La svolta del caso Ruby su Silvio Berlusconi segnala che evidentemente, sulla scorta di sopravvenute acquisizioni, in seno alla Procura milanese ci deve essere stato un cambio di valutazione circa la procedura con la quale nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010 la 17enne marocchina fu affidata dalla polizia alla consigliere regionale pdl Nicole Minetti, il cui arrivo come «delegata per
CAMBIO DI ROTTA - Ma nel prosieguo delle indagini sono emersi elementi che hanno convinto i pm del fatto che la ragazza sarebbe stata effettivamente affidata in maniera indebita alla Minetti, in violazione delle direttive impartite dal pm minorile Fiorillo, e su induzione della pressione esercitata dal premier Berlusconi con la telefonata notturna al capo di gabinetto della Questura: telefonata nella quale caldeggiava un rapido disbrigo della pratica relativa alla ragazza, che il Cavaliere affermava gli fosse stata segnalata come «nipote» o comunque «parente del presidente egiziano Mubarak». Tre elementi, soprattutto. L'identificazione della ragazza non sarebbe stata completata prima della sua uscita dalla Questura. Non sarebbe stata valutata nel concreto l'affidabilità teorica (in quanto consigliere regionale) dell'affidataria Minetti, in realtà solo uno schermo visto che poi rimise subito la minorenne marocchina nelle mani di una prostituta brasiliana. E molto avrebbe pesato la ricostruzione delle prescrizioni date alla polizia dal pm minorile Fiorillo, puzzle messo insieme non soltanto attraverso le varie relazioni scritte dei protagonisti, ma anche e soprattutto attraverso le prime conversazioni quella sera tra poliziotti e poliziotti e poliziotti e pm: telefonate che, come tutte quelle che intervengono sul «113», vengono registrate a differenza di quelle sui cellulari dei funzionari.
Luigi Ferrarella
14 gennaio 2011
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