di Carlo Tecce
Questioni di gusto. Oltre 6,5 milioni di telespettatori hanno visto Annozero sullo scandalo Ruby e i festini di Arcore che ha registrato il 24,63 per cento di share, un televisore su quattro collegato su Raidue. Ma al presidente del Consiglio la trasmissione è piaciuta poco: “Fa schifo. È un orrore e una vergogna”. Silvio Berlusconi ha commentato in Consiglio di ministri l'intervista di Sandro Rutolo a Nadia Macrì: “L'hanno pagata, non c'è dubbio. Usano i soldi pubblici per far cadere il governo: tranquilli, non ci riusciranno”. L’escort Macrì ha mostrato le prove che testimoniano le sue presenze nella villa di Arcore: foulard, bracciali, collane, una foto con dedica. E un numero di telefono. Quello di Berlusconi. Ruotolo ha coperto con le dita l’ultima cifra, ma in Rete, in particolare su Facebook, sono riusciti a completare la sequenza. Perché quel numero compare – nella parte iniziale e finale – nella rubrica (sequestrata dagli inquirenti) di Michele De Oliveira, prostituta brasiliana, che conservava il contatto diretto con il premier sotto la voce: “Papi Silvio Berluscone”.
DEPUTATI e senatori del Pdl hanno inveito contro “la violazione della privacy” di Santoro, ampiamente anticipati dai titoli di Giornale (“Macelleria Santoro”) e Libero (“Santoro non ce la fa a stuprare Berlusconi”) sul tema. Il conduttore ha replicato con ironia: “Se è quello il numero del cellulare di Berlusconi, non l’abbiamo dato noi. È Berlusconi che l’ha dato a Nadia Macrì. E
Il presidente del Consiglio ha contagiato i suoi che, nel giro di un paio di ore, hanno intasato le agenzie di stampa per chiedere sanzioni a Santoro oppure suggerire esposti all’Autorità di garanzie nelle Comunicazioni (Agcom): “Golpe mediatico in Rai, intervenga il garante”, dice Daniela Santanchè.
Il sottosegretario ha segnato un record televisivo: abbandono di trasmissione, due in meno di dodici ore, Annozero giovedì sera e Agorà ieri mattina.
MASI LAVORA per un colpo grosso, mica per la solita ramanzina pubblica o il tradizionale gioco di ostruzionismo. A viale Mazzini attendono un segnale, capire se il governo regge oppure ci saranno elezioni anticipate. In quel caso, l’informazione verrà sospesa in nome della par condicio come accaduto per le scorse regionali. Basta un voto in commissione di Vigilanza Rai, saldamente in mano a Pdl e Lega. Proprio in Vigilanza, martedì scorso, il capogruppo Alessio Butti (Pdl) ha presentato un bozza – da discutere e approvare – per l’atto di indirizzo sul pluralismo. Un documento che “l’editore Parlamento” invia al Consiglio di amministrazione Rai per l’applicazione. Tre punti (su trenta) del testo stringono la morsa censoria sul servizio pubblico: doppio conduttore e doppio opinionista, uno di destra e uno di sinistra e “l'originalità dei palinsesti per evitare ripetizioni”.
SIGNIFICA CHE Butti consiglia a viale Mazzini di evitare sovrapposizioni: se Porta a Porta di lunedì parla di Ruby a modo suo, “per otto giorni”, nessuno potrà ripetersi. E i vari Ballarò e Annozero dovranno occuparsi di altro. Sempre in Vigilanza siede Giorgio Lainati (Pdl) che critica Paolo Garimberti per l'appunto sul Tg1: “Segue un mandato politico”. Il presidente di viale Mazzini aveva scritto a Masi, in una lettera riservata, di pretendere “maggiore completezza d'informazione”, soprattutto dal Tg1 di Augusto Minzolini.
Il 'direttorissimo' ha subito abbandonato la mischia, giurando la sua correttezza. Ma il Pdl l'ha soccorso con decine di comunicati stampa: “Garimberti è fazioso”, dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo a Montecitorio. Tra i più moderati.
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