di Luca Telese
Marchionnemente Emma. Pensateci: lunedì, lo spettacolare salotto di Porta a Porta offriva un panorama a prima vista surreale e un dubbio. Il cuore della puntata era l’epico duello del sindacalista Fiom Giorgio Airaudo nella fossa dei leoni, solo contro tre (più l’appoggio esterno di Bruno Vespa, ça va sans dire) a difesa del fronte del No al referendum Mirafiori.
In prima linea, a favore del Sì, c’era l’altro sindacalista, quello in giacca rosso pompeiano, specializzato in vertenze corporative sul pubblico impiego (Luigi Angeletti, secondo voi perché sorride sempre?) che si affannava a spiegare: gli operai della Fiat sono assenteisti (chissà come saranno contenti i suoi iscritti di Mirafiori, che secondo i dati dell’Unione industriali sono più presenti di tutti gli altri operai piemontesi).
Poi c’era un ministro della Repubblica dal tono dolente (Maurizio Sacconi), che al contrario dei suoi colleghi di ogni segno e colore in tutto il mondo, che si battono per la difesa dell’occupazione sul territorio nazionale (non solo il noto bolscevico Obama, anche l’insospettabile Sarkozy) difendeva l’idea della delocalizzazione, invece che contrastarla: “
Infine c’era lei. La vera protagonista della serata, la presidente di Confidustria Emma Marcegaglia, impegnata in una appassionata difesa di un’azienda che è uscita dalla Confindustria. Un altro bel paradosso, contrappuntato da questa apparentemente illogica affermazione: “Fiat e Confindustria sono sulla stessa sponda”.
Ma come? Marchionne se ne va,
Di più: “Spinge gli impianti a una maggiore produttività e fa aumentare gli stessi diritti”.
E aggiunge anche: “Non è corretto ciò che hanno scritto alcuni giornali, e cioè che siamo su sponde diverse”.
Una tesi sostenuta con passione, anche andando incontro a qualche paradosso nel botta e risposta con Giorgio Airaudo della Fiom.
Attaccava
Rispondeva il sindacalista: “Ma come? Lo abbiamo firmato anche nella sua impresa di famiglia!”. Già, perché
E allora? Perché a difendere
Siccome tutto bisogna immaginarsi, quando si parla di Confindustria, tranne che si tratti di sprovveduti, anche questa discesa in campo della Marcegaglia a favore di Marchionne, in realtà, è frutto di una strategia raffinata.
La presidente e i suoi consiglieri sono convinti che dopo il referendum, soprattutto se il Sì avesse una percentuale forte (oltre il 70 per cento) “il contratto Mirafiori” possa diventare la base programmatica su cui fondare un nuovo contratto dell’auto.
Sostenere Marchionne ora, dunque, significa anche condividere con lui una eventuale vittoria, ipotecare un pezzo di futuro. E a Porta a porta
Memorabile il passaggio in cui ha apostrofato Airaudo dicendo: “Allora voi firmate l’accordo, e noi parleremo alla Fiat!”. Frase che suonerebbe demente in bocca al leader di un’organizzazione di cui Mirafiori e Pomigliano non fanno più parte, ma che invece si spiega per una che vuole portare tutta
Il fatto che questo piano di estensione del patto fosse proprio ciò che
Alla Lamborghini - industria motoristica controllata da Volkswagen - i dirigenti hanno trovato un accordo con i metalmeccanici della Cgil. Non solo. Hanno addirittura proposto, unilateralmente il contratto del 2008 (a cui
Ma la vera notizia la dà Oscar Giannino, consigliere tra i più ascoltati della Marcegaglia: “C’è un accordo riservato fra Emma e Marchionne per cui
Come dire. Se a Mirafiori va tutto bene non è un addio, ma un arrivederci a presto, con il contratto Pomigliano-Mirafiori che diventa il prototipo di una nuova intesa.
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