né territoriale» e che «non sono legittimati ad indagare».

E da quelle 389 pagine che ha letto e riletto mandandole quasi a memoria, poi, viene fuori con evidenza «l'ultima vera e propria persecuzione giudiziaria, la ventottesima in 17 anni, che la Procura di Milano mi ha notificato con grande e voluto clamore».

Un complotto architettato per farlo fuori, in poche parole. «La mia casa di Arcore - si duole - è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano ». Un «comportamento gravissimo ».

E state attenti cittadini - mette in guardia Silvio - perché ciò che è capitato a me «potrebbe capitare a chiunque di voi». Bunga bunga o no, in sostanza, italiani a rischio di spionaggio collettivo. Il caso Ruby? «Mi si contestano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 anni - spiega il premier - Ma questa ragazza ha dichiarato che mai e poi mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si era presentata come una egiziana ventiquattrenne. Sia lei che il suo avvocato, inoltre,hanno radicalmente smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro».

Le ripetute telefonate al ragionier Spinelli, che amministra le risorse di casa Berlusconi? Ruby, in realtà, beneficiava della magnanimità del premier senza fornire contropartite. «Aiuti» perché si era trovata «in difficoltà». Un premier generoso che le solite toghe rosse vogliono infangare, quindi. «Vorrei fare il processo subito - ripete Silvio -Ma con giudici super partes e non con Pm che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica».

Pubblici ministeri da Santa Inquisizione che hanno disposto perquisizioni a danno delle ragazze gentilmente ospitate ad Arcore per quelle innocenti cene che servivano a rilassare il Cavaliere alla fine di gravose settimane di governo. E che sono state «maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, portate in questura, portate in questura e lasciate senza mangiare, trattate come criminali in una pericolosa operazione antimafia». Procedura «indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione».

Giudici da punire, quindi. Perché «non c'è stata nessuna concussione, non c'è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c'è stato nulla di cui mi debba vergognare». Per Silvio, al contrario, «c’è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica».

19 gennaio 2011

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