E' certamente un libro già ad una prima vista molto interessante. Ma cosa vuol dire, visto che è un aggettivo strausato? Interessante per me è una cosa che non sapevo già e di cui vengo a conoscenza; quindi per questo sono grata a chi me la racconta. Indubbiamente, sia in generale, che nello specifico, sono tante le cose che non sapevo, forse perché non me ne sono mai interessata più di tanto. Non sapevo nulla del "potere" (o meglio, responsabilità) così vasto ed impegnativo del Direttore di un carcere. Intuivo soltanto l'importanza del lavoro e dei permessi-premio per favorire un recupero sulla base della gratificazione e della assunzione di responsabilità. Ho capito (non ho ancora finito di leggerlo) che ad un certo punto l'autore farà ampio riferimento a proprie esperienze di malattia mentale, se non ho intravvisto male ne parlerà senza remore, senza nascondersi, desideroso solo di far capire come possano intrecciarsi vita privata e malattia, rendendo la vita a tratti impossibile.
Il libro dunque è una accurata descrizione degli eventi, luoghi, persone da lui incontrate durante il lavoro svolto in qualità, come abbiamo detto, di Direttore di carcere (sette in una trentina d'anni). Sono esperienze, quelle che lui narra, che il più delle volte ci rivelano una realtà forse intravvista, non certo conosciuta dai più, anche perché, per ovvi motivi, tenuta accuratamente nascosta. Quando Morsello ci racconta le migliaia di cose che non vanno come dovrebbero andare, vien da dire: Eh, già, siamo in Italia, no? Che cosa ti aspettavi? Forse nel Terzo mondo non sfiguriamo. Sono realtà queste, emblematiche di una trascuratezza endemica, indegna di un paese civile.
Visti gli anni, è facile riconoscere nei suoi eventi brandelli di realtà appartenenti ai nostri ricordi; per fare un paio di esempi: c'è una fugace "apparizione" del bandito Vallanzasca in procinto, per così dire, di evadere dal carcere-modello di Bellaria; c è uno dei due "mostri" del Circeo, il quale dopo l'eccidio fece tranquillamente l'autostop.
L'autore-Direttore-Narratore è sempre pronto all'osservazione, al controllo di tutto quello che deve gestire; per esempio, ad un certo punto scopre che se vuole la luce in una strada buia deve portarsi una candela, unica fonte di luce in un paese senza energia elettrica. E se necessario segnala le carenze e prende iniziative utili e personali. Ma soprattutto annota accuratamente tutto, tutto quello che non va, quel ch'è troppo: quasi se si aspettasse un redde-rationem.
E' un libro a mio parere piuttosto sconsolato, che ci parla ancora una volta di questo paese e delle sue sacche di sottosviluppo. Attraverso le sue descrizioni di ambienti e persone ci fa vedere una parte dell''Italia che non riesce a svilupparsi, sia per difficoltà strutturali, di fondo, difficilmente superabili,sia per il tornaconto di chi ha tutto l'interesse ad avere un paese arretrato e docile.
Il linguaggio del libro è agile, e vivace, e si adegua alle varie situazioni: pacato quando non succede niente di grave, più concitato quando deve descrivere situazioni con suspence (per esempio la rivolta di S. Gimignano, ma anche la volta che si persero in mare con la pilotina nella nebbia...)
Ma una critica la devo fare. Troppi nomi, troppa pignoleria nel tentare di nominare tutti, come se fossero attori di un film che per contratto hanno diritto a vedere il loro nome sullo schermo. E non mi riferisco soltanto ai nomi dl persona ma anche a digressioni varie (interessanti, non c'è che dire, ma secondo me fuori luogo) riguardanti per esempio San Gimignano: questa non è una guida turistica! E ciò va a scapito della scioltezza della lingua e della narrazione. Molto utili invece e ben fatte le schede di alcuni dei vari personaggi protagonisti e/o vittime di questa storia.
Franca Beninca’
6 commenti:
Chi è costei?
Madda
Una cara amica blogger.
"Gentile Dott. Morsello,
Le scrivo perché da qualche giorno ho terminato la lettura del Suo libro. Come promesso, ecco le mie impressioni.
Devo dire innanzitutto che si tratta di un documento eccezionale, per non dire unico, dal momento che è stato scritto da chi -Lei- non solo ha vissuto la realtà carceraria dall'interno, ma ha anche fatto questo con particolare passione e umanità verso i detenuti. E non è da tutti.
In secondo luogo, la lettura del libro è avvincente, interessante e completa: grazie ai riquadri con i cenni storici, certe cose sono sicuramente più chiare. E grazie, perché alcuni episodi neanch'io li conoscevo bene.
Infine, mi ha molto colpito l'episodio dell'ammutinamento, sia perché si tratta di qualcosa che non pensavo davvero potesse accadere, sia perché (anche se questa è una motivazione assolutamente futile) è avvenuto il giorno della mia nascita, e cioè il 30 giugno 1983.
La ringrazio quindi per avermi fatto dono del libro e per avermi fatto conoscere finalmente la vera vita del carcere.
Cordialmente
Giulia Depentor".
E' una giovane giornalista e scrittrice di San Donà del Piave che ha scritto un libro "Non vedo l'ora che venga domenica", che è la puntuale ricostruzione di un delitto avvenuto nel 1970 e commesso da un soggetto poi incarcerato a San Gimignano subito dopo. Il libro è nella cartella Libri da Leggere di questo blog.
Le ho scritto: "Cara Franca, una sola precisazione: il 'bipolarismo' o 'sindrome bipolare' non è una malattia mentale ma un difetto di funzionamento, congenito ed ereditario, della produzione di 'dopamina' da parte del cervello.
L'eccesso di dopamina provocava la 'fase maniacale', che in me durava un quinquennio, l'insufficiente produzione provocava la 'fase depressiva', che durava nove mesi.
il farmaco che assumo, il Neurontin (non è uno psico-farmaco) tiene in equilibrio la produzione del neurotrasmettitore - la dopamina-, nè troppa nè troppo poca ma quanto basta.
Ecco cosa mi ha scritto dopo il commento:"E sì che anche la malattia mia è una non-malattia ma piuttosto un disturbo: mio marito mi ha redarguito da psichiatra:"Impara a parlare con proprietà!" poi sono io che ho un brutto carattere. Tra l'altro anche il Parkinson ha a che fare con la carenza di dopamina.
Spero che il mio commento ti sia ...andato a genio.
saluti, f.". Si, mi è andato a genio.
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